Oggi non so neanche se questo post sara' messo in rete, in quanto Tommaso, giustamente, va a Lubiana a vedere l'Italia, mentre io rimango a Capodistria dove seguiro' la partita in TV per poi fare il servizio con relativo commento per il Tg serale.

Comunque scrivo lo stesso un paio di cose in liberta', visto che non ci sono particolari commenti da fare sull'attualita'. Ieri la Serbia ha perso contro l'Ucraina secondo me con l'intento, guarda caso se per esempio la Francia avesse perso contro la Lettonia, di preparare in collaborazione con la Lituania un bel biscottone da servire ai francesi. Altrimenti non riesco a spiegarmi il loro non gioco: sono si' la piu' scarsa squadra serba della storia moderna, ma proprio tanto scarsi e' impossibile che possano essere. Non ho visto tutta la partita, ma penso di poter affermare con notevole sicurezza che hanno veramente giocato a chi fa meno. Purtroppo per loro la Lettonia aveva a sua volta fatto i suoi calcoli, secondo i quali basta che ora batta il Belgio perche' passi lo stesso, confidando nella solidarieta' baltica, ma soprattutto sul fatto che alla Lituania andrebbe bene vincere contro l'Ucraina per ottenere il primo posto nel girone con tutti i vantaggi che ne derivano, non tanto per gli avversari che si incontrano, ma per gli orari delle partite che nella fase finale sono di cruciale importanza. E dunque la Lettonia ha non giocato in difesa contro la Francia per i primi 20 minuti e molto blandamente nei secondi. Si e' vista dunque la classica partita da girone eliminatorio anni '70 (quando le partite diventavano importanti anche a quei tempi si difendeva, credetemi) praticamente senza difese con gli attacchi che potevano sbizzarrirsi a fare quello che volevano. Con tutto cio' la Lettonia, meno 20 alla fine del primo tempo, ha avuto nel finale la tripla di Freimanis peri l possibile meno quattro. Per cui quelli che pensate che la Francia sia ieri risorta ricredetevi subito, perche' la partita e' stata in realta' fasulla. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Il fatto pero' che la Lettonia stessa abbia reso ridicola la difesa francese (che, prevengo subito le vostre obiezioni, si era ovviamente adeguata alla non-difesa avversaria, per cui anche qui il responso e' fasullo), che la stessa Lettonia abbia asfaltato l'Ucraina e che la Lituania abbia fatto strame del Belgio, cosa che ai serbi non era riuscita, mi ha confermato (i famosi tre indizi che fanno una prova) che la cosa non e' stata casuale, ma figlia di una precisa causa. Che e' poi quella a cui avevo gia' accennato l'altroieri. I baltici, Dio ce li conservi, giocano ancora e spero che lo faranno per sempre, il basket d'attacco come va secondo me giocato. Senza scoprire a ogni azione l'acqua calda. Per esempio loro sono ancora gli unici a giocare il piu' elementare dei penetra-e-segna, nel senso che l'uomo che batte il suo difensore pensa per primissima cosa a fare canestro e lo fa quando lo lasciano. Non parte cioe' con l'idea che hanno tutti i giocatori moderni delle altre squadre di creare spazio per lo scarico, ma parte con la sanissima idea base di fare innanzitutto canestro lui e poi, se chiuso, di scaricare eventualmente al compagno piu' vicino che si e' intanto messo nella posizione migliore per ricevere. Se poi viene chiuso anche lui, allora la palla esce per un comodo tiro da tre che da buoni baltici, quando sono soli, segnano. Piu' i lettoni dei lituani in realta', ma la sostanza del discorso non cambia. In definitiva giocano senza fronzoli, facendo le cose »normali« e questo, lo si e' visto, paga dividendi cospicui contro squadre piu' scarse, soprattutto quando queste vorrebbero giocare »moderno« senza essere capaci di farlo. E in tornei del genere, con partite ravvicinate, vincere senza fatica contro gli scarsi salva tante energie per le partite veramente importanti contro squadre almeno altrettanto forti. Insomma, esattamente il contrario della Slovenia che, anche per battere Andorra (sembra che la squadra di basket ce l'abbia, a proposito), deve sempre mettere in campo una quantita' incredibile di energia perche' a pilota automatico non sa giocare.

In margine agli Europei questa ve la devo raccontare, perche' sto ancora ridendo. L'ho letta oggi sulle Sportske Novosti, edizione slovena. Giornalista di Marca che intervista Sabonis. Domande normali, risposte normali. Ultima domanda: »In Spagna qualcuno afferma che Marc gioca come lei««Marc chi?««Gasol««Aah...arrivederci«.

Per finire, visto che oggi ho tempo anche per le cose frivole, una piccola chiosa per gli amici Guido, Boško, Edoardo e per tutti quelli che conoscono il serbo-croato e l'italiano, ma non lo sloveno. In margine una piccola osservazione. Conosco anche io le battute che fanno gli altri ex-jugoslavi sulla piccolezza della Slovenia e potete dunque facilmente immaginare la nostra immensa libidine quando battiamo i presupponenti croati, che nei nostri confronti pensano di avere un complesso di superiorita' mentre in realta', al fondo del loro essere, e' esattamente il contrario. E di converso il lancinante dolore che provocano le sconfitte, soprattutto se evitabilissime, anzi auto-inferte, come quella di qualche giorno fa a Celje. Tornando al tema, si parlava delle stesse parole che nelle due lingue vogliono dire cose diverse. Premessa: in serbo-croato stanco si dice »umoran«, in sloveno »truden« con il conseguente femminile »trudna«. Tantissimi anni fa un mio carissimo amico (con il quale abbiamo imparato assieme a giocare a bridge facendo poi coppia per un numero lunghissimo di anni, prima che le nostre strade divergessero, ma questa e' tutta un'altra storia) aveva abbordato una ragazza croata con in testa ovviamente l'unico fine che un maschio ha in questi casi (quando in questi casi vi parlano di secondi fini dicono ovviamente una balla, i fini sono sempre primi e preminenti). Dopo aver passeggiato a lungo e avendo intenzione di stringere i tempi andando per prima cosa a sedersi in qualche locale il mio amico tento' di partire da lontano chiedendole se era stanca. Ora gli amici che sanno il serbo-croato potranno facilmente immaginare la faccia che fece la ragazza e il grosso colpo che subirono le mire del mio amico dopo che le ebbe posto la fatidica domanda: »Si trudna?«.