AlbertoAtene, grazie! Grazie di tutto il cuore, perché altrimenti queste mie considerazioni avrebbero avuto tutto un altro tono, al confronto del quale quello di Savonarola sarebbe apparso un discorso di Gandhi, mentre grazie al tuo intervento posso usare termini molto più pacati, termini dei quali penso che non dovrò in seguito vergognarmi. 

In breve hai detto tutto tu, facendo la dovuta chiarezza. Allora, per un’ultimissima volta chiarisco definitivamente qual è il mio pensiero. Sulla regola che permette a una Nazionale di basket di schierare un passaportato, indipendentemente da come e per quali ragioni il passaporto gli sia stato dato, sono perfettamente d’accordo che è una regola sbagliata. Punto. Al limite anche sommamente ingiusta e, peggio ancora, inutile. A parziale scusante posso addurre la difficoltà che avrebbe la FIBA a discutere di caso in caso con ricorsi e controricorsi nei casi al limite (per esempio come mai Filloy possa giocare impunemente da italiano mentre Omić, che ha fatto esattamente lo stesso identico percorso agonistico, debba giocare da passaportato non riuscirò mai a capirlo, ma il succo del discorso sta tutto da un’altra parte), per cui suppongo che abbia deciso di tagliare la testa al toro decidendo che ogni Nazionale potesse schierarne uno per campagna indipendentemente da come il passaporto fosse stato ottenuto.

 

Ora questa regola esiste e schierare uno straniero con passaporto è perfettamente legale. O no? Se vogliamo discutere anche questo, allora è inutile che scriva avanti. Ma che sia legale, per quanto obtorto collo, dovete concedermelo. Per cui la Slovenia ha potuto far giocare Randolph che è stato scelto secondo la filosofia dell’ora o mai più, che poi abbia lo stesso agente di Dragić, Dončić e Kokoškov e che abbia sicuramente facilitato le cose facendo sì che sia stato scelto lui e non qualche altro non cambia la sostanza delle cose. Se la regola mi dice che posso prenderne uno, allora non vedo perché non debba prenderlo bravo. Ecco, quello che mi ha indotto a mandarvi tutti a scopare il mare è perché maledizione una Russia (100 volte più abitanti della Slovenia, dunque non credo avessero problemi a trovare 12 giocatori propri russi DOC) possa schierare un JR Holden che le fa materialmente vincere un titolo e nessuno dice niente, perché nessuno ha avuto niente da dire se non in termini scherzosi che un McCalebb giocasse per la Macedonia, mentre invece si sono scagliati anatemi sulla Slovenia perché ha messo in campo Randolph? Forse perché ha vinto? Facendo girare vorticosamente gli zebedei a quelli che non si capacitano che possa succedere una cosa del genere? Come mai una scalcagnata, minuscola, insignificante Slovenia può avere l’ardire di ricorrere a una gherminella del genere (che, ed è questo il punto, gherminella non è affatto in quanto la regola esiste, è chiara, e non è stata violata in alcun modo) e poi vincere il titolo facendola in barba alle nazioni serie che loro sì, virtuosamente, giocano a basket solamente con virgulti propri e si sono visti così defraudati di quello che loro appartiene per nobiltà antica? Io penso che sia così e invito tutti quelli che mi avete accusato di tifo cieco a fare un piccolo esame di coscienza senza più scatenare su di me insulti e accusarmi di pazzia senile.

