Ridendo e scherzando è quasi un mese che non scrivo niente. La domanda che sorge spontanea (le domande sorgono sempre spontanee, soprattutto quando sono retoriche!) è: “c'è ancora qualcuno che ogni tanto apre questo sito?” Se c'è che sparga la parola che sono tornato.

Ragioni del silenzio. Fase uno. Soddisfazione ed appagamento dopo la sconvenscion che stavolta ha attratto il doppio di gente con arrivi dalla lontana Lombardia (grazie, Leo!) e che è trascorsa in una bellissima atmosfera di amicizia . Grazie a tutti quelli che siete venuti, a quelli che avreste voluto, ma non avete potuto, rampogne a chi poteva venire, ma non è venuto sperando che si ravveda (scherzo! Che diamine – nessuno costringe nessuno a fare alcunché). Attaccata alla fase uno la completa stasi sportiva (leggi  basket) con le grandi manovre precampionato e con il periodo di mercato che, non so perché, ma in vita mia non mi ha mai interessato, perché alla fine sono solo i biechi risultati che contano e quelli arrivano molto dopo. Per cui onestamente non avevo proprio niente da dire.

Fase due. Settimana della Ryder's Cup. Mi dispiace, lo sapete che è un mio pallino, ma quando c'è questo evento è come per Walter quando ci sono i Mondiali di rugby, cioè non ci sono per niente e nessuno, essendo la mia mente sportiva rivolta esclusivamente  e pervasivamente a questo evento. Figurarsi quest'anno quando le cose si sono svolte secondo il copione di uno di quei filmetti di Hollywood di ambientazione sportiva nei quali, dopo una serie infinita di colpi di scena, alla fine, con l'azione decisiva che viene proposta e poi riproposta da più angolazioni solo al rallentatore (salvo poi ritornare alla velocità normale appena la giocata finisce), vincono i buoni in un tripudio di emozioni e lacrime. Dopo sofferenze inenarrabili vissute nelle prime due giornate con gli americani che sembravano dotati di palline teleguidate in quanto imbucavano da ogni posizione, con i nostri (vecchia Europa) che arrancavano strappando un punticino di qua ed uno di là grazie solo alla prova mostruosa di Ian Poulter (uno scelto come wild card), c'è stata l'ultima giornata nella quale mi sono seduto davanti alla TV alle sei di sera con la precisa intenzione di assistere fino al punto decisivo degli americani che presumevo venisse verso le 10 per poi andare a dormire. Ovviamente sapete come è andata. Per quanto mi riguarda ero ogni minuto più vicino allo schermo, sempre più in piedi che seduto, sono saltato  quando Justin Rose ha messo dentro un putt da casa sua alla 17, vincendo poi contro Mickelson in uno scontro di titani (controllato: a parte una, tutte le buche di questo match sono state vinte con il birdie, per chi se ne intende), e poi, quando Martin Kaymer ha messo dentro a mezzanotte passata il putt della conferma della Coppa, ho fatto il giro d'onore per il salotto provando, devo dire, e un po' mi vergogno, quel che ho provato solo al gol di Rivera contro la Germania in Messico ed a quello di Grosso sempre contro la Germania nel '06 (il rigore di Grosso contro la Francia? Chi mi conosce sa che gioisco compiutamente solo quando vince chi merita – quella volta meritavano i francesi – però era anche giusto che perdessero per il furto perpetrato sei anni prima agli Europei – però anche allora si doveva perdere in semifinale… insomma, mettetela come volete, ero contento sì, ma non appagato) e, in misura un tantino inferiore, al fischio finale di Slovenia-Russia 1 a 0, qualificazioni per il Mondiale '10. Una delle prime cose a cui ho pensato è stata quella di essere fortunato che mi piaccia tanto questo sport, perché sono stato fra i pochi (qui da noi) a cui è stato dato di vivere un'emozione tanto intensa. E poi vedere la gente che scandiva: “Europe! Europe!” avvolta nella bandiera blu con le 12 stelle mi ha dato un'emozione ancora maggiore. Chissà che l'Europa che tutti vogliamo non possa germogliare anche da piccole cose di questo tipo. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

 

Il luogo di incontro sabato sarà a Cerovlje-Ceroglie d'Ermada n.34 da Andrej e Ivan Antonič. Il luogo è un paesotto ancora più oscuro rispetto all'altra volta, ma ha il merito di essere praticamente attaccato a Malchina, dove ci siamo incontrati l'altra volta.

