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Mamma mia, quanto siamo brillanti e che belle discussioni facciamo! Ho veramente goduto i vostri commenti al mio ultimo contributo, anche se ovviamente in molti punti sono in disaccordo, a volte anche completo, ma quando uno dice cose pensate e non banali non si vede l’ora di affrontarlo a tu per tu per una tenzone all’ultima parola per confrontarsi e combattersi, ma sempre e comunque al livello di persone intelligenti e passabilmente informate sui fatti (cosa oggi sempre più rara). Ragion per cui non vedo l’ora che arrivi il giorno della sconvenscion. La quale avrà quest’anno una specie di doppia valenza, nel senso che si terrà a Borgo Grotta Gigante (nome locale e originale Briščiki) che è un paesotto a metà strada fra Prosecco e Opicina dove c'è, appunto, come dice il nome stesso, la Grotta Gigante, la più grande singola cavità carsica che ci sia, più grande anche della sala dei concerti delle Grotte di Postumia, quella in cui si svolse il sorteggio dei gironi per l'Europeo del '13.

E dunque quale occasione migliore, per chi non l’avesse ancora visitata, credetemi ne vale veramente la pena, per prendere due piccioni con una fava e cioè arrivare di mattina, visitare la grotta e poi all’ una trovare proprio all’entrata (o, come direbbe Pippo, in questo caso all’uscita) il Dom Bistrò, un locale spazioso aperto di recente da Alex Vitez, figlio di Boris, buon sangue non mente, dove trovarsi tutti insieme per fare una lunga e proficua mangiata e chiacchierata. A me il programma sembra ottimo e dunque vi invito caldamente ad essere presenti. Un’avvertenza, anche se so che poi voi, con i vostri navigatori NASA, di quanto scrivo in questi casi ve ne fregate altamente. Per non dover andare dietro al culo in tasca, come dicono gli sloveni quando vogliono rendere il concetto di una via lunga e tortuosa inutile presa al posto di quella semplice e diretta, vi consiglio di uscire dall’autostrada all’uscita Sgonico e poi attraversare il paese di Prosecco in direzione Opicina. E’ l’unica via diretta che vi porta a Briščiki.

Tempo fa scrissi che avrei parlato di come la vedo io sulla, secondo me, stretta connessione che c’è fra la concezione dello sport femminile nelle varie società e culture che ci sono nel mondo e lo sviluppo civile di quelle stesse società. Di come cioè secondo me il potenziale civile di una società sia perfettamente rispecchiato da come vi venga visto lo sport delle donne, secondo uno dei miei assiomi preferiti, che cioè lo sport, o per meglio dire la cultura sportiva, di una società sia lo specchio più immediato e veritiero di quella che è la società nel suo complesso. Partendo dai tempi antichi e dai ginnasi che etimologicamente in greco vogliono dire “luoghi dove i ragazzi stanno nudi”, cioè palestre. Questo tanto per dire di come la civiltà che ha dato origine a quella di tutto il mondo occidentale come lo conosciamo ancora oggigiorno vedesse la cultura fisica. Senza parlare dei vari giochi sportivi, Olimpiadi in testa, nei quali lo sport era il pretesto perfetto per un rito di simbolica riunione delle varie città-stato che in quell’occasione smettevano di combattere fra loro (solo ad Olimpia, sia ben chiaro, in quanto la storia della tregua olimpica è una pura e semplice fake news storica).

Poi non ne feci niente sia per la mia innata pigrizia sia anche perché all’epoca incombevano altri temi più pressanti. Però ci ho pensato di continuo ed ora l’argomento è proprio esploso nel modo per me più piacevole, avendolo introdotto voi in occasione del cancan mediatico che è stato messo in piedi per i Mondiali femminili di calcio. E dunque sembra che quello che è un argomento che a me sta particolarmente a cuore sia in realtà una risposta alle vostre considerazioni.

