Blog Olimpico - 8
- Scritto da Sergio Tavčar
Intanto, scusatemi, vorrei esordire oggi con una nota che riguarda solo noi di TV Capodistria e quei pochi che riescono ancora a vederci. E' stato un immenso piacere ieri seguire la nostra diretta di atletica leggera con la telecronaca del collega ed amico (dalla seconda media! - sono, ridendo e scherzando, 50 anni) Sandro Vidrih, rientrato per l'occasione dalla sua meritata pensione. Devo dire che mi sono un tantino commosso ricordando tutti i tempi passati con le nostre improbabili trasferte in tandem tanto tempo fa nei luoghi più impossibili dell'ex-Jugoslavia. Sono passati tantissimi anni, però concedetemelo (o almeno fate finta di farlo), rimaniamo una coppia che tutto sommato un po' di storia, per quanto marginale, l'abbiamo fatta.
Stasera finisce il nuoto, però io continuo con le mie telecronache. Domani finale di tennis e poi, la settimana prossima, basket a go-go dai quarti fino alla finale finendo con la cerimonia di chiusura. Devo confessare che ho già goduto questa settimana e sicuramente per la prossima, se possibile, dovrebbe essere ancora meglio. L' unica cosa che mi dispiace un tantino è che non abbiamo in programma partite di basket femminile, perché mai come stavolta mi sembra che il basket in gonnella abbia fatto in questo ciclo olimpico un tale salto di qualità. Si vedono partite nelle quali a volte si dimentica del tutto che a giocare sono ragazze il che, penso, sia il massimo complimento che si possa loro fare. Il livello atletico è cresciuto in modo incredibile ed inoltre le ragazze giocano in modo più disciplinato, didascalico quasi, per cui seguire le loro partite è una continua lezione anche dal punto di vista tecnico. A proposito, qualcuno di voi smanettatori frenetici della rete potrebbe trovarmi notizie sulla 20-enne Liz Cambage, australiana di evidenti origini aborigene, una che sembra Sabonis giovane per il fisico, la mobilità e la morbidezza della mano che ieri contro le russe si è concessa una tranquilla schiacciata in penetrazione centrale oltre ad aver seminato il panico nella difesa avversaria ed aver stoppato tutto lo stoppabile nel raggio di tre metri.
Serata intensa quella di ieri che ha rischiato di rendermi strabico. C'erano infatti in contemporanea le gare di atletica e nuoto, per cui, mentre preparavo la sintesi da mettere in onda in seconda serata, con l'altro occhio guardavo la meravigliosa volata della regina Tirunesh Dibaba (avete notato che aveva un altra maglia rispetto alle compagne che erano lì per farle da scudieri?). Intanto in piscina succedevano cose turche con Phelps che vinceva il suo terzo oro consecutivo nella seconda disciplina dopo i 200 misti, con il record della Franklin (si limitasse al dorso forse sarebbe meglio sia per lei che per noi), l'esplosione della Ledecky (che, annotalo Maurizio, ha due settimane in meno rispetto alla Meliutyte) ed infine il coup de theatre (francese obbligatorio) con il trionfo del piccolo Manaudou, immediatamente abbracciato dalla sorellona in lacrime. Straordinario e, dai, diciamolo, commovente.
Tutto questo dopo aver sofferto e gioito per King Roger. Volevo morire quando sul primo match point ha sotterrato una volee che ai bei tempi avrei messo in campo anch'io, ma poi i dei del tennis sono stati con lui con la bordata di Del Potro aggiustata dal nastro per il colpo dell'apoteosi. Nel doppio Llodra e Tsonga hanno vinto 18 a 16 al terzo. Murray ha battuto Đoković dopo una lotta titanica. Finale maschile replica di quella di Wimbledon di un mese fa. Finale femminile Serena-Šarapova, come a dire un altro straclassico. Per arrivare a queste finali da sogno ci sono state lotte titaniche. Ma non dicevano che i ricchi e viziati tennisti erano alle Olimpiadi per sbaglio? Che per loro vincere un Masters 1000 era più importante di un successo olimpico? E allora perché hanno lottato con una tale ferocia? Scusatemi, ma io continuo a pensare che lo spirito olimpico sia ancora ben vivo e che puoi essere ricco sfondato quanto vuoi che, se sei un atleta vero, quando indossi la maglia della tua nazione senti qualcosa che normalmente non senti, un di più che solo chi lo provato penso che possa descriverlo. A proposito sono trasecolato quando i soliti giornalisti prestati da tutti i campi allo sport (ripeto, mi dà un fastidio terribile quando di sport sono chiamati a discettare cani e porci – io non mi sognerei mai di andare a dare lezioni a giornalisti specializzati, che ne so, in economia, per cui non tollero che giornalisti di altri campi vengano a spiegarmi lo sport) hanno storto il naso per il fatto che i campi del sacro Wimbledon sono stati invasi da truppe colorate. Ma, maledizione, il trucco è proprio lì! Stavolta non gioca Roger Federer o Andy Murray, ma giocano Federer, SVIZZERA, e Murray, GRAN BRETAGNA. Ma come si fa a non capirlo? La stessa cosa era fra l'altro capitata al ciclismo con la gara in linea disputata col coltello fra i denti e la cronometro per la quale Wiggins avrebbe barattato tutte le sue vittorie (meno quella al Tour, non esageriamo) in cambio del trionfo davanti alla sua gente.