Ripeto, sono stato il primo a dire che l’operazione non mi piaceva. L’ho detto e all’epoca ne ero profondamente convinto. Non solo, ma affermo che se la Slovenia avesse perso la partita con la Lettonia e fosse andata a casa in anticipo, avrei sicuramente tratto la conclusione che era stata una mossa sbagliata assolutamente da non rifarsi. Non ho alcun problema a dirlo. Però l’azzardo, l’all-in, ha pagato. In cambio di un’operazione che i benpensanti condannano (ripeto, perché l’ha fatta la Slovenia, chiunque altro l’avesse fatta, nessuno lo avrebbe neanche notato – fra l’altro, quanti si sono scandalizzati per il fatto che al Preolimpico dello scorso anno la Croazia ha schierato Draper e l’Italia ci ha perso non andando alle Olimpiadi? Sembra che non se ne sia accorto nessuno) le ricadute positive sono state millanta ed è stato proprio questo che mi ha fatto cambiare idea. Sapevate che le scarpe da gioco di Dončić  usate agli Europei sono state messe all’asta in rete e che dopo tre settimane di asta il vincitore se le è accaparrate per più di 24000 euro? Aumentati subito a 30000 quando il vincitore (in sostanza una ditta) ha saputo che i soldi erano destinati allo sviluppo del basket giovanile con progetti già ben definiti nero su bianco. Questo è solo un esempio di tutte le conseguenze benefiche, materiali ma soprattutto psicologiche, di stimolazione dell’orgoglio nazionale di appartenenza comune a una sola nazione (per quanto vi sembri incredibile, anche la minuscola Slovenia ha le sue Catalogne), che questa vittoria ha portato. Per cui moralmente saremo anche dalla parte del torto marcio, ma in definitiva, a questo punto, onestamente, chi cavolo se ne frega. 

A questo punto le filippiche di Polsoni (mi scuserà, ma scriverlo a tutte maiuscole mi sembra un po’ troppo) e di NoMercy mi sembra lascino il tempo che trovano, perché non si tratta di dire che Randolph non ha niente di sloveno e dunque non avrebbe dovuto giocare. Certo che non ha niente di sloveno, fino a poco tempo fa non sapeva neanche dove fosse la Slovenia, è ovvio, ma, come detto fino all’esaurimento psicofisico, esiste una regola e la Slovenia se ne è avvalsa. Punto. Tutto qua. Facendo jackpot e dunque giustificandola in pieno. Se poi serbi e lituani non vogliono avvalersene è perfettamente affare loro, ma da questo a dire che gli altri hanno barato mi sembra che ce ne corra.

Purtroppo so benissimo che tutto questo discorso ha un lato perfidamente controproducente per me che lo scrivo. Dando tanta rilevanza a Randolph il messaggio subliminale che se ne trae è che la Slovenia senza di lui non avrebbe fatto nulla  e che dunque ha vinto solamente perché ha schierato lui. Cosa ovviamente totalmente non vera, perché i pilastri della squadra sono stati altri e, per esempio, se Randolph avesse giocato con l’Italia, contro la Serbia ci avrebbe perso sempre e comunque. Su questo personalmente non ho il minimo dubbio. Sono dunque in una condizione da alternativa del diavolo. Se ne parlo, faccio passare il messaggio subliminale. Se non ne parlo lascio impunemente, mentre la pressione mi sale alle stelle e sto per scoppiare, che si sminuisca una magnifica vittoria che ha le sue radici del tutto altrove. Per cui, come mi muovo mi fulmino. Lo so. Ma non ne posso fare a meno, almeno mi sfogo e la mia salute ne trae beneficio.

Per esempio NoMercy arriva a dire che sono molto più serbi Dragić e Dončić (e dajje! altro indizio di quanto detto sopra, che la lingua batte dove il dente duole) di quanto non sia sloveno Randolph. Certo, non si può discutere, il 10-15% è molto più dello 0%. E’ ovvio. A parte che, come tentato (visti gli esiti, mi sembra del tutto inutilmente) di spiegare sopra, le due cose sono totalmente distinte, mi sembra che questo tipo di appunto, con disquisizioni profondamente filosofiche e ricerche continue del pelo nell’uovo (sempre nel solco del rifiuto inconscio di credere che sia possibile per la Slovenia, minuscola, scalcagnata e incapace, di produrre giocatori di questo livello da sola), sia abbastanza curioso che venga da parte di gente che appartiene alla nazione che ha schierato agli ultimi Europei su 12 giocatori cinque che rispondono ai nomi di Hackett, Filloy, Abass, Biligha e Burns. Eppure l’Italia ha quasi 60 milioni di abitanti. Dite che, a parte Burns (ma non si poteva passaportare qualcuno un tantino meglio?), gli altri sono perfettamente italiani? Se applicassi a loro da parte mia la lente d’ingrandimento microscopica che avete usato voi nei confronti dei due fuoriclasse sloveni, potrei scrivere probabilmente un romanzo, ma non ne ho la minima intenzione proprio perché il fatto non sussiste. Che siano italiani a tutti gli effetti per me va benissimo, non lo contesto affatto né mai, se non provocato, avrei tirato a galla l’argomento, come per esempio nessuno, io in primis, ha avuto mai da ridire sul fatto che un Carlton Myers, perfettamente anglo-italiano, giocasse per l’Italia e non per la Gran Bretagna, però a questo punto, per favore, almeno sentendo di avere un pochino la coda di paglia, spero che smettiate di tirare in ballo anche questo punto facendola finita una volta per sempre.

