Ho paura che, malgrado sia svanita la sbrodolatura patriottica (scrivo dopo la grandiosa seconda manche della Maze a Aare di ieri e il bel salto in basso oggi di Prevc a Trondheim), non sia ancora in grado di passare definitivamente al basket. Ho infatti ancora grosse lacune proprio nel mettermi al corrente di quanto succede avendo praticamente in questi ultimi tempi visto solo la partita di ieri di Milano al Pireo e un po' di Fenerbahce fra la settimana scorsa e ieri.

Ci ritornerò comunque, ma prima vorrei definitivamente chiudere la pratica Olimpiadi. Intanto vorrei subito dire che ho letto attentamente la lunga disamina di Andrea-Go che, ormai mi conoscete abbastanza, non mi ha per niente smosso da quanto da me affermato nel post precedente. Per cui lui è in disaccordo con me, io sono in disaccordo con lui, 1 a 1, palla al centro e amici come prima. Continuo a reputare che i due cross siano discipline stimolanti e tecnicamente nonché tatticamente molto probanti oltre che coinvolgenti per gli spettatori. Sul fatto che il pericolo deriva dal contatto per cui la cosa è diversa dalla discesa libera posso anche essere d'accordo, ma mi sembra abbastanza irrilevante. E allora il motociclismo, enormemente più pericoloso (da Kato a Simoncelli ci sono esempi agghiaccianti a iosa), lo aboliamo pure lui? Se hai paura dei contatti cambia sport, e del resto non mi sembra che a andare addosso a un avversario sia una tattica vincente in quanto normalmente si cade anche in prima persona e si manda la gara a escort, il che non credo che sia nell'interesse di chi commette il misfatto. Andare a forzare passaggi in quel mondo di squali vuol dire cercare guai, per cui ho l'impressione che, se uno lo fa, sia stupido e basta. E normalmente gli stupidi si eliminano prima o poi da soli, a volte anche fisicamente (nel senso di infortuni, non certamente nel senso di dipartita, ovviamente). Un po' come la famosa inglese suicida e omicida dello short track. A volte, anzi sempre, bisogna anche ragionare e non lasciarsi ciecamente trascinare dall'adrenalina. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Mi scuso profondamente non avendo tenuto fede alla mia promessa. Semplicemente è successo che ho avuto abbastanza da fare con telecronache anche in orari lontani fra loro (quando per esempio c'era di mattina il fondo e di sera i salti), ma soprattutto è successo che quando non avevo nulla da fare (se non prepararmi per le telecronache successive) ho guardato le gare. Più o meno tutte. Primo perché erano molto belle, poi perché già da piccolo le Olimpiadi mi coinvolgono emotivamente sia per l'atmosfera che le circonda sia perché mi immedesimo negli atleti che vivono alle Olimpiadi momenti incredibili di pressione in quanto magari in pochi secondi, se non addirittura centesimi di secondo (Maze e Gisin), si giocano buona parte della loro carriera fatta di incredibili sacrifici e privazioni. E sono perciò tanto più da ammirare incondizionatamente quando questi loro sacrifici vengono fatti per eccellere in sport nei quali le gratificazioni finanziarie sono molto limitate. Ho gioito per esempio come un pazzo quando a vincere medaglie sono state, a poche ore di distanza una dall'altra, Vesna Fabjan e Teja Gregorin, due sportive che della costanza e della caparbietà hanno fatto la loro bandiera per tutta la loro carriera e mi sono commosso con loro quando alla fine hanno ricevuto il premio per il quale hanno sgobbato tutta la vita.

