Visto che sono chiamato a gran voce mi faccio vivo, anche perché altrimenti pensereste che sono alle prese con qualche terribile malanno. No, per fortuna sto bene (toccando tutto quello che si può e anche quello che non si dovrebbe, pena cecità prematura), semplicemente, e la cosa sembra incredibile, ho perso le motivazioni per guardare basket in TV con assiduità. Fra l'altro ogni qualvolta c'è qualcosa di interessante su FoxSports2, tipo il massacro del Barcellona a Milano, la parabola smette di funzionare salvo ritornare perfetta quando ci sono, mi perdoneranno Elio e i suoi, quelle terribili pizze delle dirette di baseball, che già non succede niente nelle sintesi, figuriamoci nelle dirette. Mi assumo tutte le responsabilità di quanto affermato, tanto più che so di cosa parlo. Essendo di Opicina, dove, quando ero ragazzo, giocava una squadra di Serie A con storici derby con Ronchi, ho visto molte partite dal vivo sul nostro mitico diamante fatto dagli americani (fuori campo impossibili, essendoci dietro al diamante una scarpata alta 40 metri, per cui si narra come una leggenda di quando ci fu l'unico fuori campo della storia messo a segno fra l'altro proprio da un ragazzo di Opicina, il mitico Iča Mahnič, nella vita normale di mestiere elettrotecnico). (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto)

Tornando al basket la cosa mi preoccupa. Il basket è sempre stato la mia vita, mi ha dato da vivere, la mia più grande ambizione e desiderio sarebbe stata quella di essere capo istruttore con totale responsabilità di indirizzo tecnico nel settore giovanile di una grande società, cosa che sono sicurissimo che avrei saputo fare molto bene, e lo dico, credetemi, prego, senza civetteria, meglio di quanto non abbia poi fatto nel mio campo giornalistico. Eppure guardare il basket odierno semplicemente non mi tiene davanti al teleschermo. Oddio, ci sono eccezioni, come qualche bella partita di Eurolega quando riesco a sfruttare l'opzione del doppio audio per sintonizzarmi sull'audio d'ambiente potendo con ciò concentrarmi su quello che interessa a me invece di seguire quanto mi dice il telecronista che normalmente mi indirizza a seguire cose che dal mio punto di vista sono irrilevanti. Voglio dire che in questo modo posso seguire la partita da ignorante perfetto, cioè come colui che non ha la più pallida idea degli schemi giocati dalle singole squadre, e che dunque segue i singoli movimenti dei giocatori, tenta di capire le logiche del gioco di squadra e, quando riesce a capire quale sia la filosofia dell'allenatore e se questa filosofia gli sembra quella più adatta ai giocatori di cui dispone, allora decide se l'allenatore è bravo o meno. Se invece quanto succede sul campo gli sembra un caos disorganizzato, allora qualche dubbio sulle capacità del manico che guida la squadra gli viene per forza. Per inciso è esattamente la cosa che mi è capitata proprio oggi quando ho visto Vitoria-Fenerbahce in replica con la squadra di Obradović che mi è sembrata allo sbando più completo. Mi è tornata in mente la Serbia da lui allenata agli Europei in casa del 2005 quando perse addirittura lo spareggio per i quarti con la Francia e il buon Željko arrivò in sala stampa fra le lacrime. Se due indizi non sono una prova, sono peraltro abbastanza significativi di quanto già sospettavo. Obradović è il classico allenatore “digitale”, o 1 o 0. O ottiene risultati straordinari lavorando come vuole lui con completa carta bianca, oppure precipita nell'abisso, mancandogli, e questo è secondo me un pregio, un grandissimo pregio, il pragmatismo di assuefarsi all'idea che talvolta comandano i giocatori. Diciamo grande paratore di terga dal punto di vista politico, giusto, ma assolutamente no dal punto di vista tecnico, anche qui più che giusto. Mi sembra che la squadra si sia totalmente dissolta (McCalebb?), per cui anche la vostra grande simpatia Pianigiani ne esce abbastanza rivalutato. Probabilmente al Fenerbahce deve esserci qualcosa che non va dal punto di vista societario.

Perché non mi piace più il basket? E chi lo sa? Forse perché semplicemente sto invecchiando male e ho sempre più nostalgia di quando il basket era uno sport logico per gente intelligente. Sto sempre più allontanandomi dal pianeta del basket attuale che, mi scuserete, mi sembra sempre più in mano a dementi puri. Non riesco per esempio a capire con che criterio vengano allevati i ragazzi di oggidì, perché mai non si insegni loro la tecnica, perché non sappiano fare un arresto e tiro, o peggio, anche se lo sanno fare, perché mai l'arresto e tiro non è più quello che era ai miei tempi, semplicemente la primissima opzione per ogni gioco d'attacco con la penetrazione e scarico in secondo, se non terzo o ultimo piano, perché cercano sempre giocate a effetto invece di fare semplicemente le cose banali e di nessuna spettacolarità, ma che fanno vincere le partite. Perché non vedo più un tagliafuori fatto di tecnica invece che di spintoni e trattenute, perché non vedo più quello che entusiasmava più di tutto, un fulmineo passaggio di apertura del contropiede con la guardia già in posizione per occupare la fascia centrale, mi perdonerete, ma continuo a ritenere che sia l'unica praticabile per avere un contropiede che riesca, semplicemente per una banale questione geometrica di angoli di passaggio (quando allenavo passare la linea di metà campo fuori dal cerchio centrale era un'infrazione automatica con palla persa, in quanto i miei ragazzi dovevano sviluppare riflessi di tipo pavloviano per cui subivano una scossa se non passavano metà campo nel modo giusto)? Perché, mi direte, oggi si gioca in modo diverso. Infatti. Per questo non vedo l'ora che la settimana prossima ci sia il Masters di golf che quello lo guarderò tutto, potete starne certi.