Uscita autostrada Sistiana. Andare verso Sistiana, poi arrivati alla mega rotonda dove confluisce anche la costiera triestina girare verso Ceroglie (stradina dopo rispetto alla direzione Visogliano-Malchina dell'altra volta) e dopo circa 2 km si è lì.

Per Andrea-Go: il mio amico si chiama Andrej Vremec ed è il responsabile del basket presso il Dom Gorica. Lui è comunque opicinese dalla notte dei tempi da parte di padre, ma la mamma è viennese. La famiglia aveva la più antica locanda di Opicina (Šklaus per gli indigeni) e lui dunque anche per questioni genetiche a tempo perso fa l'enologo. Siamo dunque in buonissime mani.

AGGIORNAMENTO: Le foto dell'incontro (ad opera di Leo1962) sono disponibili e archiviate nella sezione foto!

Per la sconvenscion we got a problem. Nel senso che per trovare la sede adatta (visto che non ho detto location?) ho sguinzagliato un'assoluta autorità in materia, un mio ex allievo ed ora amico allenatore (va da sé che è invitato anche lui), che mi ha riferito che tutte le sedi da lui caldeggiate sono in questi giorni impegnate con la vendemmia e dunque chiuse, per cui ci vuole un supplemento di ricerca. Visto che è impegnatissimo 25 ore al giorno (insegna educazione fisica e allena un'infinità di squadre a Gorizia), ci vorrà un po' di tempo, ma non preoccupatevi. Il luogo lo troverà certamente, ho fiducia cieca, ma sarà comunicato leggermente in extremis. Sempre su questo sito ovviamente. Per cui state all'erta.

Al basket. Posso vantarmi? Anche se non dovrei per decenza, lo faccio ugualmente. Rileggetevi quanto scrissi a mo' di pronostico prima dell'Europeo dello scorso anno in merito alle possibilità della squadra italiana. Dissi che l'uomo chiave era Gallinari e che ero curiosissimo di vedere se sarebbe stato capace di calarsi nel ruolo tagliato per lui in quella squadra e cioè quello di motore e collante fra reparti. Non lo fece, la squadra andò a rotoli ed io mi dichiarai profondamente deluso. In queste qualificazioni invece lo ha fatto in modo che non si può che definire perfetto e la squadra è andata che è stato un piacere. Tanto di cappello anche a Pianigiani che per sottolineare proprio questo tipo di gioco che voleva da lui lo ha fatto praticamente sempre partire dalla panchina, mossa molto sottile e psicologicamente azzeccatissima. Un po' quello che faceva Maljković con Kukoč nella Jugoplastika. Il ragazzo si è dimostrato intelligente, motivato ed ha fatto una qualificazione con i controfiocchi, rendendosi sempre utile anche quando non era al massimo quale realizzatore. Anzi, ha fatto di più: ha fatto giocare gli altri e si è esposto in prima persona solo quando era necessario senza sbagliare un tempo. Veramente bravissimo. In questo modo ha fatto quello che ogni giocatore "vero" e leader della squadra deve sempre fare: esaltare le qualità dei compagni. Se Datome è sembrato il fratello forte di Rudy Fernandez, se Aradori, abbandonate (per nostra e sua immensa fortuna) le giocate alla Rose o Westbrook che non sono per lui, è risultato una bocca da fuoco affidabilissima, se Cinciarini, Hackett e Poeta hanno giocato obiettivamente al di sopra delle loro capacità (facendo solo ed esclusivamente le cose che sanno fare ed anche qui grossi meriti vanno a Pianigiani), se Mancinelli è stato utile in tantissimi modi senza fare "americanate" senza senso, sono convinto che il massimo merito di tutto ciò vada al ruolo che Gallinari ha saputo svolgere in modo, ripeto, assolutamente superbo. Difesa compresa, ovviamente, nella quale è stato un vero e proprio direttore d'orchestra espletando a volte anche compiti che non sarebbero stati strettamente suoi. Che Dio ce lo mantenga così anche per l'anno prossimo.  (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Vorrei per iniziare lanciare un'idea che mi è venuta durante uno dei miei momenti di ozio oraziano (inteso come poeta latino). Se per esempio la sconvescion settembrina dovesse avere successo, perché non pensare più in grande per l'anno prossimo (lo so, mi allargo, ma concedetemi un sogno)? Se qualcuno di voi avesse un bel posto dove andare in Italia, in posizione più verso il centro (senza esagerare, il mio raggio massimo sarebbe una roba tipo Bologna) per favorire una maggiore affluenza, visto che la salute regge ancora e la macchina per ora (si spera ancora per qualche anno!) riesco a guidarla senza problemi, non avrei problemi a venirci. Insomma, se qualcuno pensa di poter organizzare un raduno assolutamente senza pretese (se no mi arrabbio, e forte) nel quale l'unico scopo sarebbe quello di passare ore in piacevole chiacchierata, ci faccia un pensiero e poi sappia dire.

