Ringrazio Llandre per il filmato che ci ha proposto e che mi permette di togliermi molti scogli dalle scarpe. Ma come? Quando a dire certe cose è il sottoscritto, sì…però così si giocava una volta…oggi questo tipo di gioco non è proponibile…, quando invece le stesse identiche cose le predica un santino del basket americano tutti lì a sbrodolarvi come se l’invenzione dell’acqua calda fosse la stessa cosa della scoperta della fusione nucleare a freddo. Mi sento, a dire il vero, un tantino offeso. Forse qualcuno dei più attenti di voi ricorderanno che all’inizio di questo blog, penso fosse esattamente 10 anni fa durante l’Europeo del 2011, scrivevo che la squadra che seguivo con più divertimento e interesse era la Gran Bretagna, squadra modesta, allenata da un coach abbastanza decrepito e apparentemente senza alcun tipo di carisma, perché non urlava, non si sbracciava e non disegnava geroglifici sulla lavagnetta, che però mi folgorò quando la vidi iniziare l’attacco senza il famigerato p’n’r alto con il centro a uscire fino a quasi metà campo tentando di tagliare la strada al difensore della guardia centrale (dire play sarebbe fuorviante) e poi magari rimanendo lì a fare l’ancora più famigerato pick and pop.

La Gran Bretagna che si qualificò per quegli Europei facendo anche una bella figura poi sparì di circolazione, tanto che adesso non so neanche se esiste più. Vorrà pur dire qualcosa. Quella squadra di allora giocava invece come sogno sempre io che una mia squadra debba giocare con tagli, passaggi continui, occupazione di spazi liberi, in poche parole con tutti e cinque i giocatori in movimento. E infatti arrivava sempre a tiri facili che purtroppo per la maggior parte sbagliava a causa della broccaggine spinta dei suoi giocatori (il meno peggio era un semi lungo per tre quarti nero che aveva un cognome che cominciava con la “A” e che mi pare abbia anche giocato nella Fortitudo).

Poco tempo fa ho letto di una dichiarazione di un allenatore famoso di lungo corso che non mi ricordo più chi fosse (sapete, l’età comincia a farsi sentire) che ha affermato una cosa che io sospetto, anzi ne sono sicuro, già da molto tempo. Secondo lui l’affermazione che la difesa odierna è molto migliore di quella di una volta è una balla colossale, cosa di cui sono, come detto, straconvinto anch’io. Sta succedendo semplicemente che gli attacchi moderni sono sempre più fermi, coinvolgono sempre meno giocatori, detto in breve fanno schifo, per cui difendere contro un attacco che lavora, si fa per dire, in modo statico e sempre uguale in modo stucchevole nella sua prevedibilità è estremamente semplice.

Concretamente le difese odierne giocano attaccate all’uomo sempre in anticipo sulla linea di passaggio. Ai miei tempi contro questo tipo di difesa era assolutamente automatico fare una finta verso centro campo e poi tagliare violentemente in backdoor, o dietro, per dirla alla nostra che non vedo cosa abbia di sbagliato. Ed è anche molto più semplice e comprensibile. Oggi, quando qualcuno fa un taglio dietro sembra una cosa incredibile, “ma cosa ha fatto”, per usare una delle fruste e intollerabili frasi fatte che usano i cronisti moderni. L’unica cosa incredibile è che riesce sempre. SEMPRE! Come se fosse un’invenzione marziana. Mentre invece è la cosa più logica da fare. Se uno ti marca in anticipo tu devi andare dove lui non ci può arrivare, perché partendo prima ci arrivi sempre prima tu. Più semplice e logico di così…Poi, come è ovvio, bisogna saper giocare. Il taglio dietro con ricezione immediata del pallone mette la difesa in sottonumero e il vantaggio acquisito va sfruttato immediatamente. Qualcuno dei difensori deve chiudere (mentre l’uccellato dal taglio prova a recuperare la posizione) e allora l’attaccante lasciato libero dall’aiutante deve tagliare sotto canestro innescando la rotazione della difesa che alla fine, se tutti, ripeto TUTTI i nostri attaccanti si muovono occupando le posizioni via via lasciate libere dal difensore che ruota, porta inevitabilmente a un buon tiro, normalmente da sotto canestro o quasi. E’ solo ovvio che per fare una cosa del genere ci si deve passare la palla a velocità supersonica senza metterla per terra e ciò per la semplicissima e normalmente dimenticata ragione che, per quanto uno possa essere veloce in palleggio, la palla comunque viaggia a velocità molto superiori a quelle che lui può sviluppare (per non parlare del fatto che i giocatori odierni che hanno una tecnica nettamente inferiore a quella dei giocatori di una volta possono sempre, palleggiando, fare qualche pasticcio, palleggiarsi sul piede durante un cambio di direzione o semplicemente perdere la palla per strada).

