Leggendo i vostri commenti è solo ovvio che quello che mi ha subito coinvolto è stato il richiamo al pezzo di Valerio Bianchini in merito al problema delle retrocessioni che, dice lui in soldoni, è un retaggio del passato che nelle condizioni attuali è un freno allo sviluppo del basket professionistico. E' solo ovvio che sono queste le tematiche che da sempre mi appassionano e la mia mente è andata indietro al tempo in cui scrivevo (con estremo piacere) sul bellissimo "house organ" della Scavolini che si chiamava Open ed era diretto nientemeno che dalla leggenda del basket pesarese Franco Bertini. Nel gennaio del '96 uscì un mio pezzo che parlava proprio di questo, allora a livello quasi di vaticinio per quanto sarebbe potuto accadere nel futuro. Ora il futuro è già qua, ma, andando a ripescare la preziosa copia della rivista e rileggendo l'articolo, ho visto (anche qui con molto piacere, non lo nego affatto) che quanto scrissi allora era un quadro abbastanza giusto di quelli che allora si potevano intravvedere quali trend. Per cui oggi, anche a mo' di intermezzo prima di ritornare a cose attuali (anche se continuare a parlare di NBA e Popovich mi abbatte perché evidentemente la gente estrapola pezzi del mio ragionamento ignorando del tutto il contesto globale, per cui mi sono stufato di parlare ai sordi), vi proporrò gli scorci più salienti di quel pezzo che, lo ricordo benissimo, mi piacque tantissimo quando lo scrissi considerandolo una delle migliori cose che mai avessi messo su carta e che, come tutte le cose che credo ottime, poi non aveva avuto alcun tipo di eco. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Felice anno nuovo a tutti. Sfrutto un po' di semi-ferie per qualche piccola riflessione anche su quanto è stato proposto nei vostri commenti.

Prima di tutto una puntualizzazione sull'affare Popovich. Mi sembra molto "all'italiana" dire che poteva far finta che, per esempio, Parker aveva un piccolo stiramento al quarto muscolo della falange destra perché nessuno potesse dirgli niente. Modo questo molto farisaico e, permettetemi, mediterraneo per parlare a suocera perché nuora intenda (o viceversa, non me lo ricordo mai). Cosa che però per uno che ha fatto importanti scuole militari mi pare completamente inconcepibile per non dire aliena. Lui è andato immediatamente "to the point" dicendo semplicemente che il calendario era demenziale, per cui lui i suoi vecchietti li teneva a riposo e, come dicono sempre loro, gli americani, "damn to the torpedos". Cioè io faccio così perché mi sembra l'unica cosa da fare e voi datemi tutte le multe che volete (appunto, al diavolo i siluri), ma la salute dei miei giocatori viene prima di tutto. Cioè l'esatto contrario della, scusate, imperante paraculaggine che sembra uno dei tratti più distintivi, ma soprattutto obbligatori, di tutti i coach di ogni sport del vecchio continente. In definitiva la cosa che ai miei occhi l'ha fatto diventare un idolo assoluto è proprio quella che gli viene imputata, e cioè di non esser stato "diplomatico", eufemismo per ipocrita. La quale, se ci pensate, è anche un formidabile gesto di difesa della propria squadra che, sono sicuro, i giocatori, anche quelli non coinvolti, avranno apprezzato tantissimo aprendo la strada affinché tutti i successivi mega-cazziatoni del loro vulcanico coach potessero cadere su terreno fertile e ricettivo. Ed è inoltre un'altra dimostrazione che anche nel mondo dell'NBA continua ad esserci qualcuno che pensa che il basket sia ancora uno sport e non solo un mix di esibizioni Togni-Orfei. Non solo, ma lo scandalo suscitato in modo tanto palese non potrà non portare ad una riflessione sui ritmi imposti dal calendario che, ormai è lampante, ha l'unico scopo di sfruttare in ogni modo la compagnia di giro delle stelle del basket parificandole ai pagliacci del wrestling (loro sono i clown del circo, i cestisti gli acrobati). Sul fatto che lo spettacolo debba essere rutilante, ossessivamente presente e dunque sfruttato dal punto di vista del guadagno fino all'ultimo cent possibile, si può anche essere parzialmente d'accordo, che però debba essere tracciata una linea ben precisa affinché vengano rispettati almeno i più basilari interessi dello sport che sta alla base del circo è altrettanto importante, oserei dire fondamentale.

