Ringrazio innanzitutto tutti quelli che si sono ricordati del mio compleanno e mi hanno fatto gli auguri. Purtroppo più vanno avanti gli anni, più il giorno del genetliaco è semplicemente un passo in più verso la vecchiaia e poi...lasciamo stare, per cui c'è ben poco da festeggiare. Dovete scusare quest'inizio un tantino macabro, perché non sono proprio dell'umore giusto. Le riflessioni sul tempo che passa si sono infatti sommate ad una semplice constatazione che ho fatto guardando in TV varie partite di basket, fra RAI, Sky e Sportitalia (oddio, Sky piuttosto poco, perché dopo pochi minuti delle loro telecronache dell'NBA ho un riflesso automatico tipo Dottor Stranamore e il dito schizza incontrollato verso il bottone del cambio canale) e che mi ha portato alla conclusione che sono ormai già pronto per il ricovero in un ospizio per dementi senili visto il totale sfasamento delle mie sensazioni e delle mie reazioni rispetto a quanto esimi colleghi mi raccontano dal teleschermo. Io vedo una cosa, loro me ne dicono un'altra. Io sono convinto che la giocata in campo sia stata eccellente e loro non ne fanno menzione o mettono l'accento su tutte le fasi dell'azione meno quella che dal mio punto di vista è stata quella decisiva. Il giocatore in campo fa una scemenza totale e sento che invece ha fatto una cosa buona, se non magnifica. Per non parlare dei fischi arbitrali. Salto dalla sedia urlando: "passi, maledizione!" quando vedo uno che effettua un'entrata in quarto tempo e mi rendo conto di essere stato probabilmente l'unico spettatore ad averlo fatto, in quanto per i commentatori è tutto regolare. Uno viene spinto platealmente mentre tira, gli arbitri fischiano fallo (dal mio punto di vista routine assoluta), i commentatori opinano, viene mostrato il replay che mi da assolutamente ragione (sempre dal mio punto di vista di demente senile) e i commentatori invece opinano ulteriormente per cui io comincio a dare in escandescenze e contemporaneamente ringrazio Dio che vivo da solo per cui non paleso a nessuno il mio comportamento da invasato totale. Oppure ancora: le valutazioni che sento sui singoli giocatori. Uno mi sembra un imbecille assoluto che ruba il pane ad altri guadagnando soldi per profanare il basket e sento che è un giocatore di sicuro rendimento che, forse quello sì, non sta attraversando un particolare momento di buona forma. Oppure il contrario: vedo uno che mi sembra giocatore di basket (sapete qual'è la mia definizione di giocatore di basket: è quello che in campo sa cosa fa e soprattutto cosa si dovrebbe fare – che poi ci riesca è un particolare per me irrilevante) che dopo aver fatto quattro-cinque cose assolutamente egregie (ovviamente non viste da nessuno dei commentatori) fa una piccola stupidaggine per la quale viene puntualmente massacrato a sangue. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Domenica per esempio: Brindisi-Siena. È la prima volta che vedo Reynolds di Brindisi che al di là della moderna capigliatura da iguanodonte che continua a farmi schifo, ma che sembra sia altamente di moda, mi ha fatto subito un eccellente impressione, perché è uno che gioca a basket, nel senso che tutto quello che fa lo fa in funzione della momentanea situazione in campo, o detto in termini moderni e più comprensibili a quelli che si atteggiano a esperti legge continuamente il gioco, che si vede a miglia di distanza che ha nei cromosomi il gioco da campetto, quello che istilla il sanissimo buon senso che fa sì che non si perda mai di vista la finalità ultima (se per quello, anche prima e unica) del gioco, che è quella di fare canestro, per cui lo eleggo ad immediato beniamino. Ora, in un'azione riceve palla sulla linea da tre in posizione centrale, un difensore si avventa su di lui per stopparlo, lui aspetta che l'altro vada al bar, fa un palleggio laterale, rimane solissimo, si arresta e tira da tre del tutto indisturbato. Ficata totale, dal mio punto di vista. Purtroppo il tiro gli viene lungo, prende il secondo ferro e sento i commentatori che lo stroncano asserendo che ha forzato (!? – era solo!!!) e che ha esagerato (come?? - se uno non tira quando l'avversario più vicino è in tribuna, quando tira?).

Potete capire come mi senta, perché delle due l'una: o sono io l'unico che ha ragione e gli altri torto oppure sono gli altri a aver ragione e io torto. È solo ovvio che la seconda possibilità sia quella che ha le preponderanti probabilità di essere vera, per cui la conclusione che ne traggo è che sono un relitto del passato che ormai vive in un mondo suo e che non capisce più assolutamente nulla di basket. E la cosa mi fa star veramente male. E arriva anche il compleanno che ricorda inesorabilmente l'età. Terribile.

Eppure...eppure poi succede che vado per strada, o a qualche partita di qualche categoria inferiore (più sono principianti, più mi diverto a guardare i loro goffi tentativi di tentare di capire il gioco che praticano tentando di capire chi di tutti quelli che vedo potrebbe un giorno diventare un giocatore di basket) e incontro gente, amici, conoscenti, appassionati di basket di lungo corso che magari hanno condiviso tanti anni fa la mia stessa strada. E improvvisamente mi trovo a parlare con gente che parla la mia stessa lingua, che a grandi linee condivide lo stesso schema generale di comprensione del gioco, gente con cui si può discutere, ognuno perorando vivacemente il proprio modo di vedere, ma che vivaddio vive sullo stesso mio pianeta. È solo ovvio che fra questi di giovani ce ne siano pochi, per cui è altrettanto normale pensare che siamo tutti relitti del passato ormai sorpassati dagli eventi. Però credetemi che le boccate di aria fresca che respiro in queste occasioni sono un balsamo straordinario che mi fa letteralmente rivivere.

