Innanzitutto grazie di cuore a quelli che siete venuti al nostro raduno che spero diventi tradizionale e che magari (mi rovino!) possa allargarsi ad altri amici che saranno sempre e comunque i benvenuti: Personalmente ho vissuto una bellissima giornata e le cinque ore e mezza (!) che siamo stati insieme sono letteralmente volate. Dai vostri commenti mi pare che l'abbiate apprezzato anche voi e la cosa, inutile nascondermelo, mi fa immensamente piacere.

Sul resoconto di quanto ci siamo detti vorrei però mettere alcuni puntini sulle "i" anche per chiarire quanto ho affermato e che, come è anche normale, è stato riportato in modo succinto e dunque fatalmente impreciso. Allora comincio. Sulla Jugoslavia del '96 la mia opinione rimane quella riportata e che cioè avrei scommesso qualsiasi cosa sulla vittoria ad Atlanta della Jugoslavia completa di una decina di punti su "quelli" Stati Uniti. Sarebbe stata fra l'altro una partita fra due selezioni NBA, perché Petrović, Divac, Kukoč, Rađa e Danilović erano (o lo erano stati pochissimo tempo prima) all'epoca giocatori attivi e molto importanti nelle loro squadre. Pardon, Petrović non c'era più, ma se solo lo sciovinismo americano gli aveva impedito di giocare l'All Star game del '93 immaginarsi quale sarebbe potuto essere il suo impatto, anche di carisma, tre anni dopo. In più c'era Paspalj che nell'NBA ci aveva giocato, anche se per una sola stagione prima di essere tagliato per ragioni tutto sommato extrasportive. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Subito l'annuncio che tutti ardentemente aspettavate (?). Dopo lunga e profonda ricerca con importante giro di consultazioni (non scherzo, il mio referente Andrej Vremec, essendo, come già detto, di origini austriaco-opicinesi, quando si assume un incarico lo fa nel modo più coscienzioso possibile) la sconvenscion di sabato prossimo si terrà nell'osmica Ivan Gabrovec di Prepotto-Praprot. Il paese si raggiunge nel seguente modo: si esce dall'autostrada all'uscita Sistiana. Alla fine dello svincolo di uscita si gira verso sinistra in direzione di Aurisina-Nabrežina, si passa attraverso il paese quasi per intero, alla fine del paese c'è una strada che si dirama a sinistra in direzione Aurisina-stazione e San Pelagio, la si prende, si riattraversa la ferrovia, si attraversa il paese di San Pelagio-Šempolaj e subito dopo (max 1 km, 1 e mezzo) si arriva al famoso paese di Prepotto-Praprot, sede di importanti e molto frequentate osmice. Essendo di questo periodo l'unica osmica aperta quella in cui andremo noi basta seguire la frasca appesa ad ogni incrocio per arrivare diritti alla meta. Del resto Praprot, non essendo certamente New York, non presenta particolari motivi per perdercisi. Se uno non è familiare con il sistema delle frasche basta che chieda al primo che incontra o, meglio ancora, posseggo anche il numero del cellulare del proprietario che per ovvie ragioni di privacy non pubblico qui, ma che sarà dato privatamente a chiunque avesse un problema.

A questo punto, anche perché mi sto godendo le ferie nel modo migliore, cioè non facendo un emerito tubo se non dormendo e prendendo il sole con conseguente ammasso delle cellule cerebrali, demando tutti i possibili commenti sugli ultimi eventi sportivi e in particolar modo cestistici al nostro incontro de visu.

Solo un paio di tracce: non voglio parlare dell'NBA, perché c'è ancora troppo dolore per il crudele esito di gara sei. Il fatidico giorno quando mi sono alzato e ho aperto il sito sportivo della TV slovena (il miglior sito sportivo a 360 gradi che esista al mondo) leggendo il resoconto della partita della notte devo confessare di essere stato molto contento di vivere da solo, perché il florilegio di improperi, chiamiamoli così, anche se i termini da usare sarebbero molto, ma molto più pesanti, che mi sono usciti dalla bocca per i successivi 20 minuti mi avrebbero portato diritto in galera per tutta una serie di gravissimi delitti verbali. Ho maledetto il fatto che non esista più giustizia sportiva, ma soprattutto il fatto che, sull'onda del fortunosissimo successo di Miami a questo punto aumenteranno in modo esponenziale gli adoratori del reverendo James con conseguenze per me esiziali per tutto il movimento cestistico mondiale. Per cui, se non volete che cominci a tirare colpi di ascia e mi trasformi in un serial killer, per favore, non parlatemene. Se solo mi volete un po' di bene o, almeno, mi portate un po' di rispetto.