Sempre ai miei tempi dopo un paio di volte che l’attaccante tagliava dietro con esiti letali per la difesa il suo difensore mangiava la foglia e cominciava a marcare normalmente nella posizione ortodossa che in Jugoslavia veniva chiamata del “pistolero” (così ho imparato ai corsi che ho fatto io in Slovenia) e cioè in posizione tale circa a due terzi fra la palla e il tuo attaccante, più vicino all’attaccante ovviamente, da poter vedere sia la palla che il tuo uomo (e dunque vedendoli entrambi potevi sparare contemporaneamente a ambedue, ecco il perché del pistolero). Una volta che cominciava a fare il difensore “normale” senza grilli per la testa, allora si cominciava veramente a giocare a difesa schierata secondo i nostri giochi preferiti studiati in allenamento. Se poi impazziva e andava di nuovo a caccia di farfalle doveva essere castigato e la cosa che più mi mandava in bestia era quando una cazzata del genere non veniva punita dal nostro attacco. In definitiva: il difensore attaccato all’uomo in anticipo sul passaggio era la manna dal cielo che speravamo accadesse (e succedeva spesso contro squadre allenate da coach giovani e “modernisti”) per poter segnare a nostro piacimento.

Chiaro, per giocare così bisogna avere tecnica soprattutto di passaggio e, grazie a Dio, come ho già detto più volte, i miei ragazzi di Opicina, con il background di baseball che tutti più o meno avevano, in questo fondamentale non avevano problemi, e in più ovviamente bisogna avere grandi capacità di lettura, bisogna in breve essere “giocatori” nel senso da me usato. E la lettura della situazione è una capacità assolutamente imprescindibile per chiunque pretenda di poter giocare a basket, a qualsiasi livello. Io usavo un metodo abbastanza artigianale che non mi pare usasse nessuno per abituare i miei giocatori alla lettura, ed era molto semplice. In allenamento cinque contro cinque a volte pretendevo che le difese fossero “psichedeliche”, come le chiamavo io, forse sarebbe meglio dire “lisergiche”, nel senso che volevo che i giocatori in difesa si muovessero come vespe impazzite senza alcuna logica, che dunque fossero in ogni momento in una posizione del tutto a caso (che, detto malignamente, è più o meno quanto succede oggidì nell’NBA). E in questa situazione l’attacco doveva continuamente leggere la situazione per adeguarsi a questi movimenti casuali, per cui dimenticava totalmente qualsiasi tipo di gioco organizzato e doveva di momento in momento sfruttare le occasioni che questi movimenti difensivi offrivano. Ed erano ovviamente random, dunque ogni volta diverse.