Leggendo i vostri commenti al post precedente ho avuto reazioni di vario tipo. Quella generale è stata positiva, perché ho l'impressione che pian piano la discussione sul valore dei giocatori si stia molto lentamente spostando nella direzione giusta, e cioè quella della valutazione in primis delle loro doti caratteriali che, come ben sa chi mi legge, sono un chiodo fisso del sottoscritto. Nel senso che è mia granitica convinzione che senza queste doti caratteriali (intelligenza, etica del lavoro, senso della responsabilità, umiltà e coscienza dei propri limiti come anche dei propri pregi, equilibrio emotivo, capacità di convivere con gli altri, e soprattutto il desiderio continuo di migliorarsi rendendosi benissimo conto che nella vita mai si arriva alla conoscenza assoluta, insomma le famose tre "c" di Diaz Miguel) uno non può neanche cominciare a pensare di diventare un atleta di spicco in qualsiasi sport. Per cui mi fa molto piacere che pian piano si comincino a valutare i giocatori secondo questi criteri, per me assolutamente fondamentali. C'è stato però un commento che mi ha fatto sobbalzare sulla sedia e che, devo dire, mi ha mandato direttamente in orbita, quello in cui uno dice che l'intelligenza non c'entra con il talento. Ma come, uno si impegna tutta una vita per far passare questo basilare, elementare, cristallino ed inconfutabile concetto, ed improvvisamente è costretto a leggere vaccate colossali del genere! Poi, devo dire, rileggendo, il mio cieco furore si è un po' (ma non molto) placato, in quanto mi è sembrato di capire che il commentatore sia stato un tantino impreciso in quello che voleva dire. In definitiva, se il discorso si limitasse all'intelligenza specifica nei confronti di quella generale al limite potrei essere quasi d'accordo. Intanto, cos'è l'intelligenza? Se lo sapete ditemelo, perché, per quanto sia un argomento che mi appassioni da sempre, una definizione accettabile di cosa sia l'intelligenza non l'ho mai né letta né sentita. Forse perché ci sono vari tipi di intelligenza: quella basata sulla capacità di osservazione ed analisi, poi quella quasi opposta della capacità di assemblare le informazioni veramente importanti per metterle assieme in un quadro di sintesi, quella un po' cibernetica di trovare subito le sequenze logiche di un qualsiasi evento per poter prevedere gli sviluppi immediati (le famose sequenze logiche dei test), ed infine l'intelligenza forse più nobile, quella creativa, che in ogni manifestazione della vita vede cose che gli occhi normali non vedono interpretandole in modo originale e scoprendo così cose sempre nuove e mai pensate da altri prima. Più sicuramente tante altre ancora, ma questi erano solo un paio di esempi. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