Per finire due parole sugli atleti vincenti e per confutare quanto scritto da uno di voi, secondo cui avrei asserito che tutti gli sloveni (slavi è sbagliato nonché ignorante, sarebbe come a dire latini per italiani) sarebbero perdenti. Kauzer è un perdente, non certamente la Žolnir, non certamente lo sparatore Debevec, alla sua terza medaglia olimpica a 50 anni ed alla ottava Olimpiade (!! - due le aveva fatte ancora con la maglia jugoslava), e certamente non il campione olimpico uscente del martello Primož Kozmus, il quale dopo il titolo mondiale di Berlino si era ritirato, poi ha pensato di rientrare per le Olimpiadi, ha cambiato coach, non ha combinato un tubo non riuscendo a lanciare mai oltre i 77 metri, alla fine si è stufato, ha licenziato il coach, è andato in ritiro da solo nella Repubblica ceca, ha ritrovato gli automatismi, è arrivato alle Olimpiadi e, pam, ha sparato al primo lancio di qualificazione una bordata oltre gli 80 metri ritornando poi tranquillo in albergo. Lui in tutta la carriera ha sempre fatto il primato stagionale nella massima competizione dell'anno. Un po' come faceva la Simeoni. Ecco, questi sono i vincenti.
Blog Olimpico - 7
- Scritto da Sergio Tavčar
Giornata assolutamente di routine quella di ieri. Gli americani sono ritornati a fare gli americani in vasca, anche se qui ci sono molte cose che inducono ad importanti riflessioni e lo farò in fondo, le italiane hanno spazzato via il mondo nel fioretto a squadre (ma come fanno?), gli inglesi (pardon, britannici) stanno dominando i Giochi del Commonwealth di ciclismo su pista, i cinesi sotto ogni bandiera (anche se quelli migliori se li tengono in casa) stanno terminando il loro campionato interno di tennis tavolo, sono cominciate le splendide finali di canottaggio (va be' che è stato solo bronzo, ma che dire della quarta medaglia olimpica di Iztok Čop a 40 anni dopo aver vinto la prima nel '92?), gli americani del basket hanno messo in piedi il circo di Pechino (attenzione, detto in senso elogiativo!) contro i poveri nigeriani, nel tennis i migliori stanno facendo sul serio e per le medaglie se la giocheranno fra di loro (potenza di Wimbledon), insomma assolutamente niente di nuovo sotto il sole. Per cui vorrei dire qualcosa sul famoso biscotto del badminton, vicenda che mi ha incuriosito e che non sono riuscito a capire, per cui sul caso in se stesso non riesco proprio a dare un giudizio. Nel senso che non sono riuscito a cogliere il lato fondamentale di tutta la vicenda, e cioè il "cui prodest" latino. Mi sembra di aver capito che le cinesi non volevano incontrare le connazionali nell'eliminazione diretta, ma per organizzare combine bisogna essere in due, segnatamente devono collaborare gli avversari. Ora di coppie coinvolte ce n'erano addirittura quattro con interessi incrociati che non sono riuscito a sviscerare. Mi limito dunque a fare qualche considerazione generale. I pragmatici anglosassoni odiano il "round robin" o girone all'italiana (guarda caso, non si chiama girone alla tedesca, o svedese...) proprio perché prima dell'eliminazione diretta porta inevitabilmente a calcoli del genere che sono sempre odiosi e nei quali uno non sa come comportarsi, perché si trova davanti alla classica alternativa del diavolo: qualsiasi cosa faccia, non va bene. Pensate un po' all'ultimo caso eclatante che si è verificato agli Europei Under20 di basket in Slovenia. Nel girone eliminatorio la Slovenia era matematicamente prima alla vigilia dell'ultima partita contro la Spagna. Se avesse fatto riposare i migliori (Prepelič, fra l'altro, che si è leggermente infortunato, cosa che lo ha condizionato nei quarti persi contro la Francia) ed avesse perso la partita, per il gioco della classifica avulsa sarebbe passata la Turchia. Ed invece, secondo i concetti classici di sportività, ha giocato al massimo, ha vinto ed ai quarti è passata la Lituania che poi ha vinto il campionato! Per dire come i tuoi risultati dipendano in questo caso in modo decisivo da quello che fanno gli altri (e l'Italia di calcio, attaccata alle radioline per sentire cosa facevano Croazia e Spagna?), cosa che a me da sempre fastidio. Bisogna dunque dirimere una questione fondamentale: in questo caso, quale delle due alternative del diavolo è quella meno odiosa? Secondo la mia scuola di pensiero (che però vale esattamente come quella opposta, perché qui non ci possono essere verità assolute, ma solo concezioni personali) è perfettamente lecito e moralmente accettabile che uno perda se la sconfitta gli reca un diretto vantaggio per la prosecuzione del torneo. Nel senso che uno il torneo lo vuole