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Oggi comincerò parlando di pallavolo. Prima che sveniate (o vi svenate) dico subito che siamo perfettamente nel solco del discorso sui diritti sportivi a cui abbiamo un po’ tutti accennato nel post precedente. E inoltre su quest’argomento, che è per me di importanza storica, non ho letto neanche una riga sulla Gazzetta o, se l’argomento è stato trattato, lo è stato in modo del tutto marginale.

Allora: come sapete nella pallavolo c’è (c’era, ma su questo fra qualche istante) la World League, suddivisa in tre divisioni. La Slovenia, vinta l’anno scorso la terza divisione, ha dominato quest’anno anche la seconda. Qualificatasi per la Final Four che si è giocata a Gold Coast in Australia (che qualcuno non mi venga a dire “sulla” Gold Coast, trattandosi, malgrado il nome, di una città nel Queensland) la Slovenia ha dapprima liquidato con un secco 3 a 0 l’Olanda e infine si è trovata in finale il Giappone che nell’altra semifinale aveva battuto al tiebreak l’Australia. Altro dominio degli sloveni (3 a 0 con il primo e il terzo set nei quali ha tenuto i giapponesi sotto i 20 punti e con il secondo vinto 26 a 24), baci a abbracci alla fine e qualifica acquisita per l’Empireo mondiale.

 

No. Sul sito della Federazione bulgara era uscito un annuncio, subito ritirato, che per l’anno prossimo la FIVB avrebbe varato una nuova formula per la World League, a 16 squadre a inviti con 12 nazionali con licenza settennale e altre quattro con wild card variabili di anno in anno. Alla Federazione slovena hanno sentito puzza di bruciato, si sono informati, e alla fine è uscito che era tutto vero e che, ovviamente, fra le 16 non c’era la Slovenia, essendo un mercato sia economico che mediatico del tutto irrilevante. C’erano il Giappone, l’Australia e la Corea del sud, tutte spazzate via sul campo dalla Slovenia, e non c’era neppure il Belgio che, se vogliamo, ha subito una sodomizzazione ancora più cocente, visto che si era tranquillamente salvato in Prima divisione e che anzi aveva sfiorato addirittura l’ingresso alle Final Six.

Chiaramente in Slovenia sono incazzati neri con i giocatori che sono sotto choc per essersi fatti un mazzo totale in piena epoca vacanze per rimanere con un pugno di mosche e sono pronti ad andare fino in fondo. La cosa che più irrita, per usare le parole del Presidente della Federazione slovena Metod Ropret, è che: “la World League è stata sempre la manifestazione più importante per attribuire i punti che danno l’accesso alle varie qualificazioni mondiali e olimpiche, per cui, se già vogliono fare una manifestazione basata sui soldi, lo facciano pure, ma non possiamo assolutamente accettare che siano i soldi a determinare chi potrà andare ai Mondiali e alle Olimpiadi e non il puro e semplice merito sportivo.”

La decisione della FIVB è ovviamente epocale e secondo me totalmente illegale. Una Federazione internazionale deve perseguire esclusivamente fini sportivi e in questi casi il merito è assolutamente dirimente. Dall’altra parte il mondo va in una determinata direzione, per cui si può capire, anzi la si può ritenere ineluttabile, la messa in piedi di una manifestazione basata esclusivamente su fini commerciali per sfruttare nel modo migliore il marchio, chiamiamolo così, ma una baracconata così non deve assolutamente avere alcun riflesso sui meriti sportivi che qualificano le varie nazionali per le massime manifestazioni mondiali, in quanto altrimenti vengono a cadere tutti i presupposti di competitività sui quali si basa il concetto stesso di sport. Detto in breve: la World League a inviti può essere una Lega commerciale nella quale la FIVB può al massimo avere, poniamo, la maggioranza azionaria, ma se c’è, deve essere anche una cosa totalmente a se stante rispetto alle competizioni istituzionali per le quali il merito sportivo è l’unico fattore decisivo.

Staremo a vedere, soprattutto su come reagirà il CIO che non credo sia molto contento di quanto sta facendo la Federpallavolo. L’idea di fondo è che, se il concetto stesso di World League a inviti, ripeto ormai una cosa acquisita e non c’è più ritorno, sarà accettato supinamente dal massimo organismo sportivo mondiale, allora la fine dello sport come tale sarà vicina e saremo sempre più vicini all’epoca storica analoga per movimenti sociali a quella dell’antichità nella quale furono soppresse le antiche Olimpiadi, che, lo ricordo per chi non lo sapesse, furono abolite semplicemente perché la corruzione e anche il doping dell’epoca erano arrivati a livelli tali per cui i risultati erano esclusivamente dettati dal potere economico (corruzione di atleti e funzionari) e dunque totalmente fasulli, cosa che aveva completamente alienato l’interesse della gente per la manifestazione stessa. Ormai ci siamo, ahimè, molto vicini. Se hai soldi, allora giochi alle Olimpiadi, se non li hai, per quanto bravo tu possa essere, non puoi parteciparvi, è un concetto talmente ributtante che faccio addirittura difficoltà a scriverlo.