Sempre in tema è il commento sulle parole di Gallinari (che così dimostra ancora una volta di essere una persona pensante) che dice che in America valgono solamente le statistiche, mentre il basket viene giudicato in Europa da tante altre cose che non rientrano nelle statistiche. Che sono quali? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Intanto, auguri a tutti, veramente di cuore perché voi che mi leggete vi reputo amici con i quali magari litigare, anche furiosamente, ma che condividono gli stessi interessi e le stesse passioni, il che è la definizione più calzante che ci possa essere per descrivere un amico. Sperando nel contempo che la tradizione delle sconvenscion si perpetui proprio per cementare questa amicizia che si può coltivare solo quando si è insieme anche fisicamente.

Non mi sono fatto vivo prima in quanto la scorsa settimana ero impegnato nel pomeriggio con i mondiali in vasca corta di nuoto di cui non ho fatto telecronache, ma sui quali poi ho fatto un ampio servizio per Zona sport, ma anche e soprattutto perché, per quanto sembri strano ai più, il nuoto mi piace e mi appassiona, dunque quando è in TV lo seguo a prescindere. Un po' come il golf. Del resto non avrei avuto molto da dire, in quanto nel basket non succede niente di nuovo. E, visto che da me ci si attende che parli di basket, non credo che interessino le mie riflessioni sui perché della incredibile metamorfosi di un'atleta di straordinario talento, che però finora, per limiti caratteriali che sembravano insormontabili, non aveva raggiunto che una minima parte dei successi che avrebbe potuto e dovuto ottenere, ora di colpo diventata una tigre che sbrana tutto quello che trova per strada. Parlo ovviamente di Tina Maze, l'unica eroina che in questo momento abbia lo sport sloveno. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Prima di tutto un breve resoconto del sorteggio per i gironi degli Europei di domenica 18 a Postumia. "Location" meravigliosa nella sala grande, detta dei concerti (se si stipano gli spettatori, ce ne stanno dentro fino a 10000!), del complesso delle grotte di Postumia, la più famosa attrazione turistica della Slovenia col suo complesso di straordinarie grotte carsiche, ognuna delle quali rappresenta un paesaggio da fiaba con le sue incredibili e sempre diverse concrezioni calcaree. La sala (o mega grotta) si raggiunge con un trenino a scartamento ridottissimo che, pur viaggiando tutt'altro che piano, per raggiungerla ci mette una decina di minuti attraversando grotte naturali, tunnel artificiali, costeggiando il fiume carsico che la attraversa (e che poi, tantissimi chilometri più a valle, si chiamerà Timavo), offrendo insomma sensazioni magnifiche. Io poi che sono leggermente agorafobo e che adoro le grotte ho goduto da matti. Il sorteggio invece, più che goderlo, mi ha divertito in modo inatteso, tanto che verso la fine ridevo quasi a crepapelle. Se quello infatti non è stato un sorteggio pilotato con tutte le palline che puntualmente ad ogni uscita davano la squadra che tutti si attendevano a quel punto, non so quale possa esserlo stato di più nella storia. Forse solo quello di Italia '90, quando Blatter fece cambiare una pallina a Sofia Loren. Il tocco da maestro è stato l'annuncio, a sorteggio eseguito, che si doveva attendere un po', perché doveva riunirsi l'apposita commissione per decidere in quale città fare disputare i singoli gironi. Quando si vedeva ad occhio nudo che tutto era stato predisposto per come, dopo neanche due minuti (sai che riunione!), si è verificato con tanto di solenne e ponderato annuncio in pompa magna. Perché sono tanto sicuro? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

La stagione del basket è partita in pieno e le partite si susseguono a tamburo battente (esordio classico da basso servizio di "cucina", come si dice in gergo, scritto con la mano sinistra, tanto per significare quanto sono ispirato), tanto che in questi ultimi giorni ho visto addirittura scampoli delle prime partite dell'NCAA. Eppure, malgrado la frenetica attività, detto onestamente non ho argomenti che non siano la rifrittura di quanto detto e stradetto. Milano è sempre quella, Siena e Cantù pure, l'NBA continua ad essere inguardabile, in Eurolega chi si sapeva fosse forte gioca bene, chi si sapeva potesse avere problemi, li ha. E allora lasciatemi una specie di intermezzo slegato dall'attualità più stretta con alcune considerazioni generali.

Per essere più preciso parto dall'attualità per la prima considerazione. Mercoledì sera ero a Lubiana per effettuare due interviste per Zona sport con Andrea Trinchieri e Bruno Arrigoni, due personaggi che mi interessavano, il primo perché con la sua aria da "fighetto" meneghino di stampo classico, di quelli che a noi di provincia sa tanto di puzza sotto il naso, in campo mostra doti di sana comprensione del gioco che meravigliano, il secondo per le sue doti di conoscitore del basket che gli permettono ogni anno di prendere per Cantù giocatori sconosciuti, ma bravi, e soprattutto giocatori di basket secondo la mia accezione che già conoscete. Arrivato all'albergo dove alloggiava la squadra ho trovato Trinchieri che mi aspettava e che, salutandomi, ha cominciato a parlare in perfetto croato con tipica cadenza quarnerina (il Quarnaro, Kvarner in croato, è il golfo di Fiume, per chi non lo sapesse). 