A proposito per mettere le cose in chiaro dico che provincialismo non è tifare per i propri atleti, anzi, ma il non interessarsi di una competizione nella quale non ci siano "nostri". Conoscere le storie che stanno a monte di successi e catastrofi sportive in sport magari ignoti alle nostre latitudini è segno di apertura mentale sia per tentare di capire come ragionano gli altri sia per ampliare le proprie conoscenze e scoprire cose nuove delle quali a volte non se ne aveva neppure il sentore. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Sarebbero state due magnifiche giornate. Ieri ho avuto la ventura di commentare le gare di sprint del fondo e devo dire che mi sono divertito e emozionato come non mai. C'è stato di tutto: Cologna che inciampa nei suoi sci due volte nella stessa batteria, la Bjoergen che per fare la furba e risparmiare energie si intruppa e si arrota con la Višnar e esce, l'altra slovena Vesna Fabjan che approfitta del fatto che sono uscite tantissime forti e conquista una super insperata medaglia, del tutto inattesa visto tutto quello che ha passato in questi ultimi tempi, parlo di due anni più o meno, fra infortuni e malattie. E una volta assorbita l'emozione di una medaglia slovena del tutto inattesa arriva la finale maschile con Gloerssen che cade, Hellner che per evitarlo scivola a sua volta, il povero fortissimo giovane russo Ustjugov che si trova la strada sbarrata e non ha proprio spazio per cui cade anche lui favorendo il sorpasso di Joensson che era già attardato per terribili dolori alla schiena e che poi arriva terzo per forfait altrui accasciandosi moribondo 10 cm oltre il traguardo. Roba che Bradbury al confronto era un dilettante. Finita la gara vado in redazione, guardo l'inseguimento di biathlon, impreco quando Teja Gregorin in piena rimonta fallisce il secondo colpo al terzo poligono, salvo che poi, nella bagarre dell'ultimo sparo, lei centra tutti i bersagli, esce da sesta e al successivo passaggio prima del traguardo appare incredibilmente al terzo posto che poi mantiene fino alla fine stabilendo il secondo miglior tempo sugli sci dell'ultimo giro sorpassando gente fortissima tipo la Soukalova e Valja Semerenko. Altra medaglia slovena inattesa e altre scene di giubilo furibondo. Con questo bottino già sontuoso stamattina mi metto in poltrona a guardare la discesa e gioisco come un pazzo quando finalmente Tina Maze finisce prima col brivido dopo un errore a poco dalla fine su una pista che si stava liquefacendo finendo con un urlo da Tarzan quando la Fenninger, subito dopo, si incarta e esce (poco sportivo? E chi se ne frega...). Con l'animo leggero e contento mi vesto, vado a Capodistria, entro in redazione, apro la Gazzetta e leggo l'apertura delle pagine olimpiche: "E' scoppiata di nuovo la guerra fredda". E esplodo. Ma porca quella miseria (le vere parole erano comprensibilmente altre, ben più pesanti e irriferibili), ci sono dal punto di vista agonistico le più belle Olimpiadi che io mi ricordi (lasciamo stare Lillehammer, lì c'era l'ambiente e il fatto storico della vittoria della staffetta italiana nel fondo, ma dal punto di vista agonistico pensate un po' alle gare che ci sono state e ditemi se si possono paragonare alle gare che ci sono state finora in questo solo primo quarto di Olimpiadi), un giornale sportivo potrebbe e soprattutto dovrebbe trovare storie interessanti da raccontare, ce ne sono tantissime, una più bella e edificante dell'altra, c'è solo l'imbarazzo della scelta, e voi continuate a rompermi il cazzo (scusate l'omissione dei puntini, ma quando ci vuole ci vuole) con queste storie trite e ritrite di bassa politica strumentale prendendo per serie accuse reciproche di buoi che danno dei cornuti agli asini che si trovano di fronte? Ma andate a farvi fottere (anche qui mi scuso per il linguaggio da trivio, ma vale quanto detto sopra)! Per esempio leggo che gli immacolati americani provano fastidio per il continuo Ros-si-ja del pubblico e nello stesso tempo mi ricordo dei martellanti e indisponenti Yu-es-ei che mi risuonano ancora nelle orecchie delle Olimpiadi di Los Angeles e Atlanta. Perché voi sì e loro no? (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")