Sulla finale del campionato. Faccio ammenda: la serie non era 50-50, come pensavo io prendendo in considerazione solo i valori tecnici e soprattutto quella che io reputo la dote fondamentale di ogni squadra di ogni sport, di essere appunto una squadra nella quale ognuno sa il suo ruolo che è finalizzato esclusivamente al bene del collettivo. Non ho preso in considerazione il fatto che Siena, per quanto abbia completamente cambiato squadra, era comunque la società che aveva vinto sei scudetti di fila, cosa questa che porta ad un vantaggio enorme su qualsiasi avversario che si trovi davanti, e ciò per ragioni che ancora non so spiegarmi e che comunque mi affascinano in modo straordinario, ragioni che sembrano impalpabili, ma che hanno un peso preponderante e che affondano probabilmente le radici in una specie di psicologia vincente collettiva dovuta alla memoria ed all'eredità dei successi passati che si impossessa di giocatori che magari prima, in altre squadre, non avevano mai avuto la possibilità di essere vincenti. Ripeto, si tratta di un argomento affascinante che sarò felice di discutere con voi dal vivo.

Chiosa: gli incidenti di Varese e di Roma? Sarò anche cinico, ma mi sembrano inevitabili vista la mancanza assoluta di cultura sportiva della stragrande maggioranza del pubblico italiano, soprattutto quello di estrazione calcistica che si avvicina agli altri sport quando sente profumo di possibile successo. Nel senso che il basket si giocherà in un'atmosfera tollerabile quando la posta in palio sarà bassa, ma quando le cose cominceranno a diventare importanti la maleducazione sportiva emergerà comunque. E questo vale per ogni sport con forse, lo spero ardentemente, l'unica eccezione possibile che è quella del rugby che è sport troppo nobile per essere solo capito dalla media feccia di ultras calcistici. Il fatto che 30 energumeni grandi e grossi si spintonino e placchino violentemente per 80 minuti senza fare nessun tipo di intervento vigliacco perché sarebbero uccisi dagli stessi compagni di squadra penso sia assolutamente alieno alla comprensione dell'ultra medio idiota.

Per ora basti. Tutto il resto sabato prossimo all'una con continuazione a oltranza. Come sempre.

Non si può certo dire che in questo periodo non ci siano argomenti di basket. Liquido subito l'NBA, perché ne parlano tutti, per cui io no. Nel senso che mi interessa pochissimo, guardo qualche spezzone (ho scoperto che cambiando il commento sull'originale in inglese, molto più sobrio e calzante, la cosa permette anche agli sprovveduti come sono io di sapere ad ogni azione chi ha segnato il canestro e chi gli ha passato la palla, che perversamente è l'unica cosa che mi interessa dicano i commentatori, per cui la mia soglia di sopportazione è aumentata esponenzialmente), ma leggendo e guardando in giro e scoprendo quanto l'appassionato medio ne sappia dell'NBA infinitamente più di me, mi sembra stupido e presuntuoso che ne parli

Prima però di parlare del resto del basket una piccola chiosa su quanto riportato da Franz sulle Final Four di pallamano. La finale l'ho guardata e bisogna dire che a 5 minuti dalla fine l'Amburgo era avanti di quattro gol con un contropiede aperto a disposizione addirittura con l'uomo in meno. Palla scaraventata sul portiere (il che è come sbagliare un rigore a porta vuota) e contro-contropiede per il meno tre del Barcellona che poi, con due uomini in più (l'Amburgo è andato in paranoia) ha agguantato il pari nei regolamentari. A questo punto tutti pensavano che la mazzata per l'Amburgo (partito dalle pre-qualifiche! - tipo il Liverpool, ricordate?) sarebbe stata terribile. E invece i tedeschi non sono per niente tedeschi, il Barcellona aveva in panchina il Cuaresimal di turno, per cui poi è andata come è andata. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

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Piccolo intermezzo con la traduzione della prima parte dell'intervista che il massimo quotidiano sloveno, il Delo, ha fatto a Matjaž Smodiš in occasione del suo ritiro dopo aver contribuito in modo decisivo alla conquista del titolo da parte del suo Krka. Perché lo faccio penso sarà chiaro quando avrete letto quanto Smodiš aveva da dire.