First things first: il giorno della riunione conviviale settembrina, o sconvenscion, è fissato per sabato 15 settembre. Orario come l'altra volta, verso l'una, luogo che sarà prontamente pubblicato su queste colonne verso metà settimana, in quanto il sottoscritto ha intenzione di ponderare bene le cose e di adeguare il posto prescelto al presunto numero di persone partecipanti.

Ora passiamo alle cose meno importanti. Non posso non commentare il responso oceanico al mio ultimo post e devo confessare di essere stato sia sadico che autocompiacente prima di redigere il successivo, in quanto volevo vedere se riuscivo a provare l'ebbrezza dei 400 commenti, nuovo primato personale. La cosa più divertente, almeno per me, è che è stata in massima parte un'accanita discussione sul sesso degli angeli con moltitudini di opinioni opposte che discutevano animatamente con escursioni nel campo degli insulti (anche nei miei confronti, che non so onestamente cosa ho fatto per essermeli meritati) su pura e semplice aria fritta. Accanirsi con fini deduzioni su controdeduzioni con numeri, statistiche e tabelle per determinare se è più buona la carbonara o l'amatriciana, se sono meglio i Beatles o i Rolling Stones, se sono meglio le pesche o le albicocche, mi sembra alla fin fine un esercizio insano da bar sport di periferia quando si parla per fare vento alle ugole. Qui non si tratta di determinare verità scientifiche, si tratta semplicemente di esprimere la propria opinione su quel che piace di più e, si sa, i gusti sono gusti, ognuno ha i suoi ed è perfettamente legittimo che li abbia. Io i miei li ho già rivelati millanta volte e, sembra che questo sia il mio peccato imperdonabile, ci tengo ad essi e non li cambio. Come è solo ovvio che quelli della fazione opposta hanno i loro gusti e come è altrettanto ovvio che non hanno la minima intenzione di cambiarli, per cui il tutto si risolve alla fine in un inevitabile dialogo fra sordi. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Annuncio: questo è l'ultimo blog olimpico, dopo di che mi prendo un po' di vacanza riprendendo il ritmo normale. E poi: sono in ferie le prime due settimane di settembre, per cui per la sconvenscion autunnale il periodo è quello. Decidete voi.