Con queste premesse potete capire da soli cosa ne pensi della classifica dei migliori 40 giocatori europei di sempre che avete riportato. Demente, appunto. Se proprio volete che dica la mia, la lista per i primi posti sarebbe questa: 1. Sabonis, 2. Ćosić, 3. Petrović, 4. Belov (Sergej, ovviamente), 5. Delibašić, 6. Dalipagić, 7. Meneghin. Da qui in poi si discute. I successivi potete metterli in ordine voi. Guardie: Kićanović (per me è numero otto, se non sette, ma so che ai più non è particolarmente simpatico), Marzorati, Corbalan, Marčulionis, Paulauskas (i più vecchi sapranno chi era), Galis, Giannakis, Riva, Navarro. Ali: Šolman, Miškin, Kukoč, se vogliamo inserirli in questa categoria Fernando Martin e Nowitzki. Centri: Divac, Rađa, Jerkov, Pau Gasol. Sicuramente mi sfugge qualcuno, per cui non indignatevi, ma riportate il nome di quello che secondo voi ci stava e vedrò se è stata dimenticanza o meno in quanto vi avverto che molti dei nomi che si fanno di solito non li considero appartenenti a questa ristretta cerchia di grandissimi campioni. Guardando comunque indietro a quanto ho scritto vedo che l'Europa ha prodotto molto di più nel reparto delle guardie, perché lì c'è veramente l'imbarazzo della scelta, tanto che mi sto chiedendo dove posso per esempio mettere due altri grandissimi giocatori quali Bodiroga e Jasikevičius per non parlare della leggenda del basket israeliano Micky Berkowitz.

Sempre nell'ottica di quanto scritto sopra  Andrea non me ne vorrà se parlo molto poco del basket NCAA. Intanto perché dalla dipartita di ESPN dal pacchetto Sky le partite di college vengono trasmesse in molta minor quantità da Sky che, per ovvie ragioni patriottiche, ha privilegiato quella squadra tutto sommato insignificante che è Ohio State, e inoltre trasmette in orari per me scomodi e con un commento che purtroppo è per iniziati, o meglio fanatici di tutto quello che è Made in USA, per cui ascoltare le loro telecronache mi da puro fastidio fisico. Cambiando audio (cosa che faccio regolarmente) si possono ascoltare i molto più sobri (?) e sul pezzo commentatori americani che però pronunciano i nomi dei giocatori in modo tale che uno, finché non vede i nomi scritti dietro alla schiena, non riesce assolutamente a capire di chi si parli. Per quel poco che ho visto, anche se i giocatori di cui parlate almeno una volta li ho visti giocare, devo confessare che tutto questo entusiasmo per le nuove leve viste quest'anno non lo riesco a capire. Certo, ho visto qualche buon giocatore, alcuni sono molto buoni, ma nessuno mi ha fatto scattare la scossa elettrica lungo la spina dorsale che da tempo immemorabile mi avverte che sto assistendo a qualcosa di speciale. Sì, bravi, atletici, ma inguaribilmente nel solco dei giocatori americani moderni, quelli che poi riescono nell'NBA perché già da piccoli sono abituati a giocare in 5 volte 1 contro 1, ma di gioco di squadra e in generale di comprensione dei segreti del gioco del basket, almeno per come lo vedo io con i miei concetti antidiluviani, segreti che ti svelano le cose che in campo sono importanti veramente, sono come appunto tutte le nuove leve desolatamente digiuni.

Capitolo Eurolega. Intanto permettetemi un piccolo moto di orgoglio, perché se vi ricordate prima dell'inizio della scorsa stagione avevo scritto che avrei seguito con molto interesse e simpatia Siena, visto che c'erano Banchi e Crespi, due amici che considero molto bravi e per i quali avrei fatto il tifo. Viste Milano e Siena in questa stagione non penso di avere avuto torto. A parte Milano che è in grandissima forma e che comunque, come la Coppa Italia insegna e come lo stesso Luca sa benissimo, tanto che dopo il trionfo contro il Barcellona ha insistito molto su questo tasto, la squadra può sempre avere momenti di impaccio e di amnesia, cosa che è comprensibile, ma che in un momento di esaltazione collettiva come quello attuale potrebbe avere effetti psicologici molto deleteri, delle altre penso di poter dire che nessuna mi sembra in questo momento particolarmente convincente. Il CSKA, ma anche il Barcellona, hanno abbastanza pronunciate carenze strutturali, una senza centri, l'altra senza play, molte altre, segnatamente le greche, ma anche il Maccabi (la squadra comunque meglio allenata o comunque meglio messa assieme da quel mago che è David Blatt) e il Galatasaray, non hanno un complesso di giocatori la cui somma di talento possa essere giudicata superiore (lo stesso Spanoulis, anche quando è sano, da a volte l'impressione di predicare nel deserto), rimane solo il Real che ho visto abbastanza in questi ultimi tempi e che mi convince sempre meno. Dirò una bestemmia, ma mi sembra che in quella squadra Bouroussis sia fuori posto e che le sue necessità in partita collidano con quelle che ha la sua squadra per rendere al massimo. E infatti secondo me il Real gioca molto meglio quando in campo c'è Mejri che potrà avere tutte le lacune, soprattutto fisiche, che vogliamo, ma che è un centro molto mobile, che corre come la squadra vorrebbe sempre fare e che soprattutto non ha pretese di essere il faro delle iniziative in attacco. Per non dire che Bouroussis in difesa è una vera e propria frana, e se me ne accorgo io che normalmente dedico poca attenzione alla difesa, allora deve essere proprio vero. Insomma, toccando tutto quanto detto all'inizio, se Milano arriva alle Final Four...in casa...