Già il titolo è significativo: "Alleviamo atleti senza iniziativa (la tradizione letterale sarebbe sfacciataggine, ma penso che iniziativa sia in questo caso più calzante) e comprensione del gioco". (Per continuare a leggere clicca sotto su leggi tutto)

Tanti spunti di cronaca, per cui oggi mi è venuta voglia di scrivere, cosa normalmente rarissima. Comincio subito con i nostri playoff e ovviamente con l'eliminazione di Milano. Secondo me, e quanto sto per scrivere sarà una specie di fil rouge di questo intervento, le ragioni per cui Milano da tempo immemorabile non fa risultato è che in tutto questo tempo non è mai stata una squadra. È già da lunghissimo tempo che continuo a insistere sul fatto che, guardando giocare Milano, non riesco mai a capire, alla serba, chi beve e chi paga, chi cioè deve fare cosa, come e quando. Un tipico esempio, detto ora detto alla triestina, di una scarpa ed uno zoccolo. Ci sono dei play che, quando sono in campo, forzano la loro filosofia di gioco, salvo poi cambiare del tutto registro quando subentra l'altro. Ci sono tanti giocatori, il primo che mi viene in mente è ovviamente Gentile, ma non è che Hairston o Langford siano poi tanto diversi, che in campo fanno un po' di tutto senza che mai si sappia perché lo facciano, e proprio in quel momento. Ora uno dei mantra del basket moderno è che l'interscambiabilità dei ruoli sia un valore aggiunto, in quanto proporrebbe sempre nuove sfide alla difesa che in questo modo faticherebbe a adeguarsi. E in teoria è vero, ed è vero anche in pratica quando i giocatori dai ruoli molteplici sono campioni. I primi esempi che mi vengono in mente sono quelli della fantastica squadra di Dean Smith alle Olimpiadi di Montreal (nella quale sia Dantley che May che anche lo stesso Kupchak potevano giocare dappertutto) o il ruolo che aveva Toni Kukoč nella Jugoplastika dei miracoli. La differenza sta nel fatto che questi campioni sanno giocare nei vari ruoli nei quali vengono impiegati a seconda del momento. Mi spiego: se uno in un dato momento deve giocare da ala piccola, fa in quel momento quello che è chiamata a fare un'ala piccola, se fa l'ala forte gioca da ala forte eccetera. Se uno invece, Gentile mi scuserà, gioca da ala piccola e in quel ruolo fa invece la guardia o viceversa, tutto quello che fa è un grandissimo casino che fa perdere alla squadra tutti i possibili punti di riferimento. Versatilità sì, certamente, però per favore in ogni azione ci deve essere un play, una guardia, un'ala piccola, un'ala forte e un centro. Chi occupa quel ruolo è insignificante, però il ruolo deve essere coperto. Non esiste azione in cui due giocano da play, nessuno da guardia, nessuno da ala piccola, due da ali forti e uno che fa da centro che esce per tirare da tre. A me sembra ovvio che quando succedono queste cose l'unica cosa che in campo posso avere è il caos totale. E infatti non per niente, secondo me, ogni attacco di Milano dava l'idea che tutto succedeva per caso. Dall'altra parte c'era Siena che invece, per quanto il roster fosse sicuramente inferiore prendendo in esame i singoli giocatori, dava l'impressione che tutti fossero al loro posto con le gerarchie molto definite. Ho già scritto parlando della Coppa Italia che il giocatore chiave è diventato Hackett, cosa confermata dalla serie contro Milano (che, ricordo, senza il suicidio in gara due, sarebbe probabilmente finita 4 a 2), giocatore che ha fatto un grandissimo salto di qualità mentale diventando il perno della squadra, quello dotato della responsabilità di farla giocare con tutti gli altri suoi sottoposti. Secondo me Banchi ha fatto un capolavoro con Bobby Brown che soprattutto nella gara decisiva ha fatto il gregario, rispondendo sempre alla meglio quando è stato chiamato in causa. Ho letto che nella serie è stato in ombra e che non è più il Brown che spopolava in Eurolega. Per me chi scrive queste cose di basket non capisce un'emerita mazza. Se la squadra ce l'ha in mano Hackett è solo banalmente ovvio che non possa averla Brown. Due Napoleoni insieme sono molto peggio di un solo Badoglio. E poi: avete mai visto Carraretto, o Ress, o Eze, o Kangur, o Sanikidze eccetera fare qualcosa che non vi sareste aspettati da loro? Io no, e proprio per questo penso che Siena abbia vinto. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Devo confessare una cosa: ieri per Zona sport mi era riuscito uno dei migliori commenti di questi ultimi tempi, per cui volevo riportarlo tale e quale nel blog. Però Fabio mi ha preceduto postando la trasmissione, per cui potete tranquillamente sentire quanto avevo da dire in merito alle Final Four dell'Eurolega. Onestamente non avrei nulla da aggiungere. Riassumendo: le Final Four di Londra ci hanno portato una buonissima ed una pessima notizia. La buonissima notizia è che, come nei film, la virtù è stata premiata, nel senso che a vincere è stata la squadra formata dai giocatori sicuramente sulla carta più scarsi come somma di tasso tecnico, ma che giocando a basket, giocando di squadra, hanno distrutto più che battere le supposte (nel senso proprio di cialde cilindriche…) corazzate che si sono trovati davanti. La pessima notizia è dall'altra parte la totale insipienza dimostrata dalle altre tre partecipanti che sulla carta apparivano squadroni formati da grandissimi giocatori. Il Barcellona è stato patetico. Contro il Real è stato tenuto in piedi da tiri assurdi di Marcelinho che, infatti, nel finale è ridiventato il Marcelinho solito, cioè una fulgida sciagura, regalando la vittoria al Real portato sulle spalle dall'infallibile fromboliere Reyes (!?). Inciso: non so da dove vengano le voci che vorrebbero che io reputi Reyes un brocco. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Prima di scrivere di basket vorrei una volta per tutte chiarire la questione della pronuncia dei nomi jugoslavi (intesi come area geografica – fra l'altro perché non cominciare a definire gli slavi dei Balcani come jugoslavi nel senso proprio dell'appartenenza geografica senza implicazioni politiche di alcun tipo come si usa dire anglosassoni o latini?) e in generale slavi. Premessa: come sapete la grafia dei nomi slavi comporta l'uso del segnetto che vedete sopra le c,s e z (per gli jugoslavi, perché i boemi, che l'hanno inventata, la usano anche sopra la r,t,e e probabilmente altre che non ricordo, anche perché il boemo non lo so...onestamente) che cambia la loro pronuncia, segno che colpevolmente viene omesso quando i nomi vengono scritti da altri, segnatamente latini e germanici che questo segno non lo conoscono, per cui si crea un grandissimo casino quando, in mancanza del segno, uno non sa come leggere correttamente il nome. Per fortuna, anche forse al traino dell'entrata nell'Unione europea di un gran numero di popoli slavi che fino al 2004 non c'erano (!), si sta pian piano cambiando mentalità e devo subito fare un plauso all'UEFA che è già da un paio di anni che scrive tutti i nomi slavi nel modo giusto, per cui finalmente quando giocano squadre ceche o slovacche riesco a leggere correttamente i nomi. Con sommo piacere ho visto che a ruota c'è andata la IAAF che nelle ultime manifestazioni internazionali ha avuto i nomi scritti in modo corretto sul pettorale degli atleti. Stranamente la FIBA, che pure dovrebbe essere più filoslava di tante altre Federazioni, per ora non lo fa ancora.

Un'altra premessa: le pronunce jugoslave sono facilissime perché, a differenza di inglesi o francesi per esempio (ma anche degli italiani: uno straniero di primo acchito magnifico lo leggerebbe mag-nifiko e non certamente manjifiko), a lettera uguale corrisponde suono uguale, per cui storpiare i nomi jugoslavi per una persona di cultura accettabile è perfettamente inaccettabile. Unica eccezione in alcuni casi lo sloveno (per esempio la pronuncia del mio cognome), ma sono regole normalmente eufoniche di immediata comprensione. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")