Franz! Pensavo mi conoscessi. Se c’è una cosa che non farò mai, neanche sotto tortura, sarà uniformarmi all’andazzo moderno del mi piace, non mi piace, che è l’anticamera dell’inferno della semplificazione di cose complicate, che è in definitiva la ragione prima e ultima per la quale il ragionamento, l’unica cosa che ci distingue dalle altre specie viventi su questa terra, sta andando a donne di malaffare e l’umanità si sta sempre più primitivizzando. Dovresti sapere che il sistema twitter, non per niente quell’imbecille totale di Trump è l’unica cosa che usa, è esattamente agli antipodi di quello che io intendo per comunicazione fra persone intelligenti. Banalizzare le cose che sono per definizione complicate e meritorie di approfondimenti ai quali, più si va avanti, meno se ne vede la fine, è la via più diretta per rincretinire tutti quanti. Cosa che alla mia età mi rifiuto categoricamente di fare. Ed è proprio per questo che sui social non mi vedrete mai neanche in cartolina.

 

Ieri ero in  turno Tg con le cose che si sono accanite contro di me, tipo la pioggia di Monza che non voleva far partire le qualifiche con in più tantissimi eventi che finivano proprio nei momenti della chiusura della redazione (che avviene esattamente al momento nel quale si devono rispettare i tempi tecnici della lettura e del montaggio per poter andare in onda in tempo), per cui di basket ho potuto vedere qualcosa solo quando sono ritornato a casa verso le otto. A dire il vero volevo poi vedere l’Italia di calcio, ma me ne è passata la voglia molto presto, per cui ho ripiegato sulle partite serali. Tutto questo per dire che l’Italia non l’ho vista. So solo che ha segnato ancora più triple dell’altra volta. Ben per lei. Se però qualcuno pensa che i campionati si vincono sparando dalla lunga distanza, si sbaglia di grosso. Quando culo mastica mutande, quando la pressione, tanto psicologica che quella materiale degli avversari, aumenta a dismisura, come nelle classiche partite dentro o fuori, le doti che bisogna avere per vincere sono ben altre e il tiro da tre può essere un’arma tattica, importante quanto si vuole (sempre che si segni, il che come detto sotto pressione diventa maledettamente più difficile), ma le partite si vincono strategicamente in ben altri settori. Proprio per questo continuo a credere che il vero e enorme limite dell’Italia sia quello di avere in attacco solamente l’opzione, la più rischiosa e aleatoria di tutte, del tiro dalla lunga gittata, non  possedendo in realtà un gioco per essere pericolosa dalla corta distanza, che è quello che fa tutta la differenza del mondo nelle partite chiave, nel senso che per poter tirare da fuori bisogna prima di tutto aprire la scatola. Intanto il passaggio del turno sembra cosa fatta, e la cosa è molto buona. Sono comunque in attesa di vedere cosa farà l’Italia contro la prima squadra accorta tecnicamente che incontrerà, che cioè in difesa battezzerà senza problemi (perché con chi ha a disposizione e per come gioca non costituiscono in questo momento alcun tipo di problema) i lunghi italiani pressando senza pietà sui piccoli che, ripeto, non vedo nessuno di loro particolarmente dotato di trattamento di palla, e che in attacco giocherà altrettanto senza pietà sul proprio lungo, tipo come fatto dalla Serbia a Atene. Vedremo. Non so, spero di sbagliarmi, ma i dubbi rimangono.

