Leggendo i vostri commenti sono rimasto folgorato dall'esaustiva disamina del mio concittadino sulle varie possibilità che offre la moderna tecnologia satellitare a saperla sfruttare. Ed onestamente trovare un'improbabile TV del Mali che trasmette i campionati africani di basket femminile mi sembra l'apoteosi del colmo dei colmi dell'esagitato per il basket. Mi chiedo spesso se da giovane fossi anch'io così. Probabilmente sì, solo che per fortuna allora di canali ce n'erano ben pochi per cui sono riuscito a crescere abbastanza normale e soprattutto assolutamente non TV dipendente, cosa abbastanza curiosa per uno che di TV ci vive (forse per quello, un po' come i panettieri che mai mangerebbero i dolci da loro stessi cotti, sapendo benissimo come sono stati fatti).

Il lungo silenzio di cui mi scuso è stato dovuto all'elementare fatto che, una volta esaurita l'adrenalina degli Europei, non avevo l'ispirazione e non avrei saputo bene di cosa scrivere essendo la situazione che si legge ogni giorno sui giornali sempre più svaccata in tutti i campi che riguardano lo sport da noi tanto amato, per cui avrei ripetuto come un disco rotto che così non va...che bisogna cambiare tutto...insomma, vi avrei fatto un mazzo così con cose note e risapute e che ho detto già milioni di volte. E se oggi scrivo qualcosa è solo per rassicurare tutti che sono ancora qui e che sicuramente, se ci sarà qualcosa di interessante da dire, lo farò con sollecitudine senza far passare tanto tempo.

Di sfuggita dunque qualche breve commento ed aggiunta a quanto avete gia'detto voi. Se posso dire la mia sui vari commentatori che quest'anno subentreranno ai colleghi di Sky nel raccontare il campionato a (forse) 17 squadre con (forse) un turno di riposo per ciascuna sempre se quella che tanto ha fatto per fare la dispari riuscirà alla fine a trovare un campo su cui giocare con (forse) giocatori dell'NBA in trasferta breve e ben remunerata che daranno il classico belletto da funerale al cadavere, allora vi faccio subito una domanda: Francica Nava è quello dalla voce alla Tom Waits o dell'ultimo Bob Dylan che una volta su Montecarlo faceva l'NBA assieme a Bob Morse il cui commento tecnico invariabile era : "che belou, che belou!"? Ditemi di no, per favore, ci sono già abbastanza cronache da incubo oggigiorno. Sul Poz invece, dopo averlo ascoltato su Sportitalia, mi sembra strano che abbiate dei dubbi, perché a me (va be', sono amico suo) sembra uno che capisce di basket e, se solo riuscisse a sfrondarsi da tutte le idiote iperboli e agghiaccianti metafore che deve aver tirato su durante il passaggio a Sky, sarebbe bravissimo perché ha la rarissima dote di commentare un'azione trovando il punto chiave dell'azione stessa senza magari attribuire le sorti della riuscita o meno della giocata a fattori secondari che con il succo dell'azione hanno ben poco da spartire. Detto di sfuggita ed anche per rispondere finalmente ad una vostra curiosità avrei molto volentieri al mio fianco per il commento tecnico Davide Pessina che la suddetta dote la possiede in modo perfetto. Ed infatti quando faceva coppia con Geri De Rosa che della pattuglia Sky è di gran lunga il meno urlatore e, per quanto secondo la prassi dell'emittente parli almeno per il 50% di troppo rispetto a quello che sarebbe normale per un telecronista affinché non sfrucugli i marroni allo spettatore, è anche uno che di basket si intende veramente, erano nettamente la coppia che preferivo ascoltare. Se fossi io a comandare gli proibirei tassativamente di parlare di "tiro in ritmo" e di "ottime spaziature" costringendolo ad esprimere gli stessi concetti in italiano e poi sarebbe perfetto. E ancora di sfuggita mi ha molto impressionato il commento di un frequentatore che riferisce delle telecronache in tedesco, nelle quali i telecronisti parlano poco e solo quando serve, perché è proprio quello che avevo tentato di spiegare in un post di tanto tempo fa su come secondo me si dovrebbero fare le telecronache che, appunto essendo tele- e non radiocronache, ed avendo il supporto delle immagini che da sole catturano la maggior parte dell'attenzione dello spettatore (una partita in TV in lingua straniera si segue senza grossi problemi, una radiocronaca no, perché essendo la voce l'unica cosa che arriva non si capisce nulla), presuppongono un approccio totalmente diverso, diciamolo chiaramente, molto meno egocentrico da parte del cronista che è appunto il cronista e non il protagonista della trasmissione. Il telecronista invadente è un po' come l'arbitro che si erge a protagonista della partita facendo il ducetto e fischiando tecnici a valanga sui poveri giocatori ed allenatori che vorrebbero solo a volte sacramentare in pace per sfogarsi. Detto in breve rompe, e non poco. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Su chi commenterà le partite in RAI ho capito ben poco. Forse non ha molta importanza perché onestamente gli altri che non siano Mascolo non mi interessano, nel senso che parlando della dote che richiamavo prima parlando del Poz e di Pessina loro proprio non sanno cosa sia. Detto in breve secondo me loro di basket ne capiscono come io di golf. Nel senso che è uno sport che mi piace moltissimo, che seguo in TV appena posso, ma del quale, non avendo mai preso un bastone in mano se non quello multiuso del minigolf, non ho la minima conoscenza tecnica. Certo, potrei sempre dire chi ha vinto cosa, dove e quando, ma da un cronista di uno sport si pretenderebbe competenza anche specifica perché a volte, magari nei casi più lampanti, spiegare cosa sia successo in realtà dovrebbe essere il minimo che si possa pretendere. A proposito vorrei anche spiegare, prima che mi venga riso dietro, perché mi piace il golf. Per quanto sembri incredibile mi sembra un gioco della mente praticato fisicamente, ed i giochi, o per meglio sport, mentali mi hanno sempre appassionato visceralmente. Del resto tutti sanno che gioco agonisticamente a bridge e mi appassionano gli scacchi. Quando il successo in un'attività dipende in modo decisivo dall'attitudine mentale, dalla concentrazione, dal ragionamento, dalla capacità di dare sempre il massimo sotto pressione, allora quell'attività mi piace, perché quello che divide l'uomo dalla bestia è la sua capacità di ragionare, per cui più bisogna pensare, più un'attività è nobile. Il golf è uno sport tecnicamente ripetitivo che si esprime in sintesi in due movimenti, lo swing ed il putt (i golfisti veri mi perdoneranno questa semplificazione), movimenti che vanno perfezionati con maniacale applicazione. E già questa è una cosa che mi piace. Un po' l'atteggiamento che aveva Dražen Petrović nei confronti del basket e che manca totalmente nei giocatori di oggigiorno. Poi però ci sono le strategie di gara, la capacità di fare il colpo migliore nei momenti chiave, c'è la tensione che uccide i meno forti, c'è tutta una gamma di reazioni umane che decide del successo o meno di un colpo. E quando Bill Haas ha messo in bandiera dall'acqua il colpo da 11 milioni e mezzo di dollari uno non può che levarsi tanto di cappello chiedendosi magari se avrebbe fatto lo stesso colpo in una situazione meno disperata o se fosse stato, come Webb Simpson, in testa alla classifica Fed Ex prima dell'ultimo torneo che, infatti, poi ha giocato da sonnambulo cedendo all'incredibile pressione. Probabilmente, anzi sono quasi sicuro, no e sono anche queste le cose che rendono affascinante il golf ai miei occhi.