E infine mi vorrei togliere ancora un altro sassolino dalla scarpa. Si parlava di situazioni politiche in riferimento al referendum in Catalogna. Ho osato dire la mia e, come mi aveva avvertito Walter  che tempo fa mi aveva regalato un libro di uno degli psicologi più importanti al mondo, intitolato (cito a memoria, per cui potrei sbagliare, ma il senso non cambia): “Perché la gente litiga su religione e politica?” dove si afferma la tesi, corroborata da tutta una serie di studi e considerazioni, che su questi argomenti, nei quali la parola principale va alla fede, in definitiva a un pregiudizio, perché in realtà una fede è alla sua base un pregiudizio, tecnicamente parlando, il dialogo che ne esce non può che essere un dialogo fra sordi, ne è venuto fuori, appunto, un dialogo fra sordi con accenni addirittura di liti e ingiurie reciproche, cose che pensavo fossero bandite da questo blog. Per cui penso che d’ora in poi, continuando ad avere il controllo sui commenti, bandirò d’ufficio i commenti religiosi o politici. Quest’ultimo esempio spero vivamente che sia, appunto, l’ultimo.

Detto en passant che non mi sembra che la democrazia si difenda impedendo alla gente di andare a votare, cosa, che per quanto ne so, è la base di ogni sistemazione politica che si auto definisca democratica, vorrei proprio per finire sputare ancora un rospo. Io sono sloveno nato in Italia, dall’età di 21 anni lavoro in Jugoslavia (allora) per la TV della minoranza molto piccola dei rimasti dopo che ancora 20 anni prima erano solidissima maggioranza, e dunque sulle problematiche delle minoranze ho un’esperienza praticamente genetica di tipo stereoscopico, vedendo da sempre le cose da ambo le parti (già detto del ramo della mia famiglia di origini italiche e financo dalmate con conseguente esodo), per più di 20 anni ho girato in lungo e in largo per la Jugoslavia, dalle grandi città fino a quelle più piccole e, parlando le lingue jugoslave, ho chiacchierato e discusso tantissimo con persone di ogni etnia e repubblica, dagli intellettuali alla gente comune, tassisti compresi, per lavoro, essendo una Tv piccola, ho spessissimo diviso il mio ufficio e a volte addirittura la camera d’albergo con i miei colleghi kosovari e di lingua ungherese della Vojvodina, sono una persona che vuole capire le cose, per cui alla materia mi sono sempre interessato ed è perciò che da sempre ho letto libri scritti da autori di ogni popolo jugoslavo e da esperti neutrali sui popoli della Jugoslavia e sulla loro storia, e dunque, sapendone molto, ma molto, più di voi sull’argomento, per favore non venitemi a spiegare come si sono svolte le cose nell’ex Jugoslavia. Non lo tollero. Spiegarmi come sono andate le cose vuol dire ritenermi un imbecille. Che è la cosa che più mi fa andare su tutte le furie. Qui non si tratta di fede o pregiudizi, qui si parla di conoscenza dei fatti.

Ci sono state proposte per una sconvescion di metà autunno. Sarei felicissimo di poterla organizzare. In qualche momento, fra fine ottobre e inizio novembre, dovrebbe aprire la finestra dell’apertura dell’osmica di Zidarich dove siamo già stati una volta. Vi informo che la Vitovska Kamen che abbiamo anche degustato (quella fermentata in tini di marmo) è stata ufficialmente riconosciuta come il 50.esimo vino d’Italia per l’annata 2015. Dei vini del Friuli-Venezia Giulia nella lista dei migliori 50 ci sono solamente altri due vini, uno dei quali, al 47.esimo posto, è la Malvasia di Škerk, che non ha osmica, ma ha la cantina sempre a Praprot-Prepotto, a una cinquantina di passi da Zidarich. Per cui l’occasione di prendere due piccioni con una fava ci sarebbe tutta. Spero proprio che la cosa vada in porto e che ci vediamo.