Inutile: la lingua batte dove il dente duole. Io mi sforzo con tutti i mezzi di indirizzare la discussione verso i temi che piu' mi appassionano, leggi il tentativo di sviscerare i segreti più intimi del basket, del cosa fa di un giocatore un "vero" giocatore, quali sono le cose che bisogna curare, cosa bisogna fare per far progredire questo nostro amato sport, e dunque mi interessa tutta la problematica legata al basket giovanile ed ai processi di apprendimento e di converso quali sono le cose che bisogna evitare di fare, cioè mi sforzo titanicamente di parlare delle cose veramente importanti che poi, alla fine, tutti i commenti convergono sulle ultime dall'NBA. Che, come avrete capito, nella mia concezione attualmente sta al basket come il wrestling sta alla lotta libera olimpica. Cioè non c'entra un emeritissimo tubo. Per cui non potrebbe interessarmi di meno.

Avete fatto bene a riproporre il link verso un mio pezzo di tempo fa in cui spiegavo le ragioni anche profonde per cui attualmente mi sento tradito da quanto succede in America. Su quanto detto allora non ho proprio nulla da aggiungere. Rimarco solo il punto nodale della cosa. Mi fa immensa rabbia pensare a cosa potrebbero essere i giocatori di oggigiorno e cosa invece sono perchè non giocano più a basket. Poi certi, come Durant, quando affrontano gente che gioca a basket si dimostrano veramente forti, altri invece mostrano tutta la corda. Ecco, io vorrei vedere gli americani giocare a basket anche per capire veramente chi è forte e chi no. Alla mia veneranda età garantisco che, con un po' di allenamento, se fossi solo segnerei circa il 50% delle triple. Dunque potrei giocare nell'NBA, perchè lì la gente è sempre sola. Però qui da noi non potrei giocare in Promozione, ovviamente. La rabbia è tanto maggiore perchè guardando le partite di college (quelle sì che le guardo con interesse) vedo ragazzi bravissimi che, se solo fossero indirizzati nel modo giusto, sarebbero giocatori straordinari, per esempio Cody Zeller di Indiana non avrebbe nulla da invidiare ai nostri idoli Steve Hawes o Chuck Jura o Bob Morse, anzi forse potrebbe essere anche meglio, però poi tutta questa gente normalmente si perde entrando nel tritacarne NBA che appiattisce, o per meglio dire, cancella tutte le doti di giocatore vero che uno possedeva in potenza. Rubio fenomeno? Ma fatemi un piacere! (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Certo, anche l'età fa il suo. Mi rendo perfettamente conto di essere entrato in un periodo della mia vita nel quale si comincia a mitizzare la propria gioventù e si mescolano i ricordi di un'età irrimediabilmente passata con i fatti oggettivi che, normalmente, quando uno è giovane, sembrano tutti molto piu' belli ed importanti. Chiedo dunque scusa e comprensione e potete fare tutte le tare che volete ai miei ragionamenti che, però concedetemelo, si sforzano di essere logici ed oggettivi. Però, come dico spesso, uno quando è vivo prima o poi doveva nascere e prima o poi per legge crudele di natura dovrà invecchiare ed in un ultima analisi passare a miglior vita. Nel mio caso continuo a ritenermi sommamente fortunato di essere nato quando sono nato, proprio negli anni in cui ci si rimetteva in piedi dopo una guerra devastante, quando la gente era ancora piena di ideali e di voglia di fare, e di avere vissuto l'adolescenza e la gioventu' nel periodo piu' creativo di tutto il secolo, quando l'ultimo disco che usciva ci si chiedeva se era meglio quello dei Beatles o degli Stones, quando arrivava dall'America una strana voce gracchiante di uno che però scriveva canzoni incredibili di nome Bob Dylan, quando uno come me, tifoso di Elvis (che allora aveva 28 anni!) da sempre, era visto come un inguaribile e risibile passatista. E quando, appassionandomi di basket, avevo come figura di riferimento proprio quel John Wooden che avete con tanto stupore scoperto, quando (e qui anche rispondo ad una vostra richiesta) agli allenamenti le notizie del giorno che ci scambiavamo erano quelle su dove sarebbe andato a giocare nell'NBA il nostro beniamino totale ed assoluto che tutti cercavamo disperatamente (ovviamente senza nessun tipo di successo) di copiare, quel Pete Maravich che ci sembrava un marziano per il suo tipo di gioco, per il tiro che aveva, per il suo controllo assoluto della palla dovuto anche ai sistemi nazisti con i quali era stato allevato da papà Press. Un americano che giocava da americano con la mentalità jugo! Roba da orgasmo prolungato. Per non parlare dello stupore attonito col quale seguivamo i racconti, con qualche raro filmato, su un fenomeno di 2 e 18 che faceva quel che voleva proprio a UCLA con coach Wooden di nome Lew Alcindor che ci sembrava, ed era, un extraterrestre. L' unica cosa, e qui permettetemi un po' una divagazione personale che potete saltare a piè pari, che mi disturbava era quella di non essere nato a scadenza (dovevo nascere 12 giorni dopo), perchè mi sarebbe tantissimo piaciuto essere un gemello di Julius Erving e Mark Spitz che sono nati proprio quando dovevo nascere anch'io. Per non parlare del fatto che mio gemello (stessa data di nascita) è risultato essere poi nientemeno che Joerg Haider, uno degli individui piu' odiosi mai nati. A proposito di Spitz e di nuoto, mio secondo sport, anche qui la mia epoca non scherzava: miei coetanei, di cui ho seguito tutta la carriera, dai primi passi ai massimi successi, sono proprio i due piu' grandi nuotatori della storia prima di Phelps, e cioè oltre al suddetto Spitz anche l'aliscafo DDR Roland Matthes.