vincere, dunque ha un fine più che legittimo. Se in una fase qualsiasi dello stesso, segnatamente alla fine della fase a gironi e prima dell'eliminazione diretta che poi taglia la testa a tutti i tori, una sconfitta porta vantaggi reali per il prosieguo del torneo, allora non c'è assolutamente scandalo se si perde. La volta prossima facciano regolamenti migliori. Non è colpa mia se facendo riposare i migliori risparmio energie e contemporaneamente magari elimino un'avversaria pericolosa che poi magari potrebbe crearmi ben maggiori problemi di quella che con la mia sconfitta faccio passare. Concettualmente non vedo differenze dall'averla battuta in un confronto diretto: se la mia avversaria è nella condizione di dover dipendere da me per passare il turno sono cavoli suoi. Poteva giocare meglio prima. Attenzione, però: c'è una differenza abissale fra questo caso e quello che con esso viene confuso, cioè la situazione per cui una mia sconfitta è indifferente rispetto alla prosecuzione del mio torneo e le mie chance di vincere la competizione rimangono le stesse sia che io vinca o che io perda, mentre invece vincere o perdere è fondamentale per la mia avversaria. In questo caso se gioco in modo indolente e perdo adesso sì che sono in grossa colpa perché ho direttamente influenzato l'andamento del torneo danneggiando terzi che non c'entrano. Ripeto: bisogna sempre distinguere bene i due casi e decidere di fronte a quale dei due ci troviamo. Riassumendo: nel primo caso (perdo, ma aumento le possibilità di vincere la competizione) è perfettamente lecito perdere, nel secondo (per me è lo stesso, ma per il mio avversario è questione di vita o morte) allora devo assolutamente onorare la partita e giocare al massimo, proprio per rispetto nei confronti del torneo stesso e delle possibilità degli altri. La soluzione sarebbe ovviamente giocare sempre tutti i tornei ad eliminazione diretta che questi discorsi verrebbero subito a cadere. Bisogna fare però giocare tutti almeno un tot di partite? Benissimo, sono d'accordo, però allora rendiamoci conto che queste situazioni saranno sempre di routine, per cui meravigliarsi ogni volta che succedono cose del genere mi sembra francamente più che ipocrita semplicemente stupido.
Tornando alle considerazioni sul nuoto. Prendendo spunto dalla giornata catastrofica per Ryan Lochte si può già adesso dire che il nuoto ha fatto un clamoroso salto di qualità quando anche un fenomeno come Lochte non può pensare di vincere ogni volta che si presenta in piscina. Come pure Phelps ha dovuto attendere quattro giorni per fare finalmente il Phelps, dopo aver ingoiato bocconi amarissimi. Anche la Franklin dovrà limitarsi a vincere le due gare di dorso rientrando un po' nei ranghi dopo essersi presentata alle Olimpiadi da fenomena paranormale. Voglio dire che il livello generale è tanto alto che neanche i fenomeni possono più fare i comodi loro e nel futuro dovranno scegliere le gare da fare con più umiltà. Il che è buono, tanto buono.
Blog Olimpico - 6
- Scritto da Sergio Tavčar
L'immagine che secondo me resterà nella memoria della giornata di ieri è l'espressione stranita, incredula e contemporaneamente angosciosamente triste che aveva Magnussen sia a gara appena finita che poi sul podio dopo aver sciaguratamente gettato al vento l'oro nella gara eponima del nuoto, quella che da sola porta un atleta nella storia. Penso che sia bastato vedere la sua faccia per capire cosa voglia dire per un atleta di uno sport qualsiasi vincere alle Olimpiadi e quanto forte sia ancora, malgrado tutto, lo spirito olimpico, oserei dire l'ideale sportivo del citius, altius, fortius. Oggigiorno delle Olimpiadi soprattutto le ciniche menti italiche di giornalisti di politica, costume, moda e gastronomia, di tutto insomma meno che di sport che vengono mobilitati per parlare di Olimpiadi (a che titolo, di grazia?) vedono il gigantismo, l'invasione degli sponsor con conseguente gigantesco giro di affari anche sporchi, vedono insomma tutto meno quello che fa delle Olimpiadi un evento insostituibile e sempre più necessario nel nostro mondo votato al profitto, alla perdita progressiva di tutti i valori morali più nobili, e cioè la voglia di competere indipendentemente dal guadagno che ne deriva. Il desiderio insomma di essere primi per la semplice immensa soddisfazione di dire a se stessi: in questa cosa sono indiscutibilmente il più forte uomo (donna) del pianeta. Soddisfazione che nessuna montagna di soldi può mai dare. Cosa fra l'altro continuamente confermata dalla schiera di commentatori tecnici di Sky di ogni sport, tutti ex olimpionici del massimo livello.