Premessa dovuta per inquadrare i miei commenti sulla prestazione degli USA alle Olimpiadi. Visto che sono stato accusato di antiamericanismo (e addirittura di simpatia per l'ex URSS – inaudito!) voglio sinceramente dire quanto penso degli States in generale. Parto da lontano. La Costituzione americana, redatta nello stesso tempo in cui in Europa avveniva il primo colpo di piccone al sistema feudale con la Rivoluzione francese, è un testo incredibilmente moderno che all'epoca era, appunto, due secoli avanti a tutto il resto del mondo. Tralasciando il fatto che, parlando di esseri umani e dei loro inalienabili diritti prendevano in considerazione solo l'uomo bianco, visto che i rossi potevano essere allegramente massacrati o rinchiusi in ghetti (leggi riserve) ed i neri erano destinati a fare gli schiavi, rimane il fatto che sono stati proprio questi principi che hanno fatto degli USA dapprima una straordinaria potenza economica, poi militare, poi addirittura la superpotenza mondiale che è diventata vero e proprio impero. Dunque è solo ed esclusivo merito loro ed è solo colpa nostra se ci siamo fatti colonizzare. In tutti i sensi: militare, economico, ma soprattutto culturale, per cui per la stragrande maggioranza del resto del mondo tutto quello che viene dall'America è per principio buono e santo. Cosa ovviamente tutt'altro che vera. Non credo di essere anti americano se dico che mi reca una rabbia nera il fatto che, nel nome dell'Impero, un aereo militare possa allegramente scorrazzare per i cieli italiani abbattendo una cabina della funivia e facendo una strage per la quale nessuno poi paga. La stessa rabbia me la infonde la pratica per cui, se un allegro gruppo di marine esce da una delle innumerevoli basi militari sparse per il mondo e, in preda ai fumi dell'alcool, violenta una ragazza locale, non può essere arrestato e scaraventato in prigione dalla polizia del posto, ma deve essere per principio intoccabile giudicato (si fa per dire) dagli americani stessi. Sta a noi ed anzi è nostro preciso dovere, proprio perché gli USA sono la nazione nettamente predominante e quella che crea grazie alla sua schiacciante potenza economica e di conseguenza mediatica il sistema di vita copiato da tutto il resto del mondo, stare all'erta e rimanere critici tentando di capire i meccanismi più nascosti che creano ed alimentano questa grande macchina del consenso prima per capire dove tutto questo ci porta e poi per difenderci dalle sue manifestazioni più deleterie. Per quanto mi riguarda non ho mai avuto nessun problema per riconoscere che gli USA sono il punto di riferimento assoluto per quanto riguarda uno dei campi che più mi interessa, quello della musica popolare del 20.esimo secolo con particolare riferimento a quello che fu il periodo più glorioso, il secondo lustro degli anni '50, con l'affascinante ed irripetibile commistione fra i generi più disparati che diede vita a quella che è poi diventata la musica rock. Ciò ovviamente non impedisce che su tantissime altre cose quanto fanno gli americani non mi piace proprio. Volendo allargarmi ai massimi sistemi ho la netta impressione che l'Impero americano, visti anche i vari Tea Party, stia cominciando ad avvitarsi su se stesso perdendo il contatto con quanto sta avvenendo nel resto del mondo fossilizzandosi in concezioni di superiorità dovute a diritti divini acquisiti e non al fatto che per arrivare dove sono arrivati hanno dovuto lavorare duro (per usare una terminologia sportiva) facendo meglio degli altri. Che l'Impero sia insomma paragonabile a quello Romano della fine del secondo secolo, o a quello cinese della fine del 18.esimo secolo, quando secondo meccanismi sociali perfettamente analoghi cominciò la loro decadenza. Come è sempre avvenuto e sempre avverrà per tutti gli Imperi della storia che come ogni entità vivente nascono, crescono, si sviluppano ed infine decadono e muoiono. E la cosa che più mi preoccupa è che, quanto più grande è un Impero, tanto maggiore, fragoroso e catastrofico è il suo crollo. E quello americano è bello grande.

Sono stato così lungo anche perché della partita in sé non avrei nulla da dire. A proposito di arbitri vorrei per un momento usare una terminologia alla Aldo Giordani. Quando il primo arbitro (da me ripetutamente etichettato come idiota nel secondo quarto, epiteto che a mente fredda confermo e ribadisco) è un sudamericano, dunque mentalmente nell'orbita NBA, un altro è un australiano, dunque anti americano è difficile che lo sia, mentre quello europeo è un arbitro di seconda fascia, soprattutto senza carisma, è solo ovvio che le congiunzioni astrali indicavano una direzione ben precisa. Tipo quattro falli immediati di Marc Gasol, di cui due totalmente inesistenti. Detto questo tutto è andato nella direzione ampiamente prevedibile: braccio di ferro per tre quarti ed allungo americano nel finale dovuto al progressivo spegnimento dei sempre più veterani spagnoli. Tutto qua. MVP assoluto Lebron con Durant vice MVP, in quanto braccio armato di Lebron, Kobe campione vero che segna canestri fondamentali, Anthony che fa la voce grossa all'inizio e chissà come sparisce nel finale, Paul che fa il suo compitino segnando canestri decisivi quando è marcato da quella sciagura difensiva che è Sergio Rodriguez, bravissimo Love, Chandler meglio del previsto, su Westbrook, Iguodala e Williams non mi pronuncio perché ogni mia dichiarazione potrebbe incriminarmi. Spagnoli con Navarro che aveva tre minuti e mezzo (quelli iniziali) di autonomia, Rudy a mezzo servizio, Marc subito fuori, gestione delle rotazioni dalla panchina che lascia molti interrogativi, e malgrado ciò sono stati in partita per più di tre quarti partita. Se questo fa dire che il predominio del basket Usa su quello del resto del mondo è schiacciante, allora che sia così. A me, numeri alla mano, non pare proprio.