Tornando al basket di casa nostra e rileggendo quanto scritto l'altra volta su Milano devo dire di sentirmi in totale vergogna dopo aver visto in TV la batosta subita a Cantu'. Evidentemente avevo sopravvalutato i progressi della squadra di Scariolo. Infatti contro Cantu', quando all' inizio il tiro non entrava (capita nelle migliori famiglie) si sono lasciati andare al riflesso del solitario salvatore della patria che li aveva quasi buttati fuori dall' Eurolega sfasciando tutto l'impianto di gioco. Che è poi quanto stava per succedere anche contro Roma, ma questa partita me l'ha raccontata Robi Siljan, di cui comunque mi fido ciecamente, per cui io non avendola vista non posso giudicarla. Sull' Eurolega non sono riuscito a capire dove avrei commesso un peccato capitale di dimenticanza. Probabilmente nel presentare le possibili rivali delle italiane dimenticando il Real Madrid, così almeno mi è parso di capire. Mi sembra strano, perchè avete letto quanto penso del Real e del lavoro di Pablo Laso e dunque confermo che il girone di Siena è estremamente competitivo, anche perchè Siena mi sembra (ma non lo dite a nessuno) quest'anno una ciambella riuscita con un buco sospetto che si sta anche sbriciolando a causa di una serie terribile di infortuni, per cui fossi in voi non sarei tanto ottimista sul fatto che passerà il turno. Tanto piu' che Malaga mi sembra una squadra molto ben allenata (nel derby contro Siviglia la panchina ha gestito gli ultimi minuti in modo impeccabile, contrariamente a Siviglia che comunque meritava di perdere anche per il colore assolutamente stomachevole delle maglie) con giocatori interessanti che fanno cose giuste di basket (mi allargo: contrariamente a Dan Peterson affermo che Freeland gioca benissimo anche quando secondo lui gioca male – è uno dei miei beniamini assoluti nel panorama attuale del basket europeo) col biondino mancino (Payne -?) che avevano preso al mercatino delle pulci che, più lo guardo, più mi piace per quanto è intelligente. Ed infatti, guarda caso, negli ultimi minuti del derby giocava lui da play col figlio di Valters che aveva come unico dovere quello di tirare quando gli passavano la palla, e dunque non aveva l'obbligo di fare una cosa di cui non è capace, cioè di pensare. Come avete detto anche voi comunque un vantaggio per Siena sarà il fatto che per le squadre spagnole saranno solo derby e questo dovrebbe appiattire i reali valori in campo.

E ancora per finire un annuncio. Durante le feste un giorno mi sono divertito a scrivere una specie di capitolo pilota di un possibile, anche se improbabile, secondo libro, nel quale racconterei la storia della Redazione sportiva di TV Capodistria dagli inizi fino alla fine dei momenti piu' significativi, cioè fino alla fagocitazione berlusconiana, aggiungendovi tutti gli aneddoti miei personali riferentisi agli altri sport che ho commentato durante tutti questi anni e che ovviamente, non essendo legati al basket, sono stati saltati nel finora unico libro che ho scritto. Se qualcuno è interessato a leggerlo glielo mando via e-mail a mo' di risposta ad una sua richiesta sempre via mail via sito. Mi piacerebbe avere dei feedback (però assolutamente sinceri! Lo prego sulle ginocchia – se dite che non vi interessa mi risparmiate un lavoro, per cui non credete di offendermi e, come sapete, essendo pigro, se c'è una cosa che odio è quella di fare fatica per niente) anche per sapere se, appunto, vale la pena di intraprendere il lavoro.

Ovviamente buon anno a tutti, sperando che sia l'anno della prima di una lunga serie di maxi-sconventions.