Altro post telegrafico. Match fra massimi e welter. Quando i massimi hanno deciso di duellare sulla distanza corta, corpo a corpo, hanno messo il k.d. Dall'altra parte si sarebbe dovuto danzare come una libellula e pungere come un'ape. Fatto. Fino a che la danza ha tolto il fiato e l'ape ha perso il pungiglione. Peccato. Quasi quasi mi ricredo sul fatto che i chili non giochino a basket (scherzo! Non crederete mica che parli sul serio! Pietà!).

Altra semifinale: ucraini lunghi, pipponi, senza fantasia, ma ben allenati contro una squadra non tanto più forte che ha però avuto Simon ispirato, Draper vero play, Ukić meno dannoso del solito, dirò di più, a volte anche utile, Croazia vince malgrado la catalessi da malattia del sonno di Tomić.

In breve: sono in crisi con il lavoro, per cui telegraficamente. Slovenia come previsto, Francia più forte, caos disorganizzato in attacco, fratelli Dragić croce e delizia, Parker, come paventato, ha deciso di giocare la partita fino in fondo e ha fatto un mazzo terribile alla Slovenia. Serbia inesistente, onestamente a gran sorpresa, per cui Spagna ingiudicabile.

Prossimo post “vero” sabato pomeriggio verso il tardi.

Oggi, in attesa del big bang, solo qualche breve considerazione. Intanto sono contento che anche voi vi stiate accorgendo come il vedere una partita di basket dal vivo sia tutt'altra cosa che vederla in TV. Non sono mai riuscito a capire il perché la differenza sia tanto marcata. Evidentemente la televisione appiattisce molto di più di quanto si possa immaginare. Esempi: andare su una pista di discesa, magari d'estate, vedere che tipi di precipizio ci sono e vedere la gara in TV d'inverno dove su quello stesso punto sembra che vadano sul dritto (io mi immagino che roba debba essere la Mausfalle che fa impressione già in TV), oppure, credetemi, la libidine assoluta che suscitaslo una partita di hockey fra squadre vere vista dal vivo. Dico sempre che nella mia carriera il ricordo di ineffabile goduria maggiore fu in occasione di un' URSS-Cecoslovacchia di hockey alle Olimpiadi del '76. Sono contento anche che quelli di voi che siete stati a Lubiana e che siete sopravvissuti alle resse ai botteghini (inutile: quando gli sloveni vogliono inventare l'acqua calda fanno pasticci terribili, proprio perché l'acqua calda è troppo facile farla, l'importante a questo punto è che vogliono aggiungerci qualcosa di strano che altri non hanno mai fatto col risultato di combinare disastri plurimi colposi) abbiate notato che la città letteralmente respira di basket. Quello che dicevo: con buona pace dei bolognesi o pesaresi, le due città al mondo più in simbiosi con il basket rimarranno sempre Trieste e Lubiana. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Scusate un po' il ritardo e la brevità, ma oggi mi sono preso una giornata di semi-riposo in vista del rush finale che prevede per i prossimi giorni trasferta a Capodistria di mattina, visione girato e preparazione servizio, pezzo per il Primorski (mi pagano! forse...) poi alle 15 migrazione verso Lubiana con ritorno alle 24 e 30 a casa. Per cui se non scriverò sul blog o sarò telegrafico non avetene a male, perché ogni uomo ha i suoi limiti, soprattutto quando comincia a avere una certa età.

Allora sui prossimi quarti di finale. Domani pomeriggio Serbia-Spagna. Serbia classica squadra serba, nel senso che gioca bene contro i forti, male contro i deboli anche perdendo quando non importa. Sono giovani, senza pressione, corrono, uno a turno tipo Nedović contro i francesi trova la giornata di tiro (e tira lui! non quelli che non ci prendono, differenza sottile, ma sostanziale), sotto canestro hanno Krstić che nel desolante panorama attuale dei centri (sono d'accordo con voi) è un professore di fisica quantistica, hanno Bjelica che nel corpaccione di un'ala forte ha il cervello di un play (e infatti, quando cominciò, Pešić nella Zvezda lo faceva giocare proprio da play puro), hanno quel Gagić di cui tutto si può dire meno che sia sveglio e furbo, hanno il piccolo Bogdanović (voi che sapete tutto è il fratello di quello che giocava con Tripković e che poi è andato in Francia o Spagna?) che è una guardia classica, come piace a me, insomma sono la classica squadra da sbarco che si adatta benissimo a quanto fanno gli avversari colpendoli nei punti deboli, in questo sicuramente aiutati dal bravissimo manico che li guida e che non ha per fortuna sua in campo qualcuno che lo sabota di continuo facendo il contrario di quanto lui vuole, ma che deve giocare perché è la stella (quando ha vinto l'Eurolega con l'Olympiacos?). Se proprio volete sapere più ci penso, più sono convinto che l'Italia contro di loro avrebbe avuto molte meno chance di quelle, peraltro non tantissime, che ha contro la Lituania. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Dovevo andare a Lubiana a seguire l'Italia. Solo che dovevo anche fare il servizio per Zona sport su Grecia-Croazia e dopo andare. Ovviamente due supplementari, per cui abbiamo deciso di soprassedere, sono tornato a casa e ho tempo per questo veloce post, a mo' di supplemento a quello scritto velocemente di mattina parlando finalmente un po' di basket.