Un altro mio pallino che, guarda caso, è esattamente quanto fa Bellarmine, è di lasciare sempre e comunque la lunetta sgombra ed è forse questa la ragione principale per cui odio l’inizio dell’attacco con il p’n’r alto. L’idea base è che quella è la zona assolutamente più nevralgica dell’attacco che deve essere occupata da tagli flash per fare in modo che la difesa debba adeguarsi all’istante alla situazione. Avendo in quel momento in lunetta un 4 di valore (il migliore in questo campo in questo secolo è stato secondo me indubbiamente Erazem Lorbek) capace di leggere istantaneamente la situazione, le occasioni che si offrono sono numerosissime. Intanto, se è libero, può tirare semplicemente un tiro libero che è un tiro ad alta percentuale, poi, se la difesa si adegua portando un giocatore a chiudere, l’attaccante deve decidere in un momento dove si è creato un buco che un compagno chiaramente deve occupare per essere servito preferibilmente con un alto-basso che permette intanto, su un’ulteriore chiusura, di tagliare dal lato debole per una facile ricezione sotto canestro (cosa, che ho visto nel filmato, che Bellarmine fa regolarmente con ottimi esiti) o, in ultima istanza, se la difesa collassa, di riaprire per un tiro da tre assolutamente incontestato. Ripeto, per me l’occupazione della lunetta al momento giusto è un momento nevralgico per la riuscita di un attacco che deve essere sfruttata all’istante. E invece vedo, anche in squadre di gran nome, uno che arriva in lunetta già girato verso l’esterno per riaprire quando dietro ha il vuoto pneumatico, solo che lui non se ne accorge perché guarda all’indietro. Il che è la bestemmia cestistica più grave e offensiva che io possa concepire. Uno che arriva in lunetta per me è assiomatico che debba ricevere la palla all’istante e che soprattutto sia girato petto a canestro per finalizzare l’azione il prima possibile. Anche qui ovviamente è fondamentale che tutti i quattro compagni si muovano in modo coordinato e coerente per occupare gli spazi giusti ed essere così pericolosi.

Come ottenere questa coordinazione? Con l’allenamento, ovvio. Altri metodi non ne conosco. Ricordo che il mitico allenatore della Ginnastica Triestina, il professor Marino Orlando (che ho conosciuto benissimo, in quanto era anche un ottimo giocatore di bridge ed abbiamo anche giocato qualche torneo assieme), usava mettere in campo un grammofono sul quale suonava un brano di musica classica. Quando la sua squadra allenava gli schemi il tale doveva uscire dal blocco al momento nel quale partiva una particolare frase musicale, né un momento prima, né un momento dopo. Era uno dei tanti modi che si possono usare per ottenere un coordinamento perfetto fra i giocatori. Un po’ come un corpo di balletto. Se ci riescono loro, perché non dovrebbe riuscirci una squadra di basket?

Sulla fatica penso che sia un non problema. Chiunque di noi ha giocato a basket sa che in attacco, facendo i movimenti noi di nostra iniziativa e non perché provocati dagli avversari, si fa molta meno fatica, anche e soprattutto mentale, che non in difesa. E mettetevi nei panni di quelli che difendono contro una squadra come Bellarmine. Dopo 15 secondi di tourbillon probabilmente non sanno neanche più come si chiamano. Immaginarsi che lucidità possano poi avere in attacco.

In definitiva posso dire che vedere una squadra che gioca a basket come dovrebbe essere sempre giocato (almeno secondo me) è una straordinaria boccata di ossigeno. I risultati, almeno a giudicare da quello che dicono nel filmato, sono strabilianti, cosa che non mi sorprende. Nel senso che ormai la cancrena dell’attacco asfittico e primordiale all’NBA ha attecchito in modo tale presso le nuove generazioni, anche di coach, che semplicemente quanto fa Bellarmine è per loro cosa aliena alla quale non hanno risposta. Prima o poi qualcuno un po’ più sveglio adeguerà la difesa su questa squadra in modo normale e non “moderno” e anche loro dovranno cominciare a fare qualcosa d’altro. E forse allora il basket ricomincerà a progredire secondo la normale dialettica dell’attacco che insegue la difesa e viceversa. Per ora c’è solo la soddisfazione per me di vedere che quanto io credo è vero e che una squadra che gioca secondo i canoni che io propugno semplicemente ridicolizza tutti gli avversari che incontra, anche quando hanno roster sulla carta nettamente più forti. Non so che altre prove potete chiedermi. Guardate ancora una volta il filmato e poi ditemi.

Per finire mi ha fatto molto piacere leggere il riferimento a Ciccio Ragazzi. Mi riporta a una delle serate più selvagge e incontrollate da me vissute, la festa di addio al celibato che Boris Vitez fece nella cantina di casa sua a Repen. Allora già giocava in Serie A e furono invitati alla festa sia Ragazzi che Massimo Iacopini (altro grandissimo giocatore e ottima persona) che si integrarono alla perfezione all’ambiente e furono ambedue di una simpatia straordinaria. Alla fine una festa di addio al celibato carsica raggiunge livelli di tasso alcolico stellari, e quella fu di alto livello, per così dire, ma i ragazzi (cioè uno più Iacopini) passarono l’esame a pienissimi voti.