Sulla ginnastica ritmica ed il nuoto sincronizzato. Fin quando non li praticheranno anche i maschi non necessariamente di determinate inclinazioni caratteriali non mi interessano. Come non mi interessano gli sport che non possono essere praticati dalle donne. O un'attività sportiva va bene per tutta l'umanità, per ambedue le metà del cielo, oppure è necessariamente incompleta. E poi hanno ai miei occhi il difetto enorme (purtroppo vale la stessa cosa anche per altri bellissimi sport quali la ginnastica ed il pattinaggio di figura ed in misura minore per i tuffi) di essere gestiti da giurie, le quali possono fare quello che vogliono, per cui bisogna sì essere bravi, ma bisogna poi anche avere le maniglie giuste. Sport simili, non me ne vogliano i cultori, mi danno fastidio, perché se c'è una cosa che non sopporto sono le ingiustizie sportive, quando cioè interessi superiori affossano le legittime speranze di bravissima gente che ha faticato come dannata per raggiungere certi livelli, salvo poi vedersi superata da gente con più appoggi politici. Guarda caso la stessa cosa mi fa imbufalire anche e soprattutto nella vita reale. Per cui che poi ridano o piangono non potrebbe interessarmi di meno.

Per finire qualcosa ancora sulle naturalizzazioni. Che la FIBA permetta ad una nazionale di avere un solo naturalizzato in squadra mi sembra cosa buona e non criticabile. Certo, c'è una differenza enorme se il naturalizzato è un Mirza Begić, che è sì nato in Bosnia, ma che è stato importato giovanissimo in Slovenia (dal Capodistria, fra l'altro, lo sapevate?), che ha poi fatto tutta la trafila delle giovanili e che parla un perfetto sloveno, od un Bo McCalebb (o, se  è per quello, un Draper o un Domercant) che del suo Paese di adozione non sa quasi neanche dove si trovi. Del resto però, una volta approvata la regola (ripeto, giusta) mi rendo perfettamente conto che sia difficile distinguere da caso a caso. Secondo me dovrebbe valere comunque il principio che quando uno ha giocato per una nazionale anche a livello microbi, poi o gioca per quella o non gioca (per cui la vendita di Preldžić alla Turchia continua a farmi schifo) e poi bisognerebbe trovare qualche altra sottoregola. Per esempio uno può giocare in nazionale se: a) è di formazione cestistica di quel Paese, per esempio se ha giocato almeno tre anni in qualche squadra giovanile, oppure b) ha militato in campionati di quel Paese almeno, poniamo, tre o quattro stagioni. Tutto da discutere, ovviamente, ma penso che impostando il discorso in questo modo da qualche parte logica e giusta si potrebbe arrivare. Certo però, quando uno pensa a tutte le ricadute positive per lo sport del basket che avrà in Macedonia la prestazione di McCalebb agli ultimi Europei, qualche dubbio viene. Del resto il boom del basket in Grecia lo si è avuto quando hanno convinto un tale Nick Yeorgalis del New Jersey a venire in Grecia con la scusa che gli antenati erano dell'isola di Rodi, facendolo poi diventare quel Nikos Galis che ha letteralmente acceso la miccia. Per cui su queste cose bisogna stare molto attenti e vedere, come dicono gli inglesi, "the broader picture".