Chi mi segue avrà già da tempo capito che quello che mi affascina dell'attività sportiva è la connessione fra testa e fisico, quanto cioè la mente influenzi ogni esito di ogni attività umana, connessione che proprio nello sport esplode nel modo più visibile e che probabilmente, se qualche scienziato con meno puzza sotto il naso volesse studiare la cosa in modo serio, potrebbe essere perfettamente indicativa di come una persona può reagire in situazioni meno simboliche, tipo in guerra. Devo correggermi: qualcuno questa cosa l'aveva già capita da tantissimo tempo e cioè proprio gli inglesi che inventarono lo sport moderno con il precipuo scopo di educare le loro elite, appunto, militari a reagire in modo adeguato nelle situazioni di stress, ma soprattutto per scegliere i quadri di comando fra coloro che nello sport mostravano di saper gestire nel modo migliore le situazioni di crisi. Guarda caso poi andarono a dominare il mondo. Come grazie allo sport sapevano scegliere i quadri direttivi tanto in economia che in politica puntando su quelli che nello sport mostravano doti superiori di comando e leadership. Tutte queste cose mi sono venute ieri alla mente nei pochi minuti che dividevano la discesa nel K1 di canoa di Daniele Molmenti da quella del dominatore della semifinale Peter Kauzer, portabandiera della spedizione slovena. I due sono amicissimi, visto che Molmenti di Cordenons per allenarsi è praticamente costretto ad essere sloveno di adozione, nel senso che è sempre con loro su quello straordinario bacino naturale che è l'alto Isonzo, palestra storica della canoa fluviale slovena. Però Molmenti è uno straordinario vincente, mentre Kauzer basta sentirlo parlare per capire in pochi secondi che è esattamente il contrario. Uno che continua a dire: “mi sento il più forte e vado alle Olimpiadi per vincere” è esattamente colui che grida nella notte per farsi coraggio. Uno che va veramente alle Olimpiadi per vincerle non lo dice mai prima, anche perché in realtà non ci pensa. Lui sa quanto è forte, sa che darà il massimo, se poi basterà per vincere lo si vedrà sul posto. Esattamente l'atteggiamento che aveva la judoka Žolnir che prima delle Olimpiadi non aveva detto nulla e poi ha vinto dominando. Kauzer 4 anni fa a Pechino dominò le qualificazioni e poi in semifinale, mentre aveva il miglior tempo, andò a sbattere contro il molo a due porte dalla fine venendo eliminato col nono (!) tempo. Insomma un perdente della più bell'acqua (bianca...). E infatti ieri, mentre in TV tutti tenevano le dita incrociate per la sua discesa, io sono stato investito da improperi di tutti i tipi avendo detto qualche secondo prima che Molmenti poteva dormire sonni tranquilli che tanto Kauzer qualche modo per incartarsi lo avrebbe sicuramente trovato. Ed infatti, dopo aver centrato in pieno la terza (!) porta, si è quasi ribaltato a metà percorso finendo in modo ignobile. Il che conferma ancora una volta che praticamente tutto deriva dal nostro cervello, che uno può essere forte fisicamente e tecnicamente quanto si vuole, ma quando manca la testa (e gli attributi, ed il cuore, le famose tre “C” di Diaz Miguel) manca tutto. C.v.d.
A proposito: scrivo di prima mattina e non ho visto ancora i giornali. Quanti avranno intolato: “Molmenti di gloria”? Spero non tanti. Tornando alle battute datemi una vostra opinione su una che mi è sfuggita ieri in telecronaca: “i cinesi, dopo i vari Zhang, Chang, Wang, Pang, quella che è arrivata terza a Pechino dopo Pellegrini e Isakovič, ora hanno anche questa Tang. Ora, per esplodere definitivamente, manca ancora la Bang”. Al momento mi è sembrata scema da vergognarmi, ma ripensandoci bene poi mi ha fatto addirittura ridere. Voi che ne pensate?
Blog Olimpico - 5
- Scritto da Sergio Tavčar
Che lo stellone si sia esaurito? Se neanche la scherma con la specialità di parata, il fioretto, porta medaglie, allora stiamo freschi. Per non parlare dello skeet, per non parlare, no, anzi ne parlo, del nuoto. Cannare una preparazione per un grande appuntamento può capitare a tutti, stavolta è capitato all'Italia e proprio per i suoi elementi più di spicco, per cui il flop fa ancora più sensazione, soprattutto in Italia, Paese dove se vinci con l'unico tiro in porta sei un eroe, se invece perdi dopo aver colpito otto pali ed aver sbagliato sei gol a porta vuota sei un pirla. Per agganciarmi a quanto ha commentato Walter, tirare fuori la scusa che abbiamo svolto i soliti carichi di lavoro, che abbiamo faticato come matti eccetera, è appunto una scusa e basta. Che per vincere titoli olimpici bisogni lavorare come schiavi alla catena di detenzione (chaingang) è purtroppo scontato, per cui sarebbe strano se qualcuno dicesse: forse abbiamo lavorato poco (!?). Il problema è come, dove, quanto e soprattutto fino a quando, insomma gli scienziati che sovrintendono agli allenamenti di vertice devono avere semplicemente sbagliato le tabelle di preparazione mettendo in piedi uno schema che evidentemente era studiato male. Tutto qua. Farne un dramma ed indagare a fondo facendo le solite machiavelliche dietrologie italiche è totalmente inutile nonché improduttivo. Lo staff tecnico del nuoto del coach di Magnini Rossetto ha dimostrato ampiamente nel passato di essere capace. L'unica cosa da decidere è se dare loro un'altra chance o cambiare manico. La risposta è con chi? Purtroppo dalla scomparsa di Castagnetti il nuoto italiano, almeno dal punto di vista delle strutture tecniche di comando, sembra abbastanza allo sbando, anche se i talenti, tipo Paltrinieri, Detti, Maestri e compagnia continuano miracolosamente a sbocciare. Il che significa che il lavoro alla base continua ad essere superbo, per cui personalmente sarei ottimista. Prima o dopo uno bravo che prenda in mano il comando delle operazioni ai massimi vertici finiranno per trovarlo. Spero.