Per fortuna c’è stato anche l’Europeo femminile Under 20 che mi ha riconciliato con il mio amato sport guardando giocare le ragazze slovene che, da neopromosse nella prima divisione,sono arrivate addirittura alla medaglia d’argento battendo in semifinale dopo una bellissima partita le favoritissime francesi (le quali avevano battuto di 16 l’Italia nei quarti) al termine di un supplementare (peraltro dominato) perdendo solo contro la fortissima Spagna che proprio con la Slovenia ha vinto con il distacco minore (73-63) in tutto il torneo. Ho visto una squadra di basket come io immagino debba essere una squadra di basket. Giocatrici che in campo ragionano, che sanno tutte cosa vogliono, con l’allenatore che ha le gerarchie cementate – giocano in sette-otto, con il quintetto base fisso, con una play, una guardia, un’ala piccola, un’ala forte e un centro -, con le mansioni ben definite, e soprattutto senza cambi a capocchia. Nella semifinale contro la Francia, avendo un guaio fisico l’anima della squadra, la play Prezelj, già in squadra agli europei senior, che ha giocato solo gli ultimi 13 minuti della partita (anche questo è molto sintomatico del grande lavoro dell’allenatore – per la cronaca Damir Grgićquello che ha fatto ripartire il basket femminile sloveno da zero con la suastraordinaria scuola a Celje e che ora allena esattamente tuttele nazionali cestistiche slovene femminilidalle Under 14 allaprima squadra), la guardia Aleksandra Krošelj, fra l’altro una ’99, ne ha preso le veci ed è stata in campo per 45 minuti (!) mettendone anche 24. E in più al posto 4 la Slovenia aveva una giocatrice di cui mi sono innamorato perdutamente. Si chiama Larisa Ocvirk e gioca nel Celje (fra l’altro fisicamente è il prototipo antropologico della slovena da 40 generazioni senza alcuna contaminazione esterna), una giocatrice che non pensavo più di vedere per le sue doti di intelligenza, di lettura, di capacità di fare sempre le cose giuste, magari all’oscuro, ma facendo un lavoro di importanza imprescindibile. E, se non bastasse, sia nei quarti contro la Lettonia che nella semifinale contro la Francia ha messo dentro nei momenti chiave i canestri decisivi che hanno fatto vincere la Slovenia. Cosa questa che non guasta mai. E in più c’è stata sempre una grande difesa con le giocatrici che difendevano forte sulla propria (o saltavano come disperate nella zona che hanno dovuto giocare per forza contro la Francia per arginare il loro strapotere fisico), raddoppiavano quando dovevano, aiutandosi in modo straordinario, ma soprattutto leggendo gli attacchi avversari, cosa che di questi tempi si vede raramente anche fra i maschi senior, e non si vede assolutamente nelle giovanili maschili. In definitiva guardare queste partite della Slovenia sono state una straordinaria iniezione di fiducia nei confronti delle cose in cui credo. Perché solo così, giocando a basket, si possono battere squadre contro le quali, viste in riscaldamento, non dovresti neanche cominciare a giocare visto lo stridente divario fisico. La Lettonia aveva due gemelle, lunghe ma veloci, coordinate e di ottima mano, tali Strautmane, che sono la fine del mondo (e infatti nella semifinalina per il quinto posto, persa per dabbenaggine assoluta contro l’Italia dopo averla avuta ampiamente in tasca, ne hanno messi 50 in due), ma contro la Slovenia sono state arginate in modo perfetto, la Francia aveva le varie BankoleFoppossi e compagnia cantante sotto canestro che erano di un’altra stazza rispetto alla stessa Ocvirk e alla mingherlina centro Seničar, eppure solo grazie al tagliafuori le francesi hanno preso ben pochi rimbalzi in attacco.

La finale dei Mondiali Under 19, chiede uno se l’ho vista. Si, l’ho vista. Ma non intera. Ho guardato i primi minuti, ho visto l’Italia (ma anche il Canada), mi sono chiesto come mai il livello medio del basket giovanile mondiale possa essere in questo momento a livelli talmente bassi e ho cambiato canale. Poi ogni tanto mi aggiornavo sul risultato, guardavo qualche minuto, il gioco era sempre quello, cioè dal mio punto di vista non gioco, e ricambiavo canale. Ora, se l’Italia è arrivata in finale avrà sicuramente molti meriti (e probabilmente anche abbastanza fortuna con gli incroci, verrebbe da sospettare), ma onestamente non li ho visti. Ho visto, quello sì, molto più spirito di squadra e un gioco molto più logico e organizzato rispetto a quello inqualificabile della nazionale Under 20 che vidi a Lignano, ma, scusatemi, non ho visto giocatori che in un futuro possano essere di qualche aiuto alla nazionale maggiore. Mi dispiace, la penso a questo modo. Se volete prendermi in castagna mettete da parte questa mia affermazione e poi prendetemi in giro fra qualche anno quando qualcuno di questi diventerà un fenomeno. Sono però pronto a giocarmi Fort Knox che non succederà. Del resto molti di questi sono nella squadra Under 20 che ieri ha perso contro la disastrata Slovenia che manca di molti titolari e che comunque, volendo, avrebbe potuto rinforzarsi magari con un tale Luka Dončić che oggi comincia la preparazione con la prima squadra in vista dei prossimi Europei, per cui fenomeni non mi sembra che siano.

Europei per i quali per la prima volta il mio tifo per la Slovenia sarà molto più annacquato del solito, visto che anche la Slovenia ha ceduto alle lusinghe del passaportato a gettone. Oddio, grazie al lavoro ai fianchi del succitato Dončić il rinforzo si chiama Randolph ed è dunque un bel rinforzo. Poi potrebbe esserci il colpo di scena del recupero all’ultimo istante nientemeno che di Erazem Lorbek, anche se sembra attualmente fantascienza (sembra un nonnetto, ma è esattamente coetaneo di James), però il fatto che per fare posto a Randolph si sia dovuti sacrificare Alen Omić, che, seppur bosniaco, ha dimostrato grande attaccamento alla maglia della sua nazione adottiva non mancando mai a nessun raduno, lascia almeno a me molto amaro in bocca.