Avevo detto che avrei scritto spesso durante le Olimpiadi. Il fatto è che però, malgrado la mia veneranda età e il fatto che in tema di Olimpiadi dovrei essere già stufo e disincantato per averne seguite tante, è sempre più forte di me. Guardo tutte le gare, per cui non trovo il tempo di sedermi davanti al computer per scrivere. Oggi non avevo telecronache, per cui mi metto al lavoro di sera a gare finite. Ebbene sì, ho seguito, anche per rendermi un idea di cosa mi attende, Svizzera-Canada di curling. Una volta superato lo choc iniziale dei commentatori di Sky che sparano in continuazione quelle che loro reputano battute, ma che in realtà più che ridere fanno venire una malinconia cosmica nonché il latte alle ginocchia, e una volta superato il fatto che più che commentare rispondono ai twit che ricevono vantandosi di averne ricevuti un numero record, purtuttavia ogni tanto hanno sprazzi di rinsavimento e commentano l'accaduto spiegando anche bene, direi, quanto succede. Per cui si può anche seguire. Fra l'altro la partita è stata molto combattuta col leader canadese che proprio all'ultima pietra (stone vuol dire pietra, o no?) ha avuto la grossa occasione di andare all'end supplementare, ma ha cannato clamorosamente l'ultima bocciata. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto").

Informazione di servizio. Grazie innanzitutto per gli auguri ("when I get older, losing my hair..." - e dire che il 2014 mi sembrava un futuro remoto quando mi ricopiai in bella calligrafia i testi di Sgt. Pepper dal retro della copertina del disco che un compagno di scuola mi aveva imprestato e che avevo riversato sul mio Gelosino a nastro – a proposito, c'è forse ancora qualcuno che possiede un registratorino a nastro a 4,75 di velocità?, in quanto nella massa di nastrini che ho ancora a casa c'è da qualche parte anche l'audio della mia primissima telecronaca che mio fratello registrò direttamente dalla TV), ma la ragione principale per la quale mi faccio vivo è per ragguagliarvi su come seguiremo le Olimpiadi in TV. Faremo una striscia di pomeriggio con puntate in prima serata sulle cose del pomeriggio russo (principalmente hockey che in Slovenia seguiranno ovviamente a tappeto partecipandovi anche per la prima volta Kopitar e soci) seguendo con differite le cose del mattino russo che per i nostri orari (verso le 8 del mattino per il fondo e ancora prima per le prime manche dello sci alpino) sarebbe inutile trasmettere in diretta. Io NON seguirò l'hockey che è già da moltissimi anni dominio di Robi Siljan, ma ciò non vuol dire che starò con le mani in mano, anzi. Intanto mio dominio sono le due cerimonie, apertura e chiusura, che ho commentato ininterrottamente (salvo le tre Olimpiadi invernali, '80, '88 e '06, che mi hanno visto inchiodato a letti di ospedale per operazioni complesse, tutte e tre le volte) da Sapporo '72. Seguirò poi il fondo e i salti con questi ultimi che sono (se la Maze dovesse continuare a avere la mente annebbiata) la disciplina nella quale la Slovenia può più giustificatamente sperare in qualche medaglia, soprattutto con il suo Wunderteam a squadre (tre vittorie su tre nelle ultime gare disputate). E infine, udite udite!, su mia precisa richiesta Robi mi ha concesso di fare le telecronache delle due finali di curling. Sono forse impazzito? Probabilmente sì. Però tutto sommato, ripensandoci, malgrado la mia veneranda età sono ancora giovane di spirito, in quanto vorrei ancora provare sensazioni nuove e aggiungere un altro sport alla lunghissima lista di quelli che ho commentato in carriera. E poi vorrei tanto divertirmi facendo una telecronaca di quelle che ho sempre sognato di fare, una specie di svolazzo ironico in punta di penna, prendendo in giro gli spingitori di scogli e i loro ramazzatori senza offendere nessuno, ma facendo capire, sotto una patina di forzata seriosità, che in effetti trattasi di boiata pazzesca. Sarà per me uno stimolo straordinario, in piena linea con il mio carattere. Spero proprio di riuscire bene. Se qualcuno vorrà seguirmi e poi mi dicesse cosa ne ha pensato mi farebbe un grande piacere.

Un'altra cosa per finire (come vedete non parlo di basket – se ne riparlerà a Olimpiadi finite). Visto che sarò a Capodistria praticamente tutto il giorno per due settimane penso che avrò il tempo di scrivere una specie di diario degli eventi olimpici, non a cadenza quotidiana, ma quando ci sarà qualcosa di interessante da dire e discutere. Tipo gli ultimi Europei di basket, ma senza stringenti impegni. Che ne pensate?

