Continuiamo a parlare di basket, vista la stringente attualità. A questo punto mi sembra di dover mettere la parola fine, almeno dal mio punto di vista, alla discussione su Pajola. Il ragazzo mi perdonerà, ma sono stato tirato in ballo tante volte che devo finalmente sviscerare la questione per tagliare la testa al topo (Stefano, un ratto si può decapitare, o anche questo è un reato anti natura?). E a proposito di Stefano lascio a lui la descrizione di Pajola, perché riflette esattamente quanto penso io di lui. Non solo, ma Stefano ha anche indovinato sul fatto che in teoria il ragazzo dovrebbe piacermi, perché è un ragazzo palesemente intelligente e umile, dunque non può che migliorare. La cosa che mi disturba profondamente e che mi fa essere un tantino “biased” nei suoi confronti è l’immane battage pubblicitario che si fa intorno a lui che ho paura che alla fine faccia sì che venga bruciato sull’altare di aspettative assolutamente spropositate rispetto alle sue qualità, che sono tante, ma non certamente straordinarie, anzi. L’unica cosa che mi consola un tantino è il fatto che sia il ragazzo stesso che dà la netta impressione di non farsi condizionare dagli sbrodolati e secondo me totalmente sovradimensionati elogi che gli vengono fatti. Lui va sulla sua strada e che Dio gli dia. Soprattutto però gli auguro di non leggere giornali né forum su Internet né ascoltare commentatori compiacenti che devono magnificare un prodotto in realtà abbastanza asfittico. Non si curi di loro e lavori duramente come sembra che faccia (ho anch’io le mie fonti autorevoli che mi ragguagliano su quanto succede in realtà dietro le quinte).

Allora, analisi ai raggi X del giocatore in sé e Franz vedrà che non mi “ravvedrò” affatto. Fra l’altro non vedo cosa abbia da ravvedermi, verbo questo che implica connotazioni di abiura e pentimento, cosa lontanissima dalla mia indole, tanto più in una situazione come questa nella quale le cose, per come le vedo, continuano a darmi ragione. Prendiamo in esame, al netto di quanto successo ieri, il giocatore in sé. Fisico pesante e poco esplosivo, praticamente un Bodiroga che però è su un altro pianeta rispetto alle capacità del sopraccitato. “Foffo”, diciamo a Trieste. Tecnica individuale corretta, imparata bene. Buon palleggio, corretta tecnica di passaggio (repertorio di passaggi comunque molto limitato), corretta tecnica di tiro, palesemente imparata grazie ad un duro allenamento. Parentesi: un tiratore naturale si palesa sempre per come si arrangia in situazioni di equilibrio precario o di contatto con un avversario. Se riesce a trovare lo stesso una conclusione logica, per quanto inventata sul momento, è un tiratore naturale, se invece in questo tipo di situazioni effettua tiri scagliati casualmente per non fare passi, allora è un tiratore imparato. E Pajola palesemente lo è.

Senso tattico, disciplina, applicazione, lettura: qui già le cose si fanno migliori, anzi buone. Scolastico e prevedibile, ma il ragazzo sa cosa è il basket. Difende bene, con intensità, applicazione, intelligenza e anche qualche intervento non proprio ortodosso che però, vista la fama che ha, gli fanno passare impunito.

Prestazione monstre di ieri. Facilmente spiegabile. Visti i tiratori di cui dispone la Virtus è apparso visibile anche da una mongolfiera che il piano partita di Menetti prevedeva il battesimo di Pajola. Solo che alla prima azione nella quale si è trovato totalmente solo, visto che il suo avversario si guardava attorno a due metri da lui per vedere da dove sarebbe arrivato il blocco, ha avuto quasi un soprassalto d’orgoglio, cosa che mi ha fatto molto piacere, perché mi son detto: “se non è questa l’occasione di ribellarsi e tirare fuori le palle, quale altra potrebbe essere?”, e deve essersi detto: “voi mi battezzate, mi ritenete forse tanto cesso?” e ha tirato. E ha segnato. Chiunque abbia giocato sa che un canestro del genere aumenta l’autostima e la sicurezza in modo esponenziale. Non solo, ma quelli di Treviso, secondo il game plan, continuavano a lasciarlo solo e lui, sull’onda del successo, ha continuato a segnare. Per il resto ha segnato nel finale un’entrata alla fine della quale mancava solo il casello del pedaggio ed ha scaricato a un paio di metri da lui alcuni palloni che altri hanno scagliato a canestro finendo a referto con assist che, giuro, non so che attinenza abbiano con gli assist veri, quelli di una volta. Del resto la Virtus ha vinto perché Treviso, al ritorno dallo spogliatoio dopo la beneficiata di miracoli da metà campo nel finale del primo tempo, pensava forse di continuare sullo stessa falsariga, mentre era solo chiaro che la Virtus sarebbe ritornata in campo con il coltello fra i denti. In questi casi bisogna sperare intanto che gli arbitri fischino i falli e in subordine bisogna avere pazienza, attaccare al limite dei 24 secondi, cercare tiri liberi, bisogna fare insomma sfogare l’avversario facendolo penare in difesa per poi eventualmente spomparlo. Comunque tutto sarebbe forse andato bene se solo Teodosić non avesse avuto una botta di culo vergognosa nel finale con quella tripla che è entrata totalmente per sbaglio.

