Innanzitutto ricambio calorosamente gli auguri di buone feste a tutti quanti. Augurare un altrettanto buon basket mi sembra peraltro un tantino troppo velleitario di questi tempi. Comunque consoliamoci con quanto passa il convento e facciamo il classico buon viso a cattivo gioco (mai locuzione fu più appropriata!).

Miscellanea: lascio alla vostra riflessione una constatazione talmente stupida che mi vergogno altamente di proporla. Il basket per regolamento si gioca con un pallone solo. E allora? E allora alla luce di questa illuminante scoperta mi sembra ridicolo, per non dire imbecille, pensare che assemblare nella stessa squadra giocatori che sono per la maggior parte accentratori, cioè che vogliono il pallone solo per loro, sia una buona idea. Non vorrei apparire saccente (so, lo appaio, ma non posso farci niente), ma era la prima cosa che mi era venuta in mente quando ho letto della riunione dei famosi tre fenomeni a Miami. Domanda che sorge spontanea: e chi tira dei tre? Se tira uno, ovviamente non possono tirare gli altri due. E visto che il figuro che non può fare bisboccia e deve ritornare con la squadra vuole tirare solo lui, gli altri due cosa fanno? Da meditare sulla cosa, secondo me. Per ritornare alla solita ri-trita affermazione che una squadra deve essere appunto una squadra e non un'accozzaglia di solisti, deve essere un'orchestra con un direttore, un primo violino, un violino di spalla, e così via fino allo specialista delle percussioni che si sveglia due-tre volte per sinfonia per sbattere i piatti o far tintinnare il triangolo. Ritornando al basket chi vuole vincere l' ultima cosa che deve guardare è il suo tabellino personale. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto").

Ovviamente la cosa ideale è avere per esempio in squadra un Bird, un Magic, un Jordan, uno di quei giocatori dalla grandezza talmente immensa che non hanno bisogno di sera in sera di dimostrare di essere forti, perché tutti lo sanno e per primi loro stessi, per cui salgono alla ribalta solo quando le cose si fanno difficili, quando ci vuole cioè la prodezza che solo un campione può produrre. Per esempio se il figuro o chi per lui segna 65 punti contro Sacramento o Minnesota la cosa più che esaltarmi mi deprime e mi lascia un sospetto (pardon, certezza) che il tale non sia per niente un grandissimo. Quelle partite contro squadre di emeriti cessi sono l' ideale per far giocare e segnare i comprimari, per coinvolgerli e motivarli, per dare loro fiducia, per fare in modo cioè che possano essere importanti anche nelle partite difficili, per creare una squadra, insomma. Per questo è anche fondamentale che in squadra tutti sappiano chi è il forte, che deve essere uno solo, riconosciuto da tutti. Ora immaginate cosa succederebbe a Miami se un giorno il figuro decidesse di prendersi una giornata di vacanza facendo capire a tutti che per esempio per battere New Jersey basta ed avanza Wade. Quest'ultimo come la prenderebbe? E chi sono io, il figlio della serva? Una volta qua comandavo io e sarei io il forte, non tu. Come ti permetti? Come si vede, il modo migliore per cementare ferrei rapporti personali.

Altro argomento. Ovviamente leggendo i commenti, arrivato alla pagina del web sulla lega di bianchi ho cliccato come un sol uomo, salvo farmi dire dalla mia macchina che la tal pagina non esiste. Poi però ho letto che altri l' avevano aperta ed avevano letto. Ma come fate? Ho solo sfiga col computer o sono un abissale negato (propendo nettamente per la seconda ipotesi)? Per cui solo qualche considerazione generale. L' idea mi pare talmente balzana ed assurda che penso si tratti di una pura provocazione. A parte i suoi connotati evidentemente razzisti (si può essere razzisti anche al contrario, cioè essere convinti dell'inferiorità di un gruppo umano rispetto ad un' altro) è solo evidente che una lega del genere sarebbe comunque vista come una lega di sfigati. E se per esempio il basket in carrozzina ha una valenza straordinariamente importante per recuperare alla vita tout court gente che ha vissuto un' esperienza devastante, il confinare in una lega a parte gente che comunque ha due braccia, due gambe ed una testa solo perché non ci arriva a giocare con gli altri è talmente umiliante che non voglio neanche pensarci. Io ho la mia ferma convinzione che i nostri gruppi umani, che provengono da storie diversissime, da climi violentemente opposti, che nei millenni trascorsi hanno fatto le cose più disparate per sopravvivere e dunque hanno geneticamente sviluppato determinate doti rispetto ad altre, messi assieme si completano in modo stupendo e sono dunque fermamente convinto che il meglio sarebbe avere in squadra, che ne so, un bianco, un giallo, un nero, magari un arabo assieme ad un sudamericano. Pensate quanto letale potrebbe essere una combinazione del genere se solo si creasse chimica di squadra. Non ho il minimo dubbio che il bianco normale (caucasico) abbia tutte le doti per emergere anche nel basket, avrà forse qualcosa in meno rispetto al fratello scuro, però avrà anche cose in più, per cui si tratta solo di una faccenda di tipo culturale, contingente ai tempi nei quali viviamo. Ripenso sempre alla Jugoslavia, quando le caratteristiche caratteriali degli sloveni, dei croati, dei serbi, diversissime fra loro, si mescolavano in modo stupendo creando secondo me una delle forze più poderose delle quali poteva godere la Jugoslavia. Per non parlare dell'immenso potenziale che esprimono società realmente e naturalmente multietniche come quella brasiliana o quella cubana. Dobbiamo lavorare dunque tenacemente nel verso di un'integrazione e non certamente di un apartheid.

Ed infine: sono veramente contento che la Federazione slovena abbia scelto quale CT il buon vecchio Božo Maljković. E' sicuramente la persona giusta per richiamare finalmente tutti in squadra per perseguire l'obiettivo realistico di una medaglia agli Europei e di qualificarsi per le Olimpiadi. Si integra benissimo con l' ambiente sloveno per la sua etica del lavoro e per il basket che persegue, non certamente uno dei più spettacolari, ma sicuramente adattissimo all' animo sloveno. E poi, essendo uno che viene da fuori, non sarà condizionato dai vari clan che hanno fatto sì che negli ultimi tempi nella nazionale slovena se giocava uno, non giocava il talaltro eccetera. E poi è l' ultima occasione per tutta una generazione per ottenere qualcosa: a Londra Lakovič avrà già 34 anni, Smodiš e Brezec 33, Nachbar 32 eccetera. Se poi gli riuscisse di convincere anche il buon vecchio Rašo di fare un ultimo sforzo, la cosa sarebbe interessante. Lasciatemi sognare una squadra con Udrih (quello vero, di Sacramento), Lakovič, i fratelli Dragić (il piccolo, Zoran, è una fotocopia del grande, si sta sviluppando piano, ma diventerà molto forte) e magari Domen Lorbek come guardie, poi davanti Nachbar (unica ala piccola vera, ahimè) con Erazem Lorbek, Smodiš, Slokar, Brezec, Vidmar e magari Nesterović sotto canestro con qualche altro inserimento (Ožbolt? Un passaportato: Begić? Preldžić? Jagodnik purtroppo sarà già troppo vecchio). Allenata bene questa è una squadra che può veramente arrivare lontano.