Ullalà! Ho visto con raccapriccio che non scrivo nulla da un mese. Come passa il tempo! Spero che continuiate a insistere e guardare ogni tanto il sito, se no sono spacciato. A mia scusante, stavolta ben più che parziale, devo subito dire che, ahimè, sono praticamente tagliato fuori dal basket in TV. Purtroppo l'Eurolega la trasmettono su Foxsports2 che, per uno strano caso, sarà perché devo avere la parabola un tantino scentrata, vedo un giorno si e una settimana no. Sono riuscito solo a vedere il massacro dell'Olympiacos a Milano. Dico solo che in quella partita Milano mi è piaciuta tantissimo perché finalmente si sono capite le gerarchie di gruppo, chi deve fare cosa, quale è la prima opzione in attacco, quali sono i cardini sui quali si regge la difesa, insomma una squadra con un capo e una coda, contrariamente allo scorso anno. Forse perché hanno finalmente un play e un pivot, cioè uno attorno a cui ruota la squadra, ovviamente Hackett, che come nelle squadre che si rispettino non ha il precipuo compito di fare anche punti, o meglio deve farli nei momenti giusti, perché questo compito spetta ovviamente al miglior attaccante di tutti, cioè Langford, con gli altri che completano il gioco mettendosi al momento giusto nei posti giusti (saranno queste le mitiche spaziature?) e finalmente con uno sotto canestro che fa il lavoro sporco in difesa e che è sempre presente in attacco per i rimbalzi e in genere per rompere le scatole ai lunghi altrui o, come si dice, per sporcare da subito il gioco agli avversari mettendoli fuori ritmo (vedete come so anche parlare moderno? - non lo farò più, state tranquilli, era solo per far vedere che non sono poi 'sto fossile). In definitiva, riprendendo un concetto a me caro, ognuno fa le cose che sa fare meglio, il che è, lo ripeterò fino allo svenimento, il segreto ultimo per far giocare bene una squadra. Sull'Olympiacos sospendo ogni giudizio. Una partita, giocata fra l'altro, mi sembra, in un momento della stagione difficile per loro, non può essere un affidabile metro di paragone. Certo è che, a vederli così, i dubbi che possano andare lontano sono grossi. Un solo giocatore, per quanto favoloso, non può bastare. La ragione è semplice: e se si fa la bua? O altrettanto semplicemente, cala di forma? Gli altri, ingigantiti dal loro leader, sono e rimarranno sempre bravissimi comprimari (sì, lo dico, anche a costo di essere sbertucciato fino al midollo, penso a Printezis, Sloukas e Perperoglou) che, se il loro leader non funziona, gli si spegne la luce. (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto") 

Per fortuna che siamo sotto Natale, perché almeno così sono le circostanze a costringermi a scrivere qualcosa. Nel senso che a tutti voi che seguite il mio blog e soprattutto alla ristretta cerchia di appassionati (e, posso dirlo?, amici) che si è ormai cristallizzata e che con tanta passione discute sui temi via via proposti, devo per forza (non capitemi male, la forza risiede nello smuovere la mia granitica pigrizia, e deve essere molta per farlo, per il resto, una volta iniziato, è un enorme piacere) devo naturalmente augurare un buon Natale, un felice anno nuovo e, già che ci siamo, come diceva mio papà, anche buona Pasqua, così ci liberiamo degli auguri per tutto l'anno.

Vorrei lanciare un'idea, nel senso che mi piacerebbe molto fare una sconvenscion vera invernale per andare finalmente a visitare una delle cantine più importanti dei bravissimi produttori di vino del Carso triestino e passare così una serata di altissimo livello. Se c'è gente che gradisce l'idea, si faccia viva. (In gennaio dovrebbe venire a Trieste in veste di Console Kića, pardon, il Console Generale della Repubblica di Serbia a Trieste sg. Dragan Kićanović, e fare una serata assieme a lui e Boša sarebbe per me il massimo della vita, l'apice assoluto di tutto quello per cui conviene vivere e farlo magari in un giro di amici sarebbe ancora più esaltante – ma non voglio sognare troppo a occhi aperti né magari far venire appetiti irrealizzabili). (Per continuare a leggere clicca sotto su "leggi tutto")