Voglio solo un momento rispondere un momento a Carlo, anche se sembrerà un'arrampicata sugli specchi. Non credo che in linea di principio i miei giudizi netti che alcuni di voi molto apprezzano siano in contrasto con quanto detto sulle facoltà di giudicare. Sempre fermo restando che le mie sono opinioni (per quanto maturate e per quanto possibile corroborate dall'esperienza) e che non lo ripeto ogni volta per non apparire stucchevole, anche perché mi sembra sottinteso, mi sembra chiaro che le cose sono su un piano diverso. Per quanto la gente possa apprezzare i miei giudizi non chiamano certamente me a decidere su chi debba essere il coach della Nazionale. Del resto non mi chiamano neanche quando si tratta di scegliere l'allenatore dello Jadran, per cui figuriamoci. E non chiamano certamente me quando si tratta di decidere promozioni o retrocessioni di arbitri. Ed è giusto così. A ognuno il suo mestiere. Ripeto l'importante non è "cosa", ma "come". (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Oggi sarò brevissimo, perché scrivo infatti nell'intervallo di Croazia-Grecia (partita nella quale faccio un tifo assurdo per la Grecia, perché mi fa una fifa blu l'idea di dover giocare contro la Francia nei quarti), in quanto abbiamo cominciato Zona sport e sono costretto a rimanere a Capodistria fino alla fine della partita, scrivere velocemente il commento per la trasmissione e poi volare a Lubiana per vedere il più possibile della partita dell'Italia.

Sul blog di ieri: era uno sfogo e posso aver detto cose piuttosto di cattivo gusto, per cui di esse mi scuso. Non riesco a capire però l'appunto che se non riesco a sopportare le opinioni a me avverse non si vede perché insista a tenere un blog. Guardate che non me lo ha mica ordinato il dottore e posso smettere di scrivere quando mi pare e piace, per cui se qualcuno pensa che lo scrivere accresca il mio ego si sbaglia di grosso. Era cominciato come un divertimento (no, sono onesto, per lanciare il libro), ha messo assieme un bel gruppo di gente raziocinante, sono andato avanti e tutto qua. Se, come ha detto qualcuno per cose ben più importanti, pensate che il problema sia io, per l'amor di Dio, fate voi, che a me non me ne viene niente. (Per continuare a leggere clicca solo su "leggi tutto") 

Sono depresso. Evidentemente, per quanto mi esprima e soprattutto pensi, in italiano, evidentemente per questioni genetiche gli italiani, per quanto pensi di conoscerli, non riuscirò mai a capirli. E la cosa mi crea un senso di estraniamento colossale, quasi una perdita di identità. Dopo aver letto i vostri ultimi commenti mi sono reso conto di essere completamente fuori frequenza e fase rispetto a quello che dite e soprattutto a come lo dite, per cui mi sento un pesce fuor d'acqua sul mio stesso blog. Razionalmente so, e l'esperienza me lo ha confermato, che gli italiani sono un popolo passionale, tanto passionale che è la passione, e non certo il raziocinio, a prevalere in tutte le discussioni, per cui anche nei dibattiti televisivi ha ragione semplicemente chi grida di più. Sono un popolo teatrale, che quasi inconsciamente deve rendere plateale e pomposo tutto quello che fa, con la conseguenza che ogni cosa deve essere ammantata da paroloni e citazioni dotte, magari solo per dire che il pranzo è servito o altre banalità del genere. E soprattutto, ed è la cosa che più mi da fastidio, si ritengono tutti sommamente furbi e intelligenti, per cui quanto dice un altro, se non collima con quanto dice lui, non deve essere discusso, o magari confutato con la verità dei nudi fatti, ma abbattuto, stritolato e soprattutto ridicolizzato. Io, per esempio, quando dico "secondo me" è "secondo me" senza pretendere che quanto io penso sia la verità assoluta. Se poi qualcuno mi dimostra con i fatti che avevo torto, sono dispostissimo a cambiare opinione. Se però per convincermi si usano non-fatti o fatti distorti, o mezze verità, semplicemente decido che mi è stata raccontata la fiaba dell'orso, come diciamo noi, e rimango della mia opinione fino a che non arriva qualcuno con fatti veri, dimostrati e soprattutto completi. L'apoteosi dell'incazzatura l'ottengo quando qualcuno mi dice: "È così e basta" oppure "lo dico io" o, più subdolamente "lo dice il tale". E allora? Chi sei tu o quel tale? Giovanni Battista o il Profeta Isaia? Non sei d'accordo con me? Posso anche ritenere (come spesso succede, inutile negarlo) che tu sia un perfetto imbecille, ma ti riconosco il diritto di avere la tua opinione. L'unica conclusione che ne traggo è che con te, dal punto di vista intellettuale, non voglio nulla più aver a che fare per il resto della mia vita. Il mondo è abbastanza grande per contenerci comodamente tutti. Anche per ospitare gente con la quale possa essere sulla stessa lunghezza d'onda pur con diverse opinioni con la quale mi piace discutere e che infatti sono i miei più stretti amici. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")