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Facendo un paio di chiose sui commenti al mio precedente post vorrei intanto dire che non credo di essere un indovino dicendo che né Cantù né Siena hanno il giocatore che possa prendere in mano la squadra nei momenti decisivi sul punto a punto. Basta leggere i roster. E poi basta vedere i finali di partita di questi primi tre turni. La partita di Cantù col Himkij non fa testo, perché, ed anche qui è facilissimo essere profeti, una squadra che ha come mente pensante (??) Planinić è per definizione una squadra acefala.

Su Milano non so cosa dire. Se due indizi sono una coincidenza e tre sono una prova, allora che Scariolo sia un ottimo allenatore lo prova il suo passato, perché dalla Scavolini fino a Malaga, dovunque è stato, ha fatto più che bene. Dunque non si può discutere, essendo impossibile che sia rimbecillito di colpo. E allora come mai Milano ha giocato contro Vitoria i più scandalosi ultimi sette minuti della storia del basket? Come mai c'è stato il caos più sublime mai visto con giocatori chiave dimenticati in panchina nei momenti fondamentali, con altri giocatori chiave che si nascondevano brillantemente, mentre a concludere erano chiamati, o meglio si autochiamavano senza che nessuno glielo avesse chiesto, degli incapaci? E tutto ciò dopo 24 secondi di spostamenti random in campo senza un'idea sparata di cosa si sarebbe dovuto tentare di fare? Mistero. Sommo mistero. Qualcuno me lo spieghi. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Prima di tutto una scusa: avevo sì l'intenzione di mettere la mia intervista sul sito, ma pensavo che sarebbe finita nelle rubriche, o come diavolo si chiamano nel cyberspazio, collaterali tipo foto della prima presentazione. Poi è finita in copertina e confesso che il primo ad inquietarsi quando vede in primo piano il faccione cogitante di uno che si atteggia ad importante e che dice cose pregne di densi significati sono io. Per cui scrivo subito un altro post sperando di coprire la triste visione.

Ho fatto il mio bel compitino per casa. Nel senso che prima di fare un po' di pericolosissimi vaticini sull'Eurolega appena cominciata sono andato sul sito ufficiale e mi sono preso le formazioni delle 24 squadre tentando una prima analisi. Ora, le analisi si dovrebbero fare prendendo in considerazione una quantità incredibile di variabili con statistiche eccetera. Cosa che anche tanti di voi (uno a caso il mulo Skarabot – non prendertela! È con molto affetto, anche perché mettere assieme statistiche e dati non è mai un lavoro inutile) fanno con esiti che a volte sfiorano le previsioni del tempo che abbiamo sentito per l'ultimo fine settimana quando, dopo aver impegnato tutti i supercomputer del mondo, aver riempito di dati la mega macchina di Reading, aver consultato tutte le tabelle statistiche ed aver tratto auspici dalle viscere di animali sacrificali, tutto quello che hanno detto è stato: "tempo da variabile a perturbato con possibilità di locali piovaschi o temporali". Come a dire non sapevano che pesci pigliare (ad onor del vero su TV Slovenia il meteorologo di turno aveva detto con molto spirito: "se sapete come sarà il tempo per il fine settimana ditecelo, perché noi non lo sappiamo"). La morale della favola è che per fare previsioni scientifiche si dovrebbero analizzare dati che sfiorano la teoria del caos (quella del famoso battito delle ali di una farfalla in Cina), per cui, rimanendo al paragone con le previsioni del tempo, a volte è meglio fidarsi del proverbiale callo o di una vecchia ferita che duole, perché, per quanto empirica, sarà una previsione almeno basata su qualcosa.

Seguendo questo sano principio mi sono dunque fidato delle prime sensazioni che ho avuto leggendo i vari roster. Ripeto, si tratta di sensazioni epidermiche, ma soprattutto tarate sul periodo attuale quando siamo in pieno inizio di stagione, quando le squadre devono ancora trovare quadratura tecnica, amalgama e chimica di spogliatoio (a parte il povero Džikić che è stato trombato in modo surreale per aver avuto la colpa di aver perso negli ultimi minuti contro il CSKA con una squadra formata fondamentalmente da cessi), per cui so benissimo che certe cose che dirò saranno poi totalmente smentite alla prova dei fatti e che mi sto esponendo a figure da nascondersi. Corro il rischio: poi quando dovrete impallinarmi vi prego di mirare al cuore e di risparmiare la faccia. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")