Ed è dopo un bagno rigenerante di questo tipo che sboccia in me un barlume di speranza, o per meglio dire di orgoglio, nel senso che comincio a pormi questioni. Per esempio: fra tutti quelli che sento in TV ce ne sono tanti che non sono più di primo pelo, gente che dovrebbe vedere le cose più o meno come le vedo io, e che invece appoggia apparentemente con entusiasmo tutte le varie castronerie, secondo il mio modo di vedere, che vengono profferite dal giovane telecronista di turno. E allora, visto che di queste persone malgrado tutto continuo ad avere un enorme rispetto, comincia a balenarmi nella mente un'idea strana che potrebbe spiegare almeno in parte il mistero.

Comincio partendo da lontano. In Italia c'è stato, per quanto riguarda il basket in TV, Aldo Giordani. Unico. In tutti i sensi. Sia come giornalista di grandissime cultura, educazione e conoscenze, un appassionato che viveva il basket con straordinaria passione e competenza, ma che, essendo la RAI allora l'unica televisione in Italia e visto che tutte le telecronache di basket le faceva lui (da solo! che bei tempi...) era l'unica voce del basket. Per inciso ritengo questa la ragione per cui il sottoscritto, pur parlando da una minuscola TV semi pirata, ha avuto il successo che mai si sarebbe aspettato di avere vista la sua genesi di giovane telecronista allo sbaraglio, nel senso che era l'unico altro che in qualche modo parlasse di basket in TV offrendo un'alternativa. Quando il basket è approdato anche sulle altre televisioni che nel frattempo nascevano come funghi, quelli che lo commentavano erano più o meno come me, giovani dilettanti allo sbaraglio senza alcuna scuola vera di giornalismo alle spalle. Con in più secondo me un'aggravante: la loro scuola erano le innumerevoli TV locali, quelle che seguivano una o al massimo un paio di squadre, squadre di cui dovevano essere per forza tifosi, se no non andavano in onda perché al loro posto avrebbero messo uno più entusiasta, cosa che ha portato questi neofiti a ritenere normale urlare ad ogni pie' sospinto il loro entusiasmo per qualsiasi cosa succedesse in campo, abito mentale che si sono portati dietro quando sono approdati alle TV con copertura nazionale. Sul loro attaccamento al basket non ci potevano essere dubbi, i dubbi però sussistevano secondo me molto forti sulla loro competenza tecnica "vera", non quella imparata sui libri o leggendo i manuali pubblicati in America, unica vera fonte a cui si abbeveravano, in quanto da lì arrivavano il glamor, le stelle, gli scenari rutilanti, le ponpon girls, i film, le serie televisive (che, bisogna dire subito, gli americani confezionano con una bravura del tutto irraggiungibile) insomma tutto l'armamentario di perline e vetrini che adescano un neofita. Quanti di loro avessero avuto a che fare per anni con squadre di bambini, di adolescenti, di ragazzi, quanti di loro avessero dovuto ogni santo giorno tentare di motivare i ragazzi a giocare per la birretta ed il panino (offerto il più delle volte dal coach stesso quando giocavano bene), quanti avessero avuto a che fare giorno dopo giorno con esseri umani completi a cui bisognava dare ascolto per i problemi che avevano a scuola o con le ragazze o con i genitori, tentare di risolverli facendo contemporaneamente le veci del coach e del fratello maggiore (o del papà, nel caso delle ragazze), quanti di loro avessero dovuto inventare esercizi mirati per ogni singolo giocatore che si trovavano per le mani per farlo migliorare perché erano nelle condizioni di non poter perdere nessuno per strada, pena l'assenza del numero legale in campionato, ecco quanti di questi avessero tutta questa gavetta fondamentale alle spalle ho i miei sospetti che ce ne fossero molto pochi. Per inciso, guarda caso, tutti quelli menzionati prima che parlano ancora oggi la mia stessa lingua la gavetta l'hanno fatta. Senza eccezioni. Chi non l'ha fatta parla ostrogoto.

Chiaramente dal caos iniziale sono cominciati ad uscire i più forti, quelli più addentro alle cose giuste, forse i più bravi, ma non necessariamente. E si è creata una scuola, della quale i telecronisti giovani attuali sono cloni, perché parlano tutti allo stesso modo con la stessa affettazione, con gli stessi triti e ritriti modi di dire (non sopporto il finto understatement!!! Ecco, l' ho detto!), con lo stesso schema dell'imbonitore che deve vendere la pozione miracolosa, con la stessa filosofia del basket che ai miei occhi è sommamente superficiale, per quanto incartata in un pacchetto meraviglioso con tanti bei nastrini e fiocchetti che però scartato rivela solo ovatta. Per cui si è creata una fortissima casta di ugual-pensanti alla quale anche quelli che di basket indubbiamente capiscono devono giocoforza adeguarsi, non essendoci, paradossalmente, vista la grandissima varietà di proposte, alternativa vera.

Ecco, finalmente ho detto fuori dai denti tutto quello che penso del panorama televisivo attuale e, per quanto mi renda conto che così anche quei pochi amici che mi restavano nel mondo del basket in TV me li sono bruciati tutti, se non altro mi sono sfogato. Tanto, visto il calendario, sono ormai vecchio e rimbambito. E allora chi se ne frega.