Sul primo quintetto non posso sbilanciarmi perché per esempio nel reparto play ho solo non pervenuti. Paul ha fatto troppo poco (scusatemi) per metterlo al primo posto, Mills è bravo, ma non è un play, altri non ne ho visti. A meno che non si consideri Ginobili un play. Per il resto Lebron, Durant e Pau Gasol non si discutono, per il quinto fate voi. Trovate un posto per Kirilenko e spostate gli altri dove volete. Insomma una sistemazione passabilmente plausibile sarebbe Ginobili in play, James guardia, Durant ala piccola, Kirilenko ala forte e Gasol centro.

Miscellanea finale. Scusate, sarà scurrile, ma penso che dire che il povero Fontana è stato letteralmente sodomizzato dalla sfiga è il minimo che si possa dire.

Cartoline dai Giochi? L'ambiente del tennis, il volo acquatico di Sun sui 1500, la saga di Bolt con l'apoteosi della meravigliosa staffetta, gli 800 di Rudisha e dei due bambini dietro a lui, la resurrezione ed il pianto dirotto sul podio di Felix Sanchez, le acrobazie incredibili di Zonderland alla sbarra. E poi tantissime altre. Dal punto di vista tecnico-agonistico sono state Olimpiadi indimenticabili.

Stanno finendo le Olimpiadi e per quanto mi riguarda finisco in bellezza con la giornata clou di queste due settimane, la telecronaca della finale di basket e di sera quella della Cerimonia di chiusura. Fatica fisica e mentale garantita, ma sicuramente grande gioia intellettuale per poter commentare due eventi per i quali certamente non mi mancheranno le parole per descriverli. Per quanto riguarda la finale di basket c'è purtroppo il timore che possa ricalcare la falsariga della finale di ieri con le francesi che all'inizio hanno tenuto bellamente il campo, poi hanno fatto entrare la play di riserva che si è fatta sottrarre il pallone due volte in un minuto tipo furto di caramelle al bambino, le americane hanno piazzato il primo break e di lì in poi a schifio è finito. Spero vivamente che gli spagnoli ritrovino un po' del loro antico valore per fare in modo che la partita sia tale, almeno per il più lungo tempo possibile. Poi, per parlare della gratificazione estetica che la vittoria americana darà a ciascuno di noi ovviamente ognuno la vivrà a modo suo. Manuel chiede cosa voglia dire "vero basket", facendo paragoni con gli altri sport. Lo ringrazio vivamente, perché mi da lo spunto più formidabile per spiegare forse una volta per tutte quanto intendo criticando il modo di giocare dei fenomeni (senza alcuna ironia, in quanto di veri e propri fenomeni atletici si tratta) americani che, sono perfettamente d'accordo che il resto del mondo sia in crisi profonda, in questo periodo sono imbattibili. Nuoto: vince Phelps, vince Lochte, vince Agnel, vince Sun, vince la Ye. Però ricordate un po' i tempi in cui vincevano a mani basse le valchirie della DDR. Lasciamo stare che erano dopate fino alle orecchie, però vincevano. Adesso, onestamente: si può fare un paragone fra la gratificazione estetica che da una vittoria di quelli nominati sopra rispetto al fastidio che davano le vittorie delle virago DDR? Nella pallavolo vi esaltate di più per uno che sfonda il muro tirando bordate a 200 all'ora oppure per un palleggiatore che piazza un pallonetto di seconda a sorpresa trovando un buco imprevisto nella difesa avversaria? Ecco, siamo lì. Io sono uno di quelli che del muro sfondato non mi frega niente, mentre godo a vedere l'astuzia del palleggiatore. In ambedue i casi c'è il punto, ma per me nel secondo caso vale doppio. Mi dispiace, sono fatto così. Mi piace la finezza, l'astuzia, la capacità di battere l'avversario grazie alla propria abilità tecnica sfruttata nel modo giusto al momento giusto. Una partita di qualsiasi sport presuppone che a vincere sia quello che fa più punti, più gol. Se ne fa di più dell'avversario, bravo, ha vinto e nessuno può dire niente. A me spettatore invece piace vedere come sono stati ottenuti questi punti e, concedetemi, può benissimo succedere che a fare i punti, o gol, più belli siano stati quelli che poi hanno perso. Per cui ho avuto la mia gratificazione estetica grazie a loro. Il che non vuol dire assolutamente che avrebbero dovuto vincere. Sono due discorsi assolutamente diversi. In definitiva non discuto assolutamente il merito di chi vince, ripeto, bravo, applausi per la vittoria, però alla fine a decidere se valeva la pena di vedere la partita sono altri fattori. Almeno per me. Poi ognuno ha i suoi gusti e, anche questo lo ripeto per l'ennesima volta, ognuno ha i suoi, come è anche giusto e legittimo che sia.