Intanto devo subito dire che voglio scindere in metto netto e inequivocabile le due questioni che voi avete intricato secondo me sbagliando nettamente la prospettiva. Il circo mediatico sui Mondiali femminili che è stato messo in piedi per puri e semplici scopi speculativi, avendo voi giustamente rilevato che il mercato per il calcio maschile è ormai saturo e bisogna trovare a tavolino nuove frontiere sulle quali speculare, nel discorso che voglio fare non c’entra per nulla. Come non c’entra per nulla il folclore politico che a voi dà tanto scandalo tirando in ballo addirittura la fantomatica e sempre utile per gli avversari della sinistra “intellighenzia”. Liberissimi di farlo e non intendo entrare in polemica su questo punto, visto che tutti voi conoscete le mie opinioni politiche e dunque mi sembra inutile e improduttivo scannarci su questioni di principio che ognuno vede a modo suo. L’unica cosa che mi disturba è l’uso stesso della parola “intellighenzia”, che seppur usata in modo ironico, anzi sarcastico, vista la sua provenienza russa dai tempi di piombo della restaurazione brežneviana, pur tuttavia ha in sé la radice della parola intelligenza che secondo me è un termine sacro che non va profanato in alcun modo, essendo l’essenza stessa per la quale vale stare al mondo. Io, visto i danni che ha fatto a tutta l’idea della sinistra come motore propulsivo della società verso una distribuzione dei beni materiali, ma soprattutto della dignità di ogni singolo essere umano indipendentemente dalle sue origini (a proposito, l’asserzione che nel mondo moderno parlare di sinistra e destra non ha più senso mi sembra l’asserzione più di destra che si possa esprimere, in quanto sono della ferma opinione che mai proprio come in questo momento storico sarebbe necessaria una sinistra “vera”, fondamentalmente egualitaria e ambientalista) in una direzione più giusta e equilibrata, la cambierei, sempre scimmiottando le desinenze russe, in “stupidazia”. Se a questo punto continuando a tirarla continuamente in ballo (pervicacemente e spesso e volentieri a sproposito a parer mio, ma, come detto, in questo campo per le mie idee politiche non faccio testo) userete il termine “stupidazia di sinistra”, allora non batterò più ciglio. Chissà perché, fra l’altro, non esiste una speculare “intellighenzia” di destra. Forse perché parlare in termini che rimandano all’intelligenza dei vari Santanché, Sallusti o Belpietro sarebbe una notevole forzatura.

Una volta sfrondata dalle implicazioni di bassa e strumentale politica la questione diventa semplicemente sociale e culturale. Avete fatto quasi di sfuggita un’osservazione che invece per me è il fulcro stesso di tutta la questione. Qualcuno ha scritto che le nazioni più ricche hanno squadre femminili forti grazie al fatto che nelle nazioni ricche le donne possono dedicarsi in modo più approfondito allo sport avendo più tempo libero dato dal fatto che non sono costrette ai micidiali molteplici compiti che affliggono le donne nelle società meno evolute. Secondo me bisogna fare qui un salto mortale mentale e ribaltare la questione. Non è forse, e io sono di questa opinione, che le società ricche sono tali perché in esse le donne hanno avuto da sempre un ruolo importante nella società? Uno dei capitoli del famoso libro di Toqueville che a metà del 19-esimo secolo, viaggiando in America, analizzò la società americana dell’epoca prevedendo con straordinaria precisione il perché e il per come gli Stati Uniti sarebbero diventati grazie alla loro struttura sociale una superpotenza mondiale, che più mi colpì e mi fece pensare fu il capitolo nel quale analizzava il ruolo delle donne americane affermando che si trattava di donne forti che, seppure all’epoca ancora ancorate alle mansioni tipiche che la società di quei tempi assegnava loro, riuscivano comunque e sempre a far sentire la loro voce sulle questioni più importanti in ballo. E questo, a suo giudizio, era un fondamentale tassello perché la società americana potesse progredire nella direzione giusta.