Strano come una giornata che per una nazione, vedi l'Italia, risulta fallimentare, sia invece una giornata di gloria per un'altra. Ieri infatti, oltre al nuoto, ho guardato solo canottaggio, judo e canoa fluviale, per cui non chiedetemi niente del basket, perché non so niente. L' unica cosa che ho visto sono stati 5 minuti di USA-Tunisia una volta tornato a casa prima di addormentarmi, partita ovviamente terribilmente insignificante, per cui, ripeto, non parlatemi neanche di basket. Perché guardavo quegli sport strani? Scusatemi, ma il mio cuore batte soprattutto per la Slovenia, per la quale ieri era una giornata campale. Cominciata in modo che meglio non si poteva, col doppio di canottaggio Čop-Špik, ricomposto per forza di cosa dopo che i due, saturi di successi dopo l'oro di Sydney e l'argento di Atene, si erano, sembrava, divisi per sempre. Visto che in Slovenia purtroppo di canottieri di vertice sono rimasti solo loro due e che di nuove leve non ce n'è, li hanno rimessi insieme per un'ultima volta (Čop va per i 40 ed è quello che a 19 anni, assieme a Žvegelj, vinse un argento mondiale nel due senza a Vienna con la maglia della Jugoslavia quando la Slovenia si era già dichiarata indipendente, ma non era ancora riconosciuta, e causò un incidente diplomatico presentandosi alla premiazione assieme al compagno con la maglietta slovena invece che con quella jugoslava) sperando che facessero qualcosa. Hanno vinto la semifinale, sono rimasti fuori dalla finale tedeschi, australiani e norvegesi, gli inglesi hanno preso quasi due barche dai due, per cui, so far so good, dicono da quelle parti. Poi c'erano le semifinali e le finali del C1 di canoa fluviale. Grande il giovane Benjamin Savšek, secondo tempo in qualifica ed in semifinale, poi in finale, come spesso succede agli sloveni soprattutto alla loro prima prova della verità, invece di fare slalom ha fatto discesa fluviale pensando di essere Križaj a Kranjska Gora prendendo tutti i paletti (però correttamente, col braccio interno...) finendo ultimo. La giornata è però finita in gloria con la bravissima Urška Žolnir che ha trionfato nel judo nella categoria fino ai 63 kg e potete immaginare che tutti guardavamo solo lei. Ha disputato cinque combattimenti, 4 vinti per ippon (schienata, leggi k.o.) e la finale vinta per waza-ari, che era poi quasi un tre quarti di ippon pulito, per cui sulla sua vittoria non ci possono essere discussioni. Veramente brava: ad Atene conquistò un bronzo del tutto inatteso (era giovanissima ed era arrivata come riserva) dopo essere stata praticamente derubata dell'accesso alla finale (ma fu anche lei malaccorta) e col tempo è diventata una sempre più forte. Insomma potete forse comprendermi che la giornata di ieri è stata per me squisitamente olimpica nella versione tifo simil-patriottico, per cui spero mi scuserete se sul resto non sono affatto ferrato.
Blog Olimpico - 4
- Scritto da Sergio Tavčar
Giornata sicuramente imperniata sul nuoto, quella di ieri. Oddio, c'erano in programma tantissimi altri sport, ma onestamente, a parte la medaglia dello sparatore italiano (come diceva Brera? Per ragioni storiche è solo normale che gli italiani siano forti col "cutieddu e lupara", leggi scherma e tiro), ci sono stati pochi spunti per lo spettatore medio, fra i quali mi pongo di diritto.