Sono riuscito a vedere qualcosa della Slovenia, soffrendo come un pazzo. I finlandesi hanno questo Markkanen che è bravissimo, proprio molto forte. Per fortuna nel finale Dettman l’ha voluto mettere alla prova affidandogli la palla decisiva che si è fatta rubare da Randolph che ha poi fatto una cosa che io reputo una puttanata colossale che però nessuno ha sottolineato, e la cosa mi ha letteralmente fulminato. Sei più uno, recuperi la palla e vai a schiacciare a tre secondi dalla fine. Ma sei proprio mona! Una persona normale, per far vincere la propria squadra, una volta essendo solo nella metà campo d’attacco, palleggia come un fulmine verso l’angolo più lontano per non farsi placcare e far passare i secondi che mancano. Almeno a me sembra che si debba fare così, mi sembra logico. Fra l’altro per una cazzata del genere mi sembra che Schio abbia perso lo scudetto femminile. Mi si è poi gelato il sangue quando lo stesso Randolph è andato su Markkanen sull’ultima rimessa. Un arbitro molto cattivo poteva anche fischiare fallo e poi sì che era dramma. Scrivo prima della partita con la Grecia, però penso che ormai faccia poca differenza. Il girone sloveno si scontra con quello dell’Italia e, se proprio volete la mia opinione, pronto a farmi sputtanare a oltranza, una volta evitata la Lituania e probabilmente anche la Georgia, grossi problemi comunque non dovrebbero esserci.

Su Porzingis e perché non si sia limitato a tirare da tre volendo anche andare anche a canestro. C’è l’antimateria e questo secondo me è l’antibasket. Per uno che quando faceva l’allenatore il suo roster era composto da due play, nove guardie e un’ala (molto) piccola, uno che ha 2 e 21, che ha una mano fatata e una straordinaria coordinazione per uno della sua statura, appena va a più di due metri dal canestro gli sparo nelle gambe. Il suo tiro da tre può essere l’arma tattica sull’ultimo attacco, ma tutto qui. Per tirare da fuori la Lettonia non ha certo bisogno di lui avendo tante guardie con punti nelle mani (Strelnieks mi fa morire – nel senso linguistico, perché in sloveno “streljati” vuol dire sparare, per cui il suo nome mi suona sempre come “sparacchiatore”), per cui al mondo di tutto ho bisogno, meno che di vedere un altro Bargnani. Il ragazzo è giovane, ha ancora incredibili margini di miglioramento, per cui se fossi il suo coach lo chiuderei in una sala a guardare fino allo svenimento vecchi filmati di Kareem (a proposito l’editore mi ha mandato il suo libro nel quale descrive la sua amicizia con John Wooden: straordinario e lo consiglio a tutti gli amanti del vero basket – se lo pensate che lo dico per fare una marchetta, liberi di farlo, ma chi mi conosce sa che cose del genere mi sono aliene, per cui sono totalmente sincero) per capire finalmente come fare a sfruttare la sua statura e la sua mano per essere veramente devastante.

E poi ho guardato Turchia – Gran Bretagna. La quale ultima è la squadra mia totale beniamina, per la quale faccio un tifo tanto inutile quanto sfegatato. Inutile perché in difesa poverini non esistono. Però hanno un bravissimo allenatore americano vecchio stampo che infatti nei time out è un vero modello di come dovrebbe comportarsi un allenatore, indicazioni chiare, semplici e soprattutto poche, così da poter essere metabolizzate dai suoi giocatori. Tanto vecchio stampo che mi si sono sbarrati gli occhi quando ho visto che in attacco giocano senza pick-and-roll. Sull’inizio dell’attacco il lungo in lunetta rimane lì o eventualmente va da qualche tutt’altra parte che non andare fra i piedi del play. E guarda caso l’attacco scorre bello, fluido, logico, coinvolge tutti i giocatori che sono sempre tutti in movimento e alla fine arrivano sempre a bei tiri. Se qualcuno vuole vedere de visu quello che io intendo per gioco d’attacco guardi la Gran Bretagna. Non è moderno e oggi non si fa così. Ma se, di grazia, in questo modo, anche contro le difese moderne (e soprattutto contro le difese moderne), arriva sempre a tiri logici mischiando perfettamente le conclusioni da sotto e dal perimetro che male c’e’ nel giocare come una volta?