Sulle difese che una volta erano all'acqua di rose ed invece oggi sono spaventose ho già detto la mia un'infinità di volte, per cui chi vuole sapere la mia opinione sfogli un paio di post precedenti che troverà in archivio. Il discorso fondamentale è però quello a cui avete accennato anche voi, sul perché il resto del mondo sia oggi tanto mal messo. Spero che sia una questione di cicli. Anche in atletica c'è stato un periodo in cui a vincere erano sempre quelli, mentre stavolta a Londra c'è stata un' improvvisa esplosione di nuovissimi fenomeni, tipo James e Santos sui 400, o Amos e l'altro bambino keniano sugli 800, Weir sui 200, addirittura un ragazzo di Trinidad e Tobago che vince nel lancio del giavellotto! Le coincidenze astrali per cui questo avviene sono insondabili ed imprevedibili. Per cui c'è da sperare che una cosa simile accada anche nel basket. Del resto neanche negli USA nascono Durant ad ogni pie' sospinto. Kobe è già anzianotto, James e Anthony sono nella piena maturità, ma neanche loro tanto più bambini, dei ragazzi giovani a parte Durant chi c'è di cui un giorno potreste dire: "questo è uno che ha fatto la storia del basket"? Per dire che neanche l'America produce talenti a comando. Ho paura però che le ragioni del declino del basket extra americano sia dovuto a fattori strutturali irreversibili. Uno ho paura di esporlo, perché so già che mi arriverà la gragnuola di bordate dei filoamericanisti. Il mondo semplicemente guarda troppo l'NBA e vorrebbe emulare i fenomeni (ripeto, senza nessuna ironia) senza possederne le devastanti doti fisiche e motorie. Dimenticando le proprie, di peculiarità, che, se ben curate e sfruttate potrebbero essere molto più utili e produttive. Un po' quello che facevano i serbi ed i lituani, ma che ora fanno sempre meno (serbi e lituani senza tiro...puah!). Il secondo motivo è che in tutto il mondo (America compresa, ahimè) si sta perdendo il gusto dell'etica del lavoro. Si gioca a basket perché sì, perché lo vogliono i genitori, perché fa figo e si cucca alla grande, perché poi alla fine, facendolo bene, si guadagna una barca di soldi, tutto meno che per il gusto di passare ore e ore al campetto per affinare la tecnica, per tirare in modo sempre più preciso, per imparare ogni giorno movimenti nuovi, per il piacere interiore insomma che porta la consapevolezza di essere ogni giorno più bravi. Senza questo motore interno non si creano giocatori. E questo motore in giro lo vedo sempre più spento.