Mi sono accorto che da quando vedo il mondo in quest’ottica molte cose prima inspiegabili diventano subito più chiare, non solo, ma si può individuare anche un trend di progresso o di regresso delle varie società, o culture, chiamatele come volete. Un piccolo esempio a mo’ anche di profezia. Se in un tempo che noi potremo ancora vivere si avvererà spero che me ne darete atto. Recentemente ci sono state tre persone, nessuna delle quali sospetta dell’esistenza delle altre due, che sono andate in vacanza a scoprire l’Iran. I loro resoconti al ritorno, indipendenti uno dall’altro che di più non si può, collimavano praticamente su ogni particolare. A parte il fatto che pochi sanno che l’Iran è l’unico paese islamico nel quale le sinagoghe funzionano regolarmente senza che a nessuno la cosa dia fastidio, la cosa che più li ha colpiti è il fatto che lì, qualsiasi sia l’impressione di facciata percepita a causa dei canoni di abbigliamento dovuti al regime degli ayatollah, in realtà in famiglia comandano le donne. Quando la matrona di turno emette la sua sentenza, è definitiva. Ora la mia profezia, stante quanto sentito, è questa: a parte il fatto che l’Iran è stata la prima importante nazione islamica a piombare nel fondamentalismo, e le ragioni profonde per cui una cosa simile sia potuta accadere lascio che le troviate voi, sempre guardando un po’ al di sotto della superficie della classica propaganda occidentale tipo le armi di distruzione di massa di Saddam, e dunque è solo logico attendersi che, trattandosi fra l’altro di una nazione dal grande passato, sia anche la prima ad uscirne, ma secondo me ne uscirà bene dando vita all’inizio di un nuovo rinascimento islamico che sarei molto curioso di vivere abbastanza a lungo per vedere come si manifesterà. Sempre che ovviamente gli altri paesi islamici molto più retrogradi, con l’aiuto interessato di USA e Israele (e anche Russia, sia ben chiaro, avendo questa storicamente da sempre il desiderio di uno sbocco sull’Oceano Indiano), non la facciano fuori prima.

Sempre in quest’ottica io misuro il grado di civiltà di una nazione anche dal paragone fra la forza relativa delle loro rappresentative femminili nei vari sport rispetto a quelle maschili. Lo so benissimo, si possono trovare tantissime eccezioni, dovute alle caratteristiche proprio sportive di quelle nazioni, tipo la Finlandia che in campo femminile non rappresenta nulla di importante, ma in  generale si tratta di un dato abbastanza importante. Eclatante quello degli Stati Uniti con il calcio femminile che è molto più sviluppato di quello maschile, proprio perché è lo sport dominante nella middle class. Volenti o nolenti gli Stati Uniti sono sempre stati un indicatore di come si sarebbero sviluppate socialmente e culturalmente le altre nazioni, vecchia Europa in primis, che condividono con loro, essendo state proprio loro a produrre gli americani, gli stessi valori generali, per cui mi sembra poco azzardato dire che è proprio il calcio la nuova frontiera dello sport femminile. Tempo fa, discutendo su come fare per dare un maggior impulso nello sport della nostra minoranza al basket femminile rispetto alla pallavolo, che è lo sport di squadra di default per le ragazze slovene in Italia, ebbi modo di dire che potevamo discutere quanto volevamo che, tanto, fra una decina di anni il calcio si mangerà in insalata tutti gli altri sport diventando, se possibile, ancora più dominante fra le ragazze di quanto non lo sia fra i nostri uomini. La società si sta evolvendo, le ragazze, diciamo così, stanno per fortuna uscendo di casa e dalle gabbie secolari che le hanno rinchiuse, per cui in prospettiva il calcio, uno sport che in passato si riteneva inadatto alle femminucce, di generazione in generazione rappresenta sempre di più lo sport ideale per le ragazze e le loro ambizioni. Vedremo se ho avuto ragione.

In questo contesto che poi le ragazze siano tecnicamente più scarse dei ragazzi, e ti credo, con i problemi che hanno per potersi allenare in un regime neanche dilettantistico, ma puramente volontaristico, che agli occhi degli amanti del calcio giochino da far pietà (il che mi permetto di dire, avendo visto qualche partita del Mondiale, non è assolutamente vero) è totalmente irrilevante. E quando anche i maggiorenti del calcio mondiale hanno fiutato l’affare con i grandi club che hanno messo in piedi le loro sezioni femminili (guarda caso praticamente tutti i gol per l’Italia ai Mondiali li ha segnati la Juve, per non parlare della Sara Gama che, Walter potrà immaginare se dà diletto a lui quanto sia musica per le mie orecchie il suo e nostro inconfondibile e ineludibile accento – “lontan de ti son come un uxeleto che vivi in s’ciavitù e me dispero e pianzo el mio dialeto che no lo sento più” recita una nostra famosissima canzone, Trieste mia), allora questo vuol dire che il calcio femminile è in tumultuosa marcia e nessuno lo fermerà più.