E allora parola definitiva su quanto penso, e penserò sempre senza “ravvedermi”, su Pajola. Giocatore dalle indubbie doti che, sia ben chiaro, il sottoscritto vorrebbe sempre avere nella sua squadra perché una persona intelligente che è anche un bravo giocatore serve sempre. Potenziale: quello di un ottimo “klubski igrač”, come dicono i serbi, giocatore da club, o come diciamo noi, di categoria. Dovesse infatti impattare contro avversari tosti, tipo Eurolega o Nazionale, sarebbe sempre per ragioni strutturali un giocatore di livello inferiore. Se qualcuno pensa che possa essere il futuro play della nazionale se lo scordi subito. Potrà esserlo, vista la stampa che si trova a supportarlo, ma la nazionale, per vincere, avrebbe bisogno, in quel ruolo, di un giocatore molto più adatto per i grandi palcoscenici.

Vorrei comunque qui rivolgere un grandissimo plauso a Treviso che pratica un bel basket, che è una realtà sana, fondata su giocatori veri, anche Chillo e Vildera (sempre più mio idolo, ieri non ha sbagliato niente, ma proprio niente: e quando uno tira fuori da sé il 100% del suo potenziale mi commuovo sempre) nonché Imbrò che mi sembra tutto un altro giocatore rispetto al fighetto che avevo visto a Trieste anni fa in una partita juniores fra Trieste e la Virtus e che mi aveva deluso visto quanto me ne dicevano da Bologna (da allora quanto mi dicono di un loro giocatore, altro esempio Moraschini, fra l’altro incensato l’altro giorno misteriosamente in modo pindarico per aver battuto a malapena Trento, faccio una tara attorno all’80% ed è ancora normalmente poco) e che nella partita in fattispecie era stato tritato dall’allora sconosciuto Stefano Tonut. Fra l’altro, se Menetti mi permette, l’unico appunto che gli farei sulla partita di ieri è quella di aver insistito troppo su Russell, bravissimo per tutta la partita, ma che nel finale sembrava aver inserito il classico “mode” americano del “adesso vinco io da solo” sbalestrando tutto l’attacco e dimenticando Mekowulu (si chiama così?) che è una specie di arma totale e che non so dove Treviso abbia scovato. Peccato che il suo potenziale sia di tutto un altro livello rispetto a quello di una squadra da centro classifica in Serie A, per cui ho paura che lo vedremo presto da qualche altra parte a fare il protagonista in Eurolega. Ecco, io avrei tolto Russell per Imbrò. E infatti Imbrò è entrato, ma Russell è rimasto facendo ulteriori danni. Ecco l’ho detto, spero che Menetti, se mi vede, non mi uccida. Per il resto complimenti vivissimi e continuate così.

Ho visto anche le altre partite e devo dire che, rispetto alla tristezza sconfinata che mi aveva assalito dopo la prima tornata di gare, mi sono un tantino ricreduto (ravveduto?) e ho visto anche del buon basket. La mia Trieste ha perso anche gara tre, ma stavolta ha messo in campo anche il cuore e a suon di colpi di mannaia si è tenuta in partita fino in fondo. Brindisi, devo dire, non mi è piaciuta granché (fra l’altro, dov’era il secondo centro, quello bravo che da il cambio a Perkins?), anche perché sia Harrison che Bostic non è che fossero granché in giornata, ma ci sta che una squadra, sul 2 a 0, ritragga un tantino le mani e le gambe pensando agli impegni successivi quando gioca contro una squadra con l’acqua alla gola. Poi, fra l’altro, nel finale ero calmissimo e non mi sono neanche agitato granché quando Trieste ha perso. Quando il coach ha rimesso in campo Doyle, che ormai sapete cosa pensi di lui, che cioè tutto potrebbe essere, meno che un giocatore di basket, al posto di Henry che aveva giocato una splendida partita, tenendo in campo inoltre Cavaliero, Da Ros e Upson (quest’ultimo passi, perché salta come un grillo, ma non è che sposti in meglio gli equilibri intellettuali della squadra, diciamo così), lasciando in panchina per ragioni che mi sfuggono Fernandez, allora mi sono messo il cuore in pace sapendo che, con un quintetto del genere, con tutta l’intensità che poteva dare in difesa, di segnare canestri normali non se ne parlava neppure, visto che nessuno di quelli in campo era capace di farlo. E infatti si è perso. Ma, come detto, Brindisi è molto più forte, per cui 3 a 0 o 3 a 1 poco cambia.

E’ stata molto migliore del previsto gara tre fra Sassari e Venezia. Mi è molto piaciuto che ambedue le squadre avessero come piano partita l’idea del basket di una volta di martellare all’inizio da sotto per aprire la scatola e di ricorrere al tiro dalla distanza in un secondo tempo. Cioè di giocare il basket come lo intendo io. Sassari l’ha fatto fino in fondo con Happ e Bilan a giocare spesso e volentieri assieme, ambedue sotto, cosa che secondo me e il basket di una volta dovrebbe essere routine normale per ogni squadra che voglia chiamarsi tale, e la cosa ha pagato perché hanno vinto più che meritatamente.

Nello stesso modo anche Trento ha giocato contro Milano e pure loro mi sono piaciuti perché hanno mostrato un basket normale, logico, senza fronzoli, ma anche totalmente senza stupidaggini gratuite. Poi Milano ha vinto, senza particolare gloria, ma anche questo, per come la vedo io, è normale. Insomma, per quanto sembri incredibile, stavolta ho visto per intero tutte e quattro le partite, e era tempo che non succedeva.

Per finire un’autopromozione. Sabato prossimo, il 22, alle 21 e 15 va in onda su Telecapodistria la trasmissione sui suoi 50 anni dedicata alla Redazione sportiva. L’abbiamo registrata sabato scorso e in studio c’eravamo Robi Siljan, Arden Stancich e il sottoscritto. Ci saranno filmati d’epoca, interviste, insomma si parlerà della storia della nostra redazione. Se volete, la trasmissione potete vederla anche in streaming sul nostro sito.