Parlo dunque di nuoto. Straordinario Agnel, portabandiera del nuoto europeo alla riscossa. A vederlo sembra il fratello di Lemaitre (pensateci e ditemi se non è vero). Stessa struttura fisica, stessi lineamenti da celtico da mandare in brodo di giuggiole Borghezio che tanto vorrebbe che anche i suoi immaginari padani fossero così. (Piccola riflessione storica: basta leggere qualsiasi Bignami storico per capire subito che con le invasioni che ci sono state in Italia negli ultimi 17 secoli parlare di razze pure in una qualsiasi delle regioni italiche è ridicolo). Mentre Lacourt, che ha lo stesso talento, sembra invece il classico tombeur de femmes latino, e probabilmente anche lo è, visto che negli ultimi due anni è regredito di stagione in stagione. Sarà anche protorazzismo, ma io in queste cose un po' lombrosiane in qualche misura ci credo. Non uccidetemi per questo, per favore, oppure se già dovete farlo mirate al cuore e risparmiate la faccia. A proposito di francesi, che sono incredibilmente diventati la vera superpotenza europea (dove sono i tedeschi? E i russi?), io per stasera avrei una paura tremenda della Muffat, più che delle due americane in chiave Pellegrini che, mi sa, molto più di un posto sul podio (speriamo) non dovrebbe poter pretendere. Della Franklin (chi segue i miei blog ricorderà che ne parlavo in termini entusiastici già l'anno scorso dopo Shanghai) mi è piaciuto il grande spirito di vincente sul quale del resto c'erano ben pochi dubbi ed anche il fatto che, per quanto sia ormai una stella mediatica, e lo si vede da come si mette affettatamente in posa ai fotografi, abbia palesato una sincera commozione sul podio. Uno non può tremare tutto a comando se non prova un'emozione sincera. Dunque la ragazza sotto sotto è ancora vera.
Capitolo Meliutyte che ha l'unico difetto di essere lituana e di aver battuto le americane, perché se fosse il contrario gli americani starebbero già furiosamente scrivendo la sceneggiatura per un biopic televisivo da girare immediatamente dopo la fine delle Olimpiadi. Però non è così, per cui adesso dovremo sorbirci le solite filippiche sui bambini sfruttati eccetera. Devo subito dire che dissento sostanzialmente e quasi filosoficamente da quanto dice Maurizio. Oggigiorno anche quelli che vincono dopo i 20 anni hanno cominciato ad allenarsi spietatamente dalla più tenera età, semplicemente perché lo sport di vertice moderno è spietato e negli sport dove decidono secondi e centimetri non si può emergere se non si sottosta a regimi paranazisti dall'età della ragione in poi. Crudele e spietato, ma necessario. Per cui, caro Maurizio, arrenditi al fatto che in ogni medaglia olimpica devi vedere il prodotto di un regime di allenamento durissimo iniziato dalla più tenera età. Poi, se uno è un fenomeno anche a 10 anni, è solo giusto che possa mettersi alla prova. E dunque, sforando per un momento al basket, trovo demenziale la regola dei campionati giovanili per cui uno può giocare solo nella sua categoria o al massimo (almeno così era) solo in quella immediatamente superiore. A parte il fatto che così si castrano tante piccole società che non hanno il numero sufficiente di ragazzi per una squadra di pari età, ma che con opportuni innesti di più giovani potrebbero riuscire a crearla, la conseguenza più deleteria è che i veramente talentuosi non possono crescere affrontando gente più anziana e forte, che è l'unico modo che io conosca perché uno possa progredire. Ovviamente diverso è il discorso per gli sport dove essere piccoli è un vantaggio. Per esempio nessuno penserebbe di mettere in sella ad un cavallo un bambino di 9 anni solo perché pesa 20 chili. Esempio eclatante la ginnastica femminile, o anche i tuffi, dove essere bambine è un enorme vantaggio proprio per il fatto che prima dell'adolescenza le ragazze hanno doti motorie nettamente superiori a quelle dei maschi, doti che poi si perdono quando le ragazze (per fortuna!) diventano donne. Per cui è solo giusto che in questi sport ci siano limiti d'età (che si applicano comunque solo alle ragazze – per esempio il tuffatore inglese Daley era un fenomeno già a 12 anni e nessuno aveva mai messo in dubbio il suo diritto di gareggiare con i grandi), anche se poi vengono aggirati con passaporti falsi, ma soprattutto con regimi alimentari (e altro) che mantengono in modo odioso le ragazze a livello di bonsai. Ragione per la quale il sottoscritto è da tempo immemorabile che non guarda una competizione di ginnastica femminile.
Per finire: trovo che gli americani si stanno comportando da m*rde (posso dirlo?) patentate quando polemizzano sul doping della Ye. Nello stesso modo, perché la Franklin è fortissima ed a 17 anni è una ragazzona robusta, i cinesi potrebbero accusarla di essersi aiutata in modo illecito. A me, devo dire, quando gli americani si comportano in modo tanto presuntuoso ed arrogante secondo la teoria che solo loro possono produrre fenomeni, mentre il resto dell'umanità per principio è inferiore, mentalità dunque imperiale (che io, sloveno di Trieste, con memoria storica dell'occupazione italiana di un quarto della Slovenia fra le due guerre con imposizione forzata della "civiltà romana" ai danni degli "schiavi barbari", sento particolarmente a livello quasi genetico), in quel momento i genitali cominciano a girare a velocità tipo particelle subatomiche del CERN. Dovrebbero capire semplicemente che la Ye è un fenomeno e che se è dopata lo è esattamente come tutti gli altri, americani compresi. Come ben si sa Conte, la Balco, Marion Jones erano cinesi.
Blog Olimpico - 3
- Scritto da Sergio Tavčar
Peccato che non possa dire che non è sempre domenica, visto che ieri, appunto, lo era (? - sembro Totò), nel senso che per l'Italia non poteva andare sempre di superlusso come era successo sabato. Purtroppo i due flop più dolorosi sono avvenuti proprio nello sport che più seguo, ovviamente ora il nuoto. Onestamente per quanto riguarda la Pellegrini me l'aspettavo. I 400 li nuota bene solo quando ha la mente libera, ma soprattutto quando è in grande forma, cosa che mi sembra attualmente piuttosto poco probabile. Da quando se n'è andato il povero Castagnetti la Fede nazionale non ha ancora trovato chi la domi. Come tutti i cavalli di razza, scontrosi, ombrosi, bizzosi, dotati di ego smisurati, o trova il domatore giusto al quale si affida anima e corpo, oppure, facendo di testa propria, si caccia nei guai. Vedremo oggi nei 200, ma onestamente più di una medagliuccia ho paura che sia troppo sperare. Male la staffetta con Magnini sfiduciato in ultima frazione, ma soprattutto male Scozzoli che, da quando è esploso sulla scena mondiale, è la prima gara che cicca, e proprio quella più importante nella quale bastava che ripetesse il tempo della semifinale che era sul podio. Spero solo che sia il pedaggio pagato alla pressione olimpica e che si rimetta in sesto mentalmente il prima possibile. A questo punto ci si può accontentare solo della grandissima prova di Ilaria Bianchi che, zitta zitta, ha abbattuto il suo record di quasi un secondo ed è finita allo stesso posto della Pellegrini in una gara dal livello stellare (Sjoestroem fuori dal podio con un tempo di un solo decimo migliore di quello della Bianchi). Per il resto serata elettrizzante con una staffetta epica. Non pensavo mai in vita mia di fare il tifo in qualsiasi sport ed in qualsiasi condizione per i francesi che, come penso a tutti gli italiani, mi stanno un tantino sulle scatole (e viceversa, ovviamente – dico sempre che per capire la relazione fra sloveni e croati basta pensare a quella fra italiani e francesi), ma vedere Agnel (21 anni!) che umilia Lochte mi ha pervaso di orgoglio europeo. Fra l' altro ha nuotato una frazione interna allucinante da 46 e 9 scarso, per cui non vedo l'ora oggi di vedere la battaglia stellare sui 200 fra lui, l'immenso Sun, Park e lo stesso Lochte che in semifinale hanno tutti passeggiato. Un altro sussulto d'orgoglio europeo me l'ha dato la fenomenale bambina lituana Meliutyte sui 100 rana, nata nel marzo del '97 (!!), vero e proprio prodigio spuntato dal nulla. O forse non tanto dal nulla, visto che era considerata dagli esperti un prodigio mai visto già da molto tempo ed infatti studia e si allena in Inghilterra a Plymouth.
Passando al basket la prima cosa che mi viene da dire è che è un vero peccato che Argentina-Lituania si sia giocata ad ore impossibili, per cui ho resistito fino a metà del terzo quarto prima di cadere ucciso dal sonno. Visto il risultato finale però penso di essermi perso ben poco di agonisticamente importante, anche se seguire e gustare ogni stilla del basket prodotto dal fenomenale duo (che Dio ce lo conservi ancora per molto tempo, anche se ho paura, ahimè, che la clessidra stia ormai esaurendo la sabbia a disposizione – sono o no poetico?) formato da Ginobili e Scola è sempre uno straordinario balsamo per lenire le brutture che uno deve sorbirsi del basket moderno. Ecco, se uno vuole capire cosa intenda io per basket e per come dovrebbe essere giocato, guardi Scola e Ginobili e capirà in modo quasi didascalico cosa io voglia dire con tanta insistenza e cocciutaggine. Loro due dimostrano che anche oggigiorno si può giocare a basket in modo divino. Ripeto, grazie a loro di esistere. Passando alla partita che ho commentato la prima cosa da dire è che si è svolta esattamente secondo il copione che vi avevo anticipato nell'ultimo post preolimpico. Francia che tiene fino a che Collet non ritiene di dover mettere in campo un quintetto dall' IQ cestistico inesistente, gli americani beccano un paio di tiri da tre, creano il primo break e tutto il resto è tempo dei rifiuti con basket selvaggio da ambo le parti. Borsino dei fenomeni USA: in assoluto vertiginoso rialzo ai miei occhi Paul e Lebron, ambedue al servizio della squadra senza forzare, facendo il necessario nel migliore dei modi. Veramente bravi, soprattutto Lebron che, ora che ha finalmente vinto l'anello, sembra quasi abbia sgombrato la mente dalla pressione e può permettersi di giocare senza dover dimostrare ad ogni pie' sospinto di essere lo chosen one. Stabile Anthony, indisponente durante l'inno e comunque da prendere per quello che è, uno in apparenza stupidotto che ha però un grande istinto per il canestro. Stabile anche Kobe che però da la netta impressione di avere pian piano già imboccato la via del lento declino. Sempre più convincente Love che uno immagina dovesse giocare in Europa sposterebbe probabilmente tutti gli equilibri possibili. Westbrook inguaribile giocatore da campetto, casinista alla massima potenza, Williams senza commento per non incorrere in querele, meglio del previsto Chandler, in ribasso, ahimè, Durant che sembra avere subito un violento attacco di NBA-ite della serie quanto sono forte, mamma quanto sono forte, per cui lasciatemi fare tutto da solo che questi qui me li mangio per colazione. Dove è andata a finire l'implacabile macchina da canestri dei Mondiali che segnava, stoppava e prendeva i rimbalzi e basta? Che cioè giocava semplicemente a basket?
Blog Olimpico - 2
- Scritto da Sergio Tavčar
Sperando che AndreaGo non si riferisca al mio, di commento, perché, seppur con molte falle (dovute anche alla lunghezza ed alla relativa stanchezza), non mi pare di essere stato catastrofico, veloci commenti alla prima giornata.
Italia che come sempre, quando il Paese è in crisi, in campo sportivo va alla stragrande. Medaglie inattese di Tesconi, incredibile l'oro degli arcieri con Frangilli eroe per sempre, storica la tripletta delle infilzatrici azzurre. E' quasi matematico che lo stellone funzioni sempre quando ce n'è più bisogno.
Terribile il flop dei ciclisti inglesi davanti a Buckingham Palace. Domanda cattiva: quanti nuovi corridori con contratti principeschi avrà l'Astana nelle prossime stagioni? A proposito: dicevano tutti che era un percorso solo per velocisti. Poi si vede il circuito con una salita dolce dolce, ma molto lunga da ripetere otto volte. Ora io andavo in bici solo per diletto ed ero di una scarsezza imbarazzante, per cui non faccio testo. So solo che per quanto dolce sia una salita lunga rompe i marroni non poco. Penso che valga anche per i professionisti, fatte le debite proporzioni. Ed infatti i velocisti erano tutti spompati alla fine. Guarda caso.
Nuoto. Incredibile come cambino le gerarchie in pochissimo tempo. Ora sembra che il baricentro del nuoto mondiale si sia spostato decisamente in Asia. Ieri nelle gare individuali sembrava di essere ad un campionato asiatico con timide intrusioni americane. Inspiegabile il flop di Phelps. Fine di una carriera? Non credo: già altre volte aveva cannato i 400 misti iniziali rifacendosi poi ampiamente. Quel che sembra certo è che è in parabola discendente soprattutto per quanto riguarda le motivazioni, ma penso che comunque i 200 farfalla li vincerà lo stesso. Niente di altro perché Lochte è veramente di un altro pianeta. Come di un altro pianeta sono i due cinesini che sono, per me esteta ed antico convinto praticante di nuoto che cercava maniacalmente la perfezione tecnica (non avendo muscoli), una vera meraviglia per gli occhi. Ora tutti riparlano di doping: chissà perché quando si materializza un fenomeno americano (Franklin?) tutti parlano di doti naturali, se però il fenomeno nasce fuori dagli States allora deve essere per forza doping. Io vedo solo che sia Sun che la Ye sono dei talenti natatori assolutamente straordinari, di quelli che ne nascono ben pochi in un secolo. Un po' come Bolt: tutti si aiutano come possono, però tutti, dico tutti, per cui se questi danno loro giri di pista di distacco significa semplicemente che sono troppo più forti. Ora attendiamo Scozzoli che ha ancora una volta dimostrato straordinarie doti di vincente come attendo fra le donne i 100 metri con la Tang e la Kromowidjojo che ieri in staffetta hanno fatto mirabilie. Sulla Fede nazionale, vista la frazione interna di staffetta di ieri, nutro onestamente seri dubbi, sperando vivamente di essere clamorosamente smentito. A proposito: AndreaGo, ma dove diavolo trovi i vari parziali, vista la catastrofica scarsezza del sito ufficiale e la latitanza dell'ancora di salvezza dell' Omegatiming che proprio non riporta i risultati olimpici, lasciando il povero commentatore nello sterco più totale? Dimmelo, per favore.
Per finire, ieri ho visto spezzoni di USA-Croazia di basket femminile. Delusione profonda per il gioco delle ragazze di Auriemma che sembrano scimmiottare nel peggio il classico non gioco dei maschi delle ultime edizioni mondiali (salva la Turchia, dove c'era Durant). La prima guardia croata che saltava la sua avversaria, come sempre fuori posizione per la stucchevole e stupida continua ricerca dell'anticipo, trovava autostrade per il canestro, per cui, malgrado la stridente differenza di valori individuali in campo, la Croazia era ancora in partita alla fine del terzo quarto. Speriamo che i maschi oggi contro la Francia (per chi vede Koper telecronaca diretta a cura del sottoscritto